Alla corte del Signore di Sipan

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Nellla regione di Lambayeque, a circa una trentina di chilometri da Chilclayo, in un vasto territorio coltivato a canna da zucchero, si trova il centro archeologico con due piramidi di adobe e una piattaforma. Noto anche con il nome di Huaca Rajada, è il cuore di quella che era la terra dei sovrani che governarono il nord del Perù tra il 100 e l’800 d.C. Era il popolo Moche o Mochica, abili architetti e artigiani. Hanno costruito le monumentali piramidi, templi terrazzati come la Huaca del Sole la Huaca de la Luna, opere idrauliche come acquedotti, e hanno prodotto spettacolari ceramiche rosse, arancio e nero: statutte votive, tazze bottiglie, vasellame e i cancheros, piccole anfore con manici ad angolo, tutti decorati con scene di vita reale, caccia, pesca, scene di combattimento, ma anche di sacrifici umani. Alcuni manufatti sono stati ritrovati proprio
nella tomba di Sipàn, sicuramente la scoperta archeologica più importante sull’antico Perù, anche perchè era intatta. Il sovrano Moche era coperto con ornamenti mozzafiato in oro, argento, turchesi e spondylus (tipo di mollusco).  Nella tomba sono stati trovate ossa di donne, bambini, guerrieri e animali che furono sacrificati e sepolti per  accompagnarlo in viaggio verso l’eternità. Oggi si può visitare un Museo del Sito che espone i reperti  trovati sul luogo, mentre le ossa, i gioielli, le ceramiche rinvenuti nella tomba sono conservati, invece, nel Museo Tumbas Reales (Museo Tombe Reali) di Sipán, nella città di Lambayeque. I lavori di Alva continuano senza sosta e l’archeologo ama raccontare con la passione negli occhi lo splendore di questa civiltà e del suo signore.
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Nel sito di Sipán, le due piramide ritrovate contenevano tre tombe: quella del Signore, quella del Vecchio Signore di Sipán e quella del Sacerdote. I resti dei corpi e gli oggetti rinvenuti hanno permesso di ricostruire il ruolo ricoperto dal Signore nella società e il suo potere. Un po’ come i faraoni egizi, il re Moche era al vertice della struttura politica e sociale, presiedeva ogni tipo di attività religiosa ed amministrativa e veniva  venerato come un Dio. Alla sua morte venne sepolto con tutti i beni: intorno al sarcofago, posto al centro della camera funeraria, non solo gli oggetti ma anche i resti di alcune persone che lo avevano accompagnato in vita e furono sacrificate per accompagnarlo nell’eternità: due mogli, un bambino, un guardiano, un militare, il portastendardi e un lama. Nella prima piattaforma della piramide, si trovava il Vecchio Signore di Sipán: probabilmente fu il leader più antico nella civiltà Moche. Gli ornamenti sono simili a quelli del Signore, ma si tratta in maggioranza di simboli sacri e fanno credere che egli sia stato più importante a livello religioso che politico.
Come il Sacerdote, ultimo dei tre scheletri, che era colui che organizzava le cerimonie sacre e presenziava i sacrifici: è stato
ritrovato con una corona sul capo, a forma di gufo con le ali aperte che induce a pensare alla mitologia dell’uomo-uccello nel quale credevano i Moche, un intermediario tra il mondo sacro e quello profano. Oltre ai tre principali, sono stati rinvenuti i resti di accompagnatori e guerrieri che gli archeologi stanno ancora studiando.
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Al Museo Tumbas Reales de Sipàn è possibile rivivere l’emozioni che ha provato Alva al momento della scoperta: infatti
la palazzina, a forma di piramide moderna, è stata creata come copia del sito, una riproduzione esatta della tomba. Il Signore è nella stessa posizione in cui è stato scoperto e che fu scelta scrupolosamente dai Moche: la testa in direzione sud, gli occhi, il naso e la bocca coperti con ornamenti d’oro e le scarpe d’argento. Il suo rango fu immediatamente evidente grazie alla ricchezza degli oggetti e dell’abito che indossava, interamente ricoperto di placche d’oro, con altri monili, molti in argento e in altri metalli. Accanto a lui, oltre ai servitori e alle mogli, un giovane, con un piccolo elmo e uno scudo, con i piedi amputati per impedirgli di allontanarsi: era il guardiano del sepolcro.  Al museo si possono ammirare anche le ricostruzioni della tomba del Vecchio Signore e del Sacerdote e anche alcune sale dove invece è raccontata la vita quotidiana dei signori e del popolo Moche. Al di là dell’importanza storica del ritrovamento, si viene colpiti dal luccichio e dalla bellezza di questi prestigiosi ornamenti come la collana formata da dieci ragni, altri gioielli che rappresentano felini, un pettorale con i tentacoli del polipo, bracciali d’oro puro lavorati.
Intanto, mentre Sipàn si apre al turismo, Alva e gli altri archeologi proseguono i loro scavi: negli anni hanno fatto scoperte entusiasmanti che non solo riportano alla luce altre tombe di guerrieri e sacerdoti, tutti corredati da vasi di terracotta, sonagli di rame, corazze di cotone imbottito e armi appuntite. Un vero e proprio tesoro storico e artistico che fa pensare
ad una necropoli reale e che rende unica questa zona del Perù.
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Foto e info www.peru.travel

 

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