Sotto il sole e un cielo incredibilmente azzurro, i ragazzi sfilano divertiti tra i giardini, i monumenti e l’università. Girona è una città vivace, colorata con le case affacciate sul fiume Onayr dipinte di mille sfumature diverse.
Le Cases de Rio sono il primo impatto con la città catalana, a un centinaio di chilometri a nord di Barcellona. I palazzi, che si affacciano sul Onayr, il fiume che divide il centro storico dalla parte moderna, riflettono sull’acqua i rossi e i gialli delle loro facciate, sembrano pendenti, ma un perfetto lavoro di restauro e di creazioni di canali sotterranei che frenano le inondazioni.
Sono il perfetto biglietto da visita di Girona, da sempre crocevia di influenze e culture diverse, ricca di Storia da scoprire in ogni angolo.
Le costruzioni di Girona portano il segno di questo mix e risalgono a varie epoche, da quella romana alle mura edificate nel Medioevo. Le contaminazioni artistiche, culturali e linguistiche qui del resto sono ancora fervide: in città vissero in pace e comunione abitanti locali, ebrei e arabi e insieme subirono le influenze dei francesi,
vicini e nemici.
Non a caso Girona ha ospitato la prima facoltà di studi in lingua araba della Spagna e un’importante scuola di cabala del XIII Secolo. Ancora oggi, il quartiere ebraico è uno dei luoghi più transitati della città.
I suoi vicoletti, con negozi di artigianato e di prodotti d’avanguardia artistica, portano diretti al fulcro cittadino: la cattedrale di Santa Maria.
Enorme e bianchissima, appare spettrale all’improvviso, affacciata su una minuscola piazza, stretta sul davanti dall’edificio rinascimentale adibito a Palazzo di Giustizia, con la gradinata barocca di novanta scalini che sembra quasi soffocata dal resto.
A vivacizzarla rumorosi e colorati studenti di tutto il mondo, in visita e in posa fotografica sulle scale.
È un mix di stili, la bella cattedrale: gotico per il portico, romanico per il chiostro, mentre la torre campanaria risale al 1040 e le basi su cui è stata costruita erano un tempio pagano.
Ma quello che la distingue su tutto è la larghezza della navata senza colonne: quasi 23 metri, la più grande al mondo dopo San Pietro in Vaticano.
Purtroppo un organo gigantesco posto proprio davanti ai visitatori sembra racchiudere questo vasto spazio, ma subito dopo si ammira un altare in argento e oro che toglie il fiato per l’elaborata oreficeria.
Da visitare è anche il chiostro ricco di capitelli speciali, come quello che raffigura l’Arca di Noè, e l’”Arazzo della Creazione”, in mostra in una sala adiacente, risalente all’XI Secolo, spettacolare per la bravura di chi l’ha eseguito: rilevamenti scientifici hanno appurato che fu una sola persona in un arco di dieci anni.
L’arazzo raffigura un Cristo giovane e sbarbato, proprio come i ragazzi in abiti leggeri che fanno la fila per ammirarlo e che magari sono anche attratti da una delle tante leggende di Girona.
Secondo il mito, uno dei doccioni della cattedrale rappresenta una donna accusata di stregoneria che, odiando la religione, gettava pietre contro la chiesa, fin quando venne tramutata in pietra lei stessa e i cittadini la inserirono nella costruzione affinché non potesse più lanciare maledizioni. Una delle tante storie leggendarie di cui è ricca Girona.
Ad esempio, basta andare nei giardini alle spalle della cattedrale per incrociare la statua della Perpetua di San Narciso, il patrono della città. La signora era molto grassa, andava a fare la spesa accompagnata su una portantina, aveva uno spirito ribelle e non lesinava commenti sarcastici al suo vescovo, ma aveva un’anima pia, cucinava per i poveri e distribuiva elemosine.
Così quando morì, nel sollevarla scoprirono che era leggera come una piuma, perché era il cuore, ingombrante, a pesare. A lei hanno dedicato una statua fatta con la pietra locale, la munolite, che assorbe l’umidità ed è alla base di quasi tutte le costruzioni della città.
La perpetua domina un angolo riposante del giardino e sembra quasi fare da sentinella ai Bagni Arabi, uno dei luoghi più amati di Girona. Ispirati alle terme romane, sono sormontati da un caratteristico lucernario e nella vasca all’entrata si specchia, se si sta bene attenti all’inclinazione, una delle finestre della cattedrale.
A pochi metri di distanza, altri due importanti centri religiosi: San Pere de Galligants, trasformato in museo archeologico, e San Feliu. Anche qui non una, ma ben due leggende.
Si dice che quando i francesi nel 1285 occuparono la città, avevano intenzione di profanare il sarcofago di San Narciso, uno dei primi martiri cristiani, ma mentre si cercava di forzare il coperchio, dalla tomba uscirono delle mosche che punsero a morte uomini e cavalli.
I sopravvissuti scapparono dalla paura, davanti a questo miracolo. Da allora, ogni 28 ottobre, giorno dedicato al Santo, a Girona si ricorda l’episodio creando, per la gioia dei golosi, alcune tipiche mosche di cioccolato.
L’altra leggenda riguarda la “leonessa”, che poi è il simbolo di Girona: la statua di una femmina di leone abbraccia una delle colonne sopra la scalinata e ogni abitante che parte per un lungo viaggio deve baciarle il posteriore per propiziarsi il ritorno a casa.
Accanto a San Pere, la chiesetta di Sant Nicolau nasconde alla vista un cimitero paleocristiano e i giardini dove ogni anno a maggio si svolge un’acclamata esibizione di fiori e piante. In questa zona, un tempo c’erano trattorie, osterie, taverne e alberghetti di ogni genere: Girona era sull’antico Cammino di Santiago e qui si ospitavano i pellegrini. Oggi, invece, i giovani che la animano preferiscono una passeggiata e una sosta
nei tanti locali affacciati sulla Rambla, che poi non è altro che il lungofiume principale.
Una volta qui c’era il mercato, ora è un’arteria ombreggiata che brulica di ragazzi e studenti della vicina Università. Un esempio di quanto Girona abbia un’anima giovanile.
Info: www.catalunyaexperience.it/
Foto di Sonia Anselmo e Pixabay
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