Portoscuso e dintorni, il fascino della Sardegna fuori stagione

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Le nuvole soffici e basse disegnano un panorama da cartolina, mentre il maestrale soffia e gonfia le onde del mare e la spiaggia è deserta. L’inizio d’autunno rende Portoscuso un po’ decadente ma sempre affascinante, dove i dettagli si notano di più che nell’affollata calura dell’estate.

Il borgo costiero della Sardegna del sud-est sembra sospeso nel tempo, le casette colorate, il porto con le barche ancorate, un gabbiano che si libera alto nel cielo. Il mare non appare blu cobalto come nella stagione più frequentata, ora ha sfumature più chiare, gioca con i
riflessi e a volte lascia intravedere il fondo, con gli scogli che emergono come soldati di guardia.

La Torre Spagnola domina la passeggiata lungo la costa, con le rocce modellate dal vento e dalle intemperie nei secoli che emergono dalle maree. Muta sentinella dello scorrere degli eventi, la torre fu costruita nel 1577 dagli spagnoli, di cui prende il nome, come difesa dai corsari saraceni e faceva parte di una serie di fortificazioni in tutta la Sardegna: in tufo, sorge sulla cima di un piccolo promontorio alle spalle della cittadina. Alla sua base furono trovati anche
resti umani e cannoni di epoca medievale, testimonianza che questa zona fu sempre usata a difesa dei territori.

La comoda passeggiata, tra cespugli di mirto, fichi d’India e spettacolari passiflora in fiore, abbraccia tutto Portoscuso e offre bellissimi panorami, fino alla grande spiaggia. Da qui si vede anche la Tonnara di Su Pranu: è della metà  del Cinquecento, quando il borgo ottenne dagli spagnoli l’autorizzazione ad edificare impianti utili alla attività  di pesca. Da allora Portoscuso è famoso per la sua pesca al tonno, con alcune sagre che si svolgono in tarda primavera.

Dalla passeggiata a picco sul mare, nelle giornate terse, si vede anche l’isola di San Pietro con Caloforte, collegata con un traghetto a Portoscuso. Proprio dal porto, con i pescherecci e le barche ancorate ai piccoli moli, si può partire alla scoperta del borgo, con le sue case dipinte in colori vivaci, i vicoli, la grande piazza con la chiesa di Santa Maria d’Itria, risalente al Seicento, e la piccola chiesa, con tanto di insegna in ceramica fuori, di Sant’Antonio, patrono delle tonnare, l’edificio sacro più antico del paese.

Imperdibile, anche se il vento soffia e le nuvole si fanno più minacciose, una sosta alla spiaggia di Portopaglietto, una baia tranquilla, lunga e bianca,con vista sul borgo, deserta e affascinante d’autunno, affollatissima d’estate.

Nei dintorni di Portoscuso le spiagge si susseguono meravigliose e invitanti, tra calette incontaminate, acqua cristallina e sabbia chiara. Verso nord, a 25 chilometri da Portoscuso, si trova Masua, una delle più belle della Sardegna. Nonostante il clima non sia dei migliori, la zona è suggestiva con le onde che lasciano la schiuma bianca intorno agli scogli, con il faraglione di Pan di Zucchero che si erge davanti, con i resti del vecchio magazzino utilizzato quando la miniera era in attività.

Questo lato della Sardegna è infatti zona mineraria, Carbonia, con le sue vecchie attività estrattive, è a pochi chilometri, base cittadina per molte escursioni in questa regione abitata dai fenici, che hanno lasciato una necropoli sul Monte Sirai. Molte sono le attività che permettono di scoprire al meglio la natura, con passeggiate a cavallo e trekking, e le attività 
storiche, con visite guidate alle miniere. Carbonia, città  del carbone, ospita la Grande Miniera di Serbariu con il Museo del Carbone e con la lampisteria, la galleria sotterranea e la sala argani, tutti visitabili.

La Sardegna è sempre stata protagonista, sin dai tempi più remoti, di queste estrazioni e oggi è rimasto un ambiente ricco di testimonianze di archeologia industriale, concentrate nel Parco Geominerario Storico e Ambientale, Primo Parco della rete mondiale dei geositi-geoparchi, secondo l’Unesco.

Molto interessante è la visita a Porto Flavia, un’incredibile opera di ingegneria del 1924, con scavi all’interno della montagna a picco sul mare, due gallerie sovrapposte che rivoluzionarono nel Novecento il sistema di imbarco dei minerali. La galleria superiore serviva per far arrivare i materiali estratti, mentre in quella inferiore, i minerali, tramite un nastro trasportatore estraibile, venivano caricati direttamente sulle navi alla fonda. Tra le due gallerie erano sistemati nove enormi silos per lo stivaggio del materiale capaci di contenerne fino 10000 tonnellate. Spesso gli operai erano costretti a lavorare anche sul Pan di Zucchero e quando le condizioni del tempo avverse, con le mareggiate, impedivano di rientrare sulla terraferma dovevano rimanere lì senza cibo fino a quando la piccola traversata fosse fattibile.

C’è anche una storia triste legata a Porto Flavia: il progettista, l’ingegnere Cesare Vecelli,
volle chiamare la miniera come la figlia, Flavia, quando la ragazza crebbe ed eredità parecchio denaro dal padre, scialacquò tutto il patrimonio, finendo a vivere di stenti e di elemosina e morì povera e sola.

Dall’ingresso di Porto Flavia si gode un bellissimo panorama sugli scogli, sul Pan di Zucchero e sulla spiaggia di Masua, mentre poco lontano si trova il museo delle macchine da miniera che racconta l’epopea estrattiva della Sardegna.

Andando ancora verso nord, dopo undici chilometri da Masua, si arriva ad un’altra splendida baia Cala Domestica, una delle più belle spiagge sarde. Incastonata in un fiordo, con la sabbia mista
alla ghiaia, circondata dal verde dei boschi dove non è raro incontrare le volpi, comprende una caletta più piccola dove si accede tramite una galleria scavata dai minatori.

In questi giorni di inizio autunno, le onde altissime in uno dei posti più pericolosi per nuotare, perché si formano mulinelli contro cui è impossibile combattere, il cielo grigio, i pochi frequentatori, i chioschi vuoti, gli ombrelloni chiusi e i pedalò schierati sulla riva danno un senso di malinconia per l’estate finita. Eppure Cala Domestica e le altre spiagge fino a Portoscuso hanno in loro il fascino struggente della Sardegna in ogni stagione dell’anno.

Foto di Sonia Anselmo e Rosella Usai

Info: www.sardegnaturismo.it

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