Il lungo viale delle cento fontane con il muschio verde che decora il muro e l’acqua che sprizza dalle bocche porta refrigerio, mentre in fondo Roma appare come un miraggio all’orizzonte. Villa d’Este a Tivoli è un sogno rinascimentale, che sembra prendere vita tra gli elementi della natura e la creatività degli artisti e architetti.
Il palazzo circondato dal parco a terrazze è una delle meraviglie di Tivoli, l’antica Tibur: cittadina dalla storia millenaria che compete con quella romana, menzionata nell’Eneide, in posizione favorevole per lo sviluppo dei popoli, legata alla presenza delle terme di acque albule, a santuari, come quello di Ercole Vincitore del II secolo a.C., a residenze di nobili e imperatori, come villa Adriana e a parchi verdi archeologici come villa Gregoriana, meta imprescindibile dei Grand Tour settecenteschi e ottocenteschi di pittori e intellettuali che cercavano vestigia romane e meraviglie più recenti.
Villa d’Este con il suo giardino delle fontane ad essere una delle attrazioni più amate di Tivoli. Simbolo del Rinascimento, come molti altri, è nata da un un sogno di un mecenate, amante delle arti e della vita, un personaggio perfettamente calato nel suo tempo, sempre alla costante ricerca del bello.
Villa d’Este rispecchia tuttora la filosofia di vita di Ippolito II d’Este, figlio del duca di Ferrara Alfonso I e di Lucrezia Borgia, destinato sin da piccolo dalla famiglia alla carriera ecclesiastica, vissuto alla folgorante corte di Francesco I di Francia e poi del figlio Enrico II, di cui si dice condividesse l’amante Diana de Pointers, più volte in procinto di diventare papa, senza successo.
Fu proprio perché venne eletto Giulio III che Ippolito si ritrovò a Tivoli, una meta ideale per lui, grande appassionato di archeologia. Qui divenne governatore nel 1550 e gli venne affidato come sede un antico monastero benedettino e i suoi terreni: subito pensò a trasformarlo in una grande
residenza con parco, forse anche prendendo ad esempio i castelli della valle della Loira dove era la corte francese. Da questa idea nacque villa d’Este, con l’intenzione di competere con la vicina villa Adriana, che Ippolito fece restaurare.
Il cardinale affidò l’incarico all’architetto Pirro Logorio, che si trovò davanti un’impresa impervia con molti problemi, costi e imprevisti. Ci vollero vent’anni affinché villa d’Este fu finita e purtroppo Ippolito poté risiederci per poco, morendo nel 1572: è sepolto nei dintorni, nella chiesa di Santa Maria Maggiore, quasi a non voler lasciare incustodita la sua preziosa
residenza.
Oggi villa d’Este continua a stupire con il suo giardino all’italiana, a picco su un panorama che estende lo sguardo fino a Roma, e il suo palazzo riccamente decorato. Ma quelle che lasciano esterrefatti sono le splendide fontane che decorano il parco, tra giochi d’acqua, figure mitologiche e molti simbolismi. L’acqua viene presa direttamente dal fiume Aniene attraverso un canale sotterraneo lungo 600 metri: una delle ingegnose soluzioni dell’architetto rinascimentale
che arricchì il parco con viali alberati, siepi e sentieri ben disegnati, 255 cascate di ogni portata, 50 fontane e oltre 15 mila piante.
Il primo impatto con villa d’Este è sicuramente con il palazzo, con un’elegante facciata che si apre sul cosiddetto Vialone. All’interno una scalinata porta al salone di rappresentanza e all’Appartamento Superiore con gli affreschi, la Sala delle Storie di Salomone e l’Appartamento Inferiore, caratterizzato dal Salone della Fontanina.
Scendendo nel giardino sono le fontane di villa d’Este a catturare lo sguardo. Come quella dell’Ovato, chiamata così per la sua forma, soprannominata di Tivoli o regina: un’esedra semicircolare con al centro una vasca che prende l’acqua dall’alto, attorniata da statue che
raccontano la grandezza di Tibur e tre fiumi, Aniene, Erculaneo e Albuneo, che scendono dalla rocce rappresentanti i Monti Tiburtini.
Da qui parte il viale delle cento fontane, sicuramente il lato di villa d’Este più fotografato. Simbolicamente, riprende il percorso dei tre fiumi mentre la parete ricca di muschio è decorata con altorilievi rappresentanti le scene delle Metamorfosi di Ovidio, oltre ad aquile, navi, gigli e obelischi.
Dalla parte opposta del viale un’altra fontana iconica di villa d’Este: quella della Rometta. In questo modo il percorso sembra mettere in contatto Tivoli, rappresentato dalla fontana dell’Ovato, con Roma. Proprio come la vista sembra protendersi verso l’Urbe in lontananza. Ai tempi di Ippolito, la fontana era piena di edifici in miniatura che ricordavano la storia romana: oggi resta la Lupa e Roma armata con elmo e lancia con l’acqua che rappresenta il Tevere.
Tra le altre fontane da ammirare a villa d’Este ci sono quella della Civetta, dotata di un meccanismo idraulico che riproduceva il suono degli uccelli, per dilettare gli ospiti del cardinale, la fontana dell’Organo che emette una melodia, la fontana del Bicchierone, opera di Gian Lorenzo Bernini, l’imponente fontana del Nettuno con una cascata.
Un’altra fontana imperdibile è quella dei draghi, che un tempo creavano esplosioni: si dice che furono ricavati dallo stemma di Gregorio XIII, ospite di Ippolito a villa d’Este, e furono costruiti in una notte sola. Molto scenografica, l’opera rappresenta l’undicesima fatica di Ercole, l’uccisione del drago Ladone dalle cento teste. La famiglia Este fu sempre legata a questo semidio, al punto che molti suoi esponenti si chiamarono Ercole, e Ippolito volle molte statue ispirate alla figura mitologica.
Tra le curiosità di villa d’Este la fontana dell’Abbondanza che rappresenta la dea Natura: fu commissionata dal cardinale allo allo scultore fiammingo Gillis Van den Vliete che si ispirò alla famosa Diana di Efeso e la realizzò con molti seni, da cui fuoriesce l’acqua, a testimoniare la fecondità della natura. Agli inizi era collocata in una nicchia della fontana dell’Organo, poi però, l’erede di Ippolito, Alessandro d’Este, la fece spostare nel 1611 in un luogo appartato per non incorrere nelle severe leggi del periodo della Controriforma che condannavano le opere pagane.
Sicuramente il cardinale Ippolito, amante della bella vita, della mitologia e del passato, non sarebbe stato d’accordo e avrebbe preferito che la fontana rimanesse al suo posto d’onore a villa d’Este, perfetto sogno rinascimentale trasformato in realtà.
Info:
www.visittivoli.eu/
Foto dreamstime.com
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