Chiusa, il borgo dell’arte, dei vigneti e delle castagne

I gerani cadono rigogliosi dalle fioriere sul ponte e sui balconi, le bandierine sventolano in centro, gli affreschi agli angoli dei vicoli catturano gli occhi, mentre sull’altura Monastero di Sabiona emerge
dal verde dei vigneti. Chiusa è un piccolo mondo di colori e magia.

Non stupisce che questo borgo, uno dei più belli di Italia, in Alto Adige sia amato dagli artisti da secoli.
Fu il pittore e incisore rinascimentale Albrecht Dürer a far conoscere Chiusa: nel 1494 l’artista tedesco si imbatté, durante un viaggio in Italia, nel paesino e se ne innamorò al punto che prima lo dipinse con l’acquarello e poi lo trasportò nell’incisione “La Grande Fortuna” che raffigura la divinità greca Nemesi che si muove su un globo tra le nubi sopra un paesaggio identificato proprio con Chiusa.

Da allora questo borgo sulle sponde del fiume Isarco è diventato il luogo ideale per gli artisti, catturati
dalle facciate dei palazzi, dalle chiese gotiche, dalle stradine in pietra, dai dintorni ricchi di vigneti
e castagneti.

A Chiusa, Klausen in tedesco, si arriva comodamente con il treno da Bolzano o da Bressanone, che
fa tappa nella stazione appena fuori il borgo, oppure con il bus da Bressanone che lascia sulla strada statale
sopra la cittadina. Da qui si scende lungo la via Fraghes verso il centro, scoprendo ad ogni angolo qualcosa di bello e particolare.

Come la chiesa dei Cappuccini, con la cappella dedicata alla Madonna, le tante statue e gli affreschi, e l’ex convento, oggi Museo Civico di Chiusa, affacciato sulla piazza e su un giardino curatissimo.

La chiesa e il convento furono voluti dalla regina di Spagna Maria Anna e comprendono anche il Tesoro di Loreto, ricco di preziosi pezzi unici di provenienza europea, oggi esposto al Museo. Qui si trova anche una sezione dedicata alla Colonia Artistica di Chiusa, soprattutto artisti tedeschi che nell’Ottocento e all’inizio del Novecento vennero a stabilirsi. I tedeschi erano attratti anche dalla leggenda che vuole la nascita di
Walther von der Vogelweide, il più famoso dei trovatori germanici, proprio qui nel Medioevo.

Sicuramente Chiusa è stata molto importante tra l’800 e il Mille, quando era sede vescovile, prima che questa passasse nella vicina Bressanone, oltre che ospitare la dogana e le vie commerciali lungo il fiume Isarco e tra Bolzano e il Brennero. Anche se l’origine del borgo è ancora più antica, risale all’epoca pre cristiana.

Girando lungo le stradine di Chiusa si viene ammaliati dalle facciate decorate dei palazzi, dalle
locande che nel Medioevo ospitavano i viandanti sulla strada per il Brennero, dalle botteghe artigianali, dalle insegne di ferro battuto. Le bandierine sistemate sopra le viuzze sottolineano i dettagli e danno un colorato
benvenuto agli ospiti.

Il borgo sembra un vero gioiello incastonato nelle pieghe del tempo: per questo quando si svolgono i mercatini natalizi, con le bancarelle sparse per il centro, l’atmosfera diventa ancora più magica.

Cuore di Chiusa è la chiesa di Sant’Andrea, in stile tardo gotico con aggiunte barocche successive. La sua mole sembra dominare l’Isarco, con i suoi ponti dalle fioriere ricche, i lungofiumi immersi nel verde, uno dei quali conduce alla stazione.

A Chiusa si entra anche da un antico arco, alla fine della grande piazza del Mercato, dove c’è il Municipio e la chiesa degli Apostoli, a due passi dal fiume. La leggera salita subito dopo l’entrata nel borgo porta alla Torre del Capitano, quello che rimane del castel Branzoll, una costruzione fortificata del 1200, che ospitava la dogana.

Da qui una stradina a ciottoli, che poi è un’ex via Crucis, prosegue lungo il sentiero per il Monastero di Sabiona,
che dall’alta rupe sovrasta tutta Chiusa. E’ una delle abbazie benedettine più antiche dell’Alto Adige, fu sede del vescovo prima dello spostamento a Bressanone, conserva le tracce della Cattedrale Vescovile, e non è visitabile perché ci vivono ancora le monache di clausura benedettine. Si possono ammirare solo la chiesa di Santa Croce e la Cappella di Santa Maria.

Però dalla rocca si gode un bellissimo panorama su Chiusa e l’Isarco. E soprattutto il Monastero è circondato
da vigneti e castagneti, la vera ricchezza della zona e della natura. Anzi, da qui passa il Sentiero delle Castagne, che tra pendii, boschi e frazioni arriva fino a Velturno, è l’ideale per chi ama il trekking.

Non solo, le castagne sono una delle bontà gastronomiche di Chiusa. Il borgo è perfetto per festeggiare l’autunno con la tradizione del Törggelen: un tempo, i contadini, dopo aver messo al riparo il raccolto, erano soliti ringraziare con un grande banchetto tutte le persone che avevano aiutato nel lavoro nei
campi.

A tutt’oggi, da ottobre fino all’inizio dell’Avvento, le locande tipiche servono, per il Törggelen, i prodotti tipici, come il vino novello, il “Suser”, il mosto d’uva ancora non fermentato, zuppa d’orzo, salsicce e carne affumicata con i crauti, frittelle di ogni tipo e ovviamente le castagne. Proprio come a Chiusa, culla di artisti e delle tradizioni altoatesine.

Info www.klausen.it/it
www.suedtirol.info/it

Foto di Sonia Anselmo

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