Lo sguardo si perde nel verde dalle mille sfumature, qui una fila di cipressi, là una chiesetta. La Val d’Orcia è un incanto anche sotto la pioggia. La sua natura rilassante, l’atmosfera romantica,
l’anima genuina, le tradizioni ben presenti, i borghi sospesi tra arte e storia, il vino e le altre eccellenze: difficile non restare affascinati da questo territorio maestoso, diventato Patrimonio dell’Unesco.
Un itinerario in Val d’Orcia è un insieme di emozioni, di incontri con gente che vive di passioni, di capolavori senza tempo, di storie secolari, di profonde radici con questa terra magica.
C’è tanto da vedere in Val d’Orcia e tutto sembra stato creato per suggestionare il visitatore. Agriturismi e cantine perse tra i campi, antichi torrioni panoramici, chiese affrescate, terme rinfrescanti, gastronomia autentica, vestigia millenaria e innovazioni contemporanee.
Non si può, però, esimersi dal visitare i borghi della Val d’Orcia: Montalcino, Castiglione d’Orcia, San Quirico d’Orcia e Pienza, i più grandi e noti.
Montalcino è sinonimo di brunello, ovvero del vino dal vitigno sangiovese locale, famoso in
tutto il mondo. Inevitabile degustarlo o comprarlo in una delle tante enoteche del borgo medievale, un intrigo di strade su un’altura in posizione strategica, immersa in uno scenario di vigne e oliveti, un tempo ricoperta di lecci, a cui deve il nome.
Il venerdì è giorno di mercato a Montalcino e i banchi accompagnano lungo le vie fino al Palazzo Comunale, o dei Priori, del XIII secolo con la torre civica, un tempo anche zecca, le Logge rinascimentali dette Cappellone con in passato una piccola cappella, la cattedrale di San Salvatore. Curiosa è una parete con mattonelle decorate da artisti in occasione della manifestazione “Benvenuto Brunello” che si svolge ogni cinque anni per festeggiare la prima bottiglia di vino: il brunello viene messo in commercio dopo cinque anni dalla vendemmia, sei nel caso della Riserva, se invece risale all’anno prima diventa Rosso di Montalcino.
Una meta da vedere è il museo all’interno dell’ex monastero di Sant’Agostino: è diviso in tre sezioni, archeologica con reperti etruschi e romani, religiosa con dipinti e opere di artisti importanti come Simone Martini, Jacopo della Quercia e Andrea della Robbia, e nel Tempio del Vino. Interattivo e moderno, racconta la storia del vino e delle persone che l’hanno portato a diventare uno dei rossi più famosi d’Italia, anche grazie al particolare suolo della Val d’Orcia, che nella preistoria ospitava un mare. Nel museo anche un’enoteca dove fare degustazioni e uno shop con
prodotti del territorio. (www.orodimontalcino.it/).
A Montalcino un’altra tappa è la Fortezza, appena all’entrata del borgo: in posizione strategica, sulla via Francigena percorsa dai pellegrini, la rocca circondata da alte mura e torri angolari fu costruita verso la fine del Trecento, nel cortile si svolgono innumerevoli eventi. Da qui si gode un bellissimo panorama sulla Val d’Orcia e sul fiume omonimo.
Da Montalcino si può visitare Castiglione d’Orcia e il suo territorio fatto di castelli e rocche fortificate, che erano il baluardo per i pellegrini della via Francigena. Ad esempio la torre Tentennano, appena restaurata, offre una vista impareggiabile che spazia sulle colline e i
vigneti della Val d’Orcia, abbracciando anche il Monte Amiata oltre ad altri borghi, come Bagni di San Filippo, celebre per le terme. Scendendo dalla torre, un sentiero, sulle orme dei viaggiatori
a piedi e degli odierni amanti del trekking, entra dentro Rocca d’Orcia, suggestiva parte del borgo, con le case in pietra e i fiori sui davanzali.
A Castiglione si può fare una sosta gourmet. Il ristorante Le Rocche, con vista panoramica, offre piatti della tradizione toscana ma anche un menù degustazione ideato dalla coppia creativa di chef in cucina con ingredienti del territorio, rivisitazione con fantasia e cotture originali, senza tralasciare il gusto.
Dopo tanto mangiare, una tappa per degustare il vino tipico è da mettere in conto per apprezzare
al meglio le eccellenze della Val d’Orcia. Poggio Grande è una piccola cantina, nata dalla
passione di Luca Zamperini che ha saputo trasmetterla alla figlia Giuditta: cinque tipi di vino, tra cui un inconsueto bianco per questo territorio, chiamato Tagete, e Scorbutico, un rosso dedicato a uno dei cavalli allevati dalla famiglia con altrettanto amore di quello riposto nella produzione e cura vinicola. Inoltre, un’accoglienza calorosa per le degustazioni accompagnate da salumi, formaggi, miele locali e possibilità di assaggiare l’olio e la pasta di grani antichi coltivati nel terreno dell’azienda, dove spesso si svolgono eventi ed escursioni didattiche accompagnati da pranzi in vigna. (www.aziendapoggiogrande.it)
Un altro borgo imperdibile della Val d’Orcia è San Quirico. Di origine etrusca, menzionato per la prima volta nel 712, è entrato nella storia perché Federico I Barbarossa si accampò qui per incontrare i legati del papa Adriano IV nel 1155. Inoltre, quando cadde la Repubblica di Siena divenne un marchesato dei Medici, che Cosimo I concesse nel 1677 al cardinale Flavio Chigi, nipote di papa Alessandro VII, che si rivelò un mecenate per il borgo, facendolo prosperare anche per l’industria manifatturiera e della ceramica.
Varcare la Porta Nuova di San Quirico è come passare in un’altra epoca: le bandiere delle contrade sulla via principale, le mura che circondano il borgo, la chiesa proprio davanti alla porta d’entrata, gli Horti Leonini. Sono un angolo di pace, un giardino all’italiana voluto da Diomede Leoni, a servizio del cardinale Ferdinando de Medici, nel 1580: siepi verdi, una statua al centro che ricorda l’autore del parco, alcune scalinate che portano a quello che un tempo era un boschetto dedicato alla caccia per i signori del luogo, mentre il giardino, oggi come allora, era aperto ai visitatori e pellegrini in cerca di tranquillità.
Gli Horti costeggiano le mura e una gradevole passeggiata porta alla piccola chiesa di Santa Maria Assunta e al roseto appena dietro, un tempo orto del borgo. Da qui parte la via principale di San Quirico d’Orcia, via Dante, che porta, tra negozi di gastronomia e boutique originali, alla chiesa di San Francesco, ottocentesca, costruita sui resti del convento dedicato al Santo, che costudisce la preziosa Madonna della Vitaleta, attribuita ad Andrea Della Robbia e proveniente dalla cappella della Vitaleta, un’icona da fotografare in Val d’Orcia dove per secoli si celebrava la festa della primavera, in un mix di devozione religiosa e credenze pagane.
Continuando sulla via, si trova il palazzo Chigi, oggi sede del municipio, con un piccolo teatro, ora usato anche per celebrare matrimoni.
Proprio accanto al palazzo c’è la Collegiata Santi Quirico e Giulitta, ex Pieve, in stile
romanico e costruita tra il 1080 e il 1100, con il secondo portale aggiunto nel Duecento per accogliere meglio i pellegrini della via Francigena: all’interno un ciborio quattrocentesco e
un pregevole coro ligneo che un tempo era nel duomo di Siena e che il cardinale Chigi recuperò nel Seicento da un deterioramento.
A una decina di chilometri da San Quirico c’è un altro luogo iconico della Val d’Orcia: l’Agriturismo Terrapille, famoso perché qui venne girata una scena del “Gladiatore”. E’ riconoscibile per i tanti fotografi fermi a immortalare la strada con i cipressi.
Da qui, infine, si raggiunge facilmente il borgo più turistico della Val d’Orcia: Pienza, legato ad una lunga storia e al sodalizio eterno con la gastronomia e il formaggio in particolare.
La bellezza di Pienza si deve tutta a Enea Silvio Piccolomini, papa Pio II, molto legato ai luoghi natii dove fece costruire il palazzo e la cattedrale che appoggia su un dirupo: dalla residenza e dalle mura si gode un panorama suggestivo della Val d’Orcia.
Animata e piena di turisti, Pienza è un gioiello rinascimentale e una una tappa gastronomica. Da provare il celebre pecorino, declinato in varie stagionature, magari con il miele locale. Indirizzo godurioso è il ristorante Dal Falco, dove la signora Silvana accoglie gli ospiti con pietanze della tradizione, come i pici al pecorino e la ribollita, e con alcuni riscoperti come il pollo all’agresto, d’origine medievale. Nei piatti tutto il sapore di una terra unica e magica come la Val d’Orcia.
Dove dormire: Hotel Palazzuolo, appena fuori la cinta muraria di San Quirico d’Orcia, un podere ottocentesco trasformato un moderno hotel con camere spaziose, wi fi, colazione abbondante, giardino panoramico sulla Val d’Orcia e piscina all’aperto, vicino a sentieri per bici e trekking. www.hotelpalazzuolo.it/
Info: www.visittuscany.com
Foto di Sonia Anselmo, Toscana Promozione Turistica
Si ringrazia Toscana Promozione Turistica per la concessione di cinque foto a corredo dell’articolo
In collaborazione con Toscana Promozione Turistica
Articoli correlati:
https://www.latitudinex.com/italia/san-gimignano-torri-arte-e-magia-dal-medioevo.html
https://www.latitudinex.com/italia/montepulciano-arte-e-vino-tra-le-colline-senesi.html
https://www.latitudinex.com/italia/sarteano-il-borgo-toscano-tra-etruschi-medioevo-e-terme.html