I giganti di Solsona

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Una festa allegra e giocosa che risale al 1653, quando fu portata in processione per la prima volta la patrona della città, la Vergine del Chiostro, per ringraziarla di aver tenuto lontano la peste. Lei, la Madonna, se ne sta beata e venerata nella cappella costruita appositamente nella maestosa cattedrale. La statua ha una storia curiosa, come spesso accade da queste parti: originale del XII secolo, per essere salvata da vari assalti nemici fu interrata in un pozzo nel chiostro della chiesa, solo che poi venne dimenticata lì. A ritrovarla furono alcuni ragazzini che giocavano a pallone: la palla finì nel pozzo e nel recuperarla scoprirono l’immagine della Madonna. È una Vergine particolare: dalla vita in su è sovrana, nella parte inferiore è guerriera, ed è rappresentata nell’atto di schiacciare i due mostri rappresentanti il potere e l’arroganza: il drago e l’aquila, gli stessi che ricorrono nella festa dei Giganti. Quella della sagra è un’occasione ideale per conoscere Solsona, deliziosa e rilassante cittadina, sospesa tra moderno e antico. Qui tutto si è formato intorno ai due nuclei di potere tipici della regione: il castello del conte e il convento, sempre in lotta tra loro. Il convento, con due campanili e due palazzi distinti, è diventato in seguito un’importante sede vescovile. E per scoprire al meglio il passato di Solsona l’ideale è partire dal ricco museo, installato proprio nel palazzo episcopale.
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Qui sono raccolti reperti archelogici risalenti alla preistoria, ai primi abitanti della zona, ma soprattutto sono conservati splendidi arredi sacri, arazzi, pitture, Madonne romaniche in legno e quant’altro dell’epoca d’oro della Catalogna, il Medioevo. Sono persino stati trasportati intatti gli affreschi delle piccole chiesine rurali sparse sui Pirenei. Un’affascinante viaggio alla scoperta della Solsona che fu. Di sicuro era una cittadina viva, dedita ai commerci e dall’impronta personale: basta guardare le teste di personaggi mitologici che addobbano i balconi delle antiche case o i “porta lampade”, quasi degli antenati dei lampioni dove si metteva il legno ad ardere per illuminare le strade e le piazze. Solsona sembra essere stata anche molto godereccia: non solo nelle feste come quella dei Giganti o nel carnevale, quando in ricordo di una tradizione medievale si fa salire un asino di cartapesta sul campanile del convento, ma anche nelle tante pasticcerie che si incontrano tra le vie. I canonici erano tipi golosi e allora qui, per soddisfare le loro esigenze, si sono specializzati nell’arte pasticcera: in particolare in una sorta di pizza-brioche dolce alla crema, che tuttora prende per la gola turisti e abitanti.
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I visitatori amano incontrarsi sotto i portici di Plaza Major, dove un tempo viveva Gaspar de Portola, lo scopritore della California, oppure davanti alla fontana del XV Secolo di Plaza de Sant Joan, dominata da una cappella dedicata al santo, che un tempo era il patibolo cittadino. Scendendo nelle stradine medievali si arriva alla maestosa Cattedrale. Della prima chiesa del 1070 sono ancora conservati le absidi, il campanile, il chiostro e la casa dei canonici, ma fu rimaneggiata più volte nei secoli: in stile gotico a fine XIII secolo, la porta che dà sulla piazza è neoclassica, risalente al 1780, e un altare è modernissimo, creato da un allievo di Gaudì, così come una delle cupole esterne. Un mix di antico e recente come lo è uno dei quartieri di Solsona, che mantiene edifici di epoca modernista, come l’Hotel Sant Roc, costruito nel 1929. La cittadina faceva parte del ricco ducato di Cardona, che doveva tutto alla posizione strategica, sulle grandi strade di comunicazione, e alla miniera di sale. Tuttora, basta una gita di pochi decine chilometri e si approda a Cardona, alla sua miniera ormai dedita al turismo, al suo castello, che fiero e spavaldo domina ancora la valle. Con una visita a Cardona si scopre un altro paesino medievale, con tanto di interessante Museo del sale, la cattedrale di Sant Miquel, una minuscola e deliziosa cappella, Sant Vicenc, palazzi, stradine e antichi magazzini, perfettamente conservati. Anche se da queste parti si combattè la Guerra di successione del Settecento e il castello fu più che altro una fortezza per difendere il prezioso bene di questa zona di Spagna: il sale.

 

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Per le foto dei Giganti si ringrazia Catalan Tourism Board

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