Biot, Templari e vetro nel borgo della Costa Azzurra

Cavalieri, falconieri, bandiere crociate e fuochi d’artificio. Biot, suggestivo borgo arroccato nell’entroterra della Costa Azzurra, a 3 chilometri dal mare e una quindicina dall’aeroporto di Nizza, torna a festeggiare i Templari, parte integrante della sua storia.

Il festival dei Templari ritorna dopo nove anni: la prima edizione si svolse nel 2009 per celebrare gli 800 anni dei cavalieri nel borgo. Dal 31 marzo al 2 aprile 2023 Biot rivivrà il periodo dei Monaci Cavalieri con una ricostruzione storica, concerti, convegni, un corteo in costume, fiaccole, riproduzione di un accampamento del XIII secolo, spettacoli di fuoco e falconeria, tornei e introduzione al tiro con l’arco, botteghe e mercato, bancarelle di artigianato e un grandioso ballo. Un vero salto nel tempo, tra le strade del villaggio dalla lunga storia.

I Templari arrivarono a Biot nel 1209 quando il conte Alfonso II di Provenza donò all’Ordine una parte dei terreni: all’inizio vennero gestiti dalla commenda della vicina Grasse, solo nel 1233 i cavalieri si stabilirono nel vecchio castello, di cui oggi si possono vedere i resti.

All’epoca, il villaggio era costituito dalla Piazza aux Arcades, dalla chiesa e da qualche casa. I Templari acquistarono o ottennero tramite donazioni le terre intorno al villaggio, unificando così il territorio del borgo.

A Biot i Templari costruirono molti edifici e ampliarono il castello: la camera da letto del comandante, un grande salone, una cantina, una torre con mastio, stalle, ampi giardini composti da mandorli, fichi e viti. Mentre ogni casa del villaggio fu assegnata da due a quattro cavalieri, un cappellano, scudieri e fratelli al servizio.

A differenza di altri, la Commenda di Biot coltivò la propria terra, impiegando stagionalmente braccianti per aiutare nel raccolto e arricchendosi, in particolare tra il 1226 al 1260.

Il potere templare, però, finì per volere del re Filippo il Bello con la soppressione
dell’ordine : i cavalieri di Biot, che non dipendeva dall’autorità reale ma dai conti di Provenza, riuscirono a resistere altri tre mesi dopo gli arresti avvenuti in tutta la Francia. Alla
fine vennero anche loro imprigionati a Perthuis e i loro possedimenti vennero affidati ai Cavalieri dell’Ordine dell’Ospedale di San Giovanni di Gerusalemme e al vescovo di Grasse. Questa situazione resisterà fino alla Rivoluzione francese.

Intanto i Templari lasciarono il segno nel borgo e la loro importanza, oltre che alla suggestione che l’Ordine porta sempre con sé, verranno ricordati e festeggiati con il festival.

Biot, però, ha radici più antiche, che risalgono all’età preistorica e poi alla dominazione romana. Dopo la fine dei Templari, il borgo visse un periodo drammatico, tra peste e visite di briganti. Fino alla fine del Quattrocento quando vennero invitate da Renato I d’Angiò, re di Napoli e conte di Provenza, una cinquantina di famiglie originarie della valle di Oneglia, in Liguria, a trasferirsi nel borgo.

Da allora Biot tornò a prosperare grazie alla viticoltura e allo sviluppo dell’artigianato, in particolare della ceramica. Ma soltanto negli anni Cinquanta del Novecento diventò un borgo artistico del vetro, famoso in tutto il mondo.

La specialità è il vetro a bolle, una tecnica realizzata dall’ingegnere Éloi Monod, che ha poi formato un’intera generazione di artigiani e artisti, e che oggi caratterizza l’arte di Biot.

Numerose sono le boutique, i laboratori e le gallerie dove si possono acquistare oggetti, ma anche imparare i rudimenti della soffiatura del vetro. Un mondo artistico e artigianale che convive perfettamente con la memoria templare di Biot, magico borgo immerso in una natura rigogliosa, tra fioriture di mimose e alberi mediterranei, tra il mare della Costa Azzurra e l’interno delle Alpi marittime.

Info:
www.biot-tourisme.com/it/
www.france.fr/it

Foto Biot Tourisme, dreamstime.com

Si ringrazia Biot Tourisme per la gentile concessione di una foto a corredo dell’articolo

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