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La scelta di passare un pò di tempo qui, fatta da Benedetto XVI, si può comprendere meglio ammirando una moderna targa affissa in un lato della piazza: l’amministrazione comunale ha voluto ricordare le parole di Papa Ratzinger, “qui trovo tutto, montagna, lago e vedo persino il mare, la gente è buona”. Un affetto ricambiato quello con il Pontefice dimissionario. E la sua frase trova conferma nel panorama che lo circonda: il lago splendente, i boschi che si arrampicano lungo le rive, mentre nelle giornate terse è facilmente vedibile il mare da un lato e i monti dall’altro. Il clima fresco, il paesaggio maestoso in tutte le sfumature del verde e del blu, la vicinanza con Roma: tutti questi motivi hanno reso Castel Gandolfo la meta preferita di cardinali e prelati. Da queste parti ci sono sempre stati nobili e aristocratici, sin dai tempi dei Romani furono costruite ville per le villeggiature, mentre nel Medioevo i Marchesi Gandolfi, proprietari del villaggio, costruirono il castello. Fu ereditato dalla famiglia Savelli, ma il primo a pensare a trasformare l’antica residenza in Palazzo Pontificio fu proprio Urbano VIII, che sin da cardinale amava trascorrere le sue giornate nella zona dei Castelli Romani. Nel 1626 il Barberini diede vita alla tradizione di passare le vacanze nel nuovo palazzo, progettato da Carlo Maderno e arricchito dal genio di Gian Lorenzo Bernini che sistemò la piazza, la fontana e la chiesa di San Tommaso. Bianca, con la cupola sottile che si distingue bene anche dal lago, l’edificio religioso arricchisce la piazza principale del borgo, dove bar all’aperto e tanti ristoranti propongono i menù con piatti locali, come il pesce d’acqua dolce, mentre i negozi di souvenir a tema pontificio si alternano a piccole boutique e a mini scuole che propongono la tradizione del mosaico, antica arte del luogo. Al centro della piazza, zona pedonale, la fontana che sembra sparire al cospetto della maestosità lineare del Palazzo Pontificio. Sfortunatamente le sue stanze, con la Cappella di Urbano VIII, la sala da pranzo di Clemente XIV, la Sala del Trono arredata da arazzi, i vari affreschi, non sono aperti al pubblico, e quindi non si possono visitare.
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Si rimane davanti al grande portone a godere la serenità della zona che per i più attenti cela una curiosità: proprio accanto all’ufficio postale c’è una buca delle lettere, è lì dal 1820, prima cassetta d’impostazione al mondo. Un piccolo orgoglio degli abitanti, anche se il loro amore e rispetto è tutto per il “concittadino” che vive dietro quel portone, nel palazzo. Circondata da alte mura che lasciano intravedere solo la punta dei cipressi e di altri alberi, la sede papale fu abbandonata dopo il 1870 e soltanto nel 1929, quando venne riconosciuta proprietà del Vaticano con i Patti Lateranensi, Pio IX rimise in ordine i giardini e i capolavori contenuti non solo nel palazzo, ma anche nelle vicine ville Barberini e Cybo. I tre edifici sono immersi nel rigoglioso Parco dove ci sono anche i resti della villa dell’Imperatore romano Domiziano, di un teatro e diverse esedre, oltre all’Osservatorio Astronomico. Lungo le stradine di Castel Gandolfo si aprono bellissime terrazze panoramiche sul lago: di origine vulcanica, è una delle mete preferite dai romani nelle giornate festive, con i ristoranti sul lungolago, la possibilità di praticare sport acquatici o solamente di lasciarsi cullare dall’atmosfera rilassante. Proprio come i loro antenati, gli antichi Romani, che aveva eletto la zona loro casa. Nel XIII secolo a.C, qui sorgeva la mitica Alba Longa, fondata, secondo la tradizione, da Ascanio, il figlio di Enea, distrutta poi dai Romani nel VII secolo a.C. Inoltre, durante l’assedio di Veio, fu costruito un tunnel nella viva roccia per un chilometro e mezzo per regolare il livello delle acque del lago Albano: l’emissario è ancora visibile oggi ed è una grandissima opera di ingegneria idraulica. In età repubblicana, sulle rovine di Alba Longa sorsero le lussuose ville di cui restano tracce nelle residenze pontificie, sulla vicina via Appia e sulle rive del lago dove si possono ammirare il Ninfeo Dorico, i Bagni di Diana, il porticciolo e il faro. Storia, natura, chiesa: c’è di tutto a Castel Gandolfo e non possono mancare i prodotti tipici. Come le pesche, dette “guance di canonico”, a cui è dedicata anche una sagra l’ultima domenica di luglio: il centro storico si riempe di persone per le degustazioni di bevande, marmellate, dolci e macedonie, tutte a base di pesche. Inoltre, i giovani, vestiti in costume tradizionale, sfilano fino al Palazzo Pontificio per offrire cesti pieni di frutta al Santo Padre. L’ennesima testimonianza della devozione reciproca tra Castel Gandolfo e il suo concittadino illustre.
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