Miyajima – Gli aceri in fiamme d’autunno la colorano nei toni del rosso e dell’arancione, in primavera sono invece i ciliegi a illuminarla di pastello, bianco e rosa. Il torii immerso nell’acqua è silenzioso testimone del cambiamento delle stagioni, oltre ad essere uno dei simboli più fotografati del Giappone.
L’Isola di Miyajima è uno di quei luoghi da fiaba di cui il Paese sembra essere pieno, un incanto da togliere il fiato, con un’aura mistica e antica. Arrivando sul traghetto, si ammira subito questa porta scintoista e si vorrebbe essere nei panni dell’Imperatore, l’unico ad avere la possibilità di passare attraverso le arcate adagiate nel mare. Ai comuni mortali non resta che attraccare all’imbarcadero e farsi una rilassante camminata fino all’ingresso del Santuario Itsukushima.
E’ un modo per assaporare con calma la bellezza dell’isola e i suoi singoli dettagli. Subito si viene accolti dai socievoli daini, che vivono liberi e tutelati sull’isola. Fanno compagnia ai turisti, sembrano mettersi in posa nelle foto, si godono il sole. Sono messaggeri per gli Dei in Giappone e per questo considerati sacri, come tutta l’isola, ricoperta da una foresta e che ospita molte varietà di uccelli.
Lungo il percorso che costeggia il mare, si alternano alberi antichi, lanterne di pietra e scorci panoramici. Fino all’entrata dello splendido Santuario, da ammirare con l’alta marea quando sembra quasi fluttuare sull’acqua. Anche con la bassa marea, con i ponti e i corridoi che collegano il tempio principale con quelli secondari e con gli altri edifici, ha qualcosa di affascinante con la sabbia che affiora ai lati e sotto le palafitte con cui è stato edificato, proprio al centro di una baia.
Si attraversano i vari padiglioni, come l’haiden, quello delle offerte, l’haiden destinato alle cerimonie, l’haiden della purificazione, le lanterne di carta appoggiate ai pilastri rossi, le pareti di legno dipinte, i fedeli che pregano e acquistano i rituali amuleti. Un corridoio via l’altro fino al centro, dove da un cortile si accede al molo proteso verso il mare.
Ed eccolo lì davanti, il torii rosso galleggiante, la porta di Ootorii. Costruito in legno di canfora verniciato
di vermiglio, con i pilastri principali alti circa 17 metri, sembra saldamente ancorato al terreno, quando invece
si innalza solo grazie al proprio peso. A duecento metri dal Santuario, fu eretto nel XII secolo, con il resto
del tempio, ma quello attuale risale al 1875.
E’ uno dei simboli del Giappone e sicuramente di questa isola dove “convivono uomini e dei”, il cui primo santuario di Itsukushima risale al 593 d.C., dedicato alla dea custode del mare e costruito in acqua, oggi Patrimonio Mondiale dell’umanità per l’Unesco.
Tornando indietro al santuario, altri ponti, altri padiglioni e altre bellezze. All’uscita del tempio, imperdibile è la sala del Tesoro, che ospita un museo con 3500 oggetti offerti per la prosperità del clan Taira, che volle il tempio, tra arredi sacri, testi letterari, maschere, armi e strumenti musicali: del resto, il complesso vanta il più antico teatro Noh del Giappone e una decina di volte l’anno si svolgono spettacoli di Bugaku, antica danza di corte.
Poco più in là, il Daisho-in, tempio buddista storico dell’isola, ai piedi del Monte Misen, la montagna sacra che
in autunno si incendia di colori con le foglie degli aceri, principali alberi del parco alla sommità, dove vivono libere le scimmie e dove si può andare ad ammirare una meravigliosa vista sul Mare Interno grazie ad una funicolare. Il Daisho-in è un’oasi di pace e tranquillità, lontano dalle folle del lungomare e dai turisti estasiati. Altro edificio sacro è la Pagoda a cinque ordini, che da una collinetta domina la baia e il santuario Itsukushima.
Alle spalle del tempio principale, se non si vuole ripercorre il lungomare, si scoprono canali dove i daini riposano, ponticelli, casette tipiche e giardini immacolati, tipicamente giapponesi con il laghetto con le sacre carpe. E poi i negozi di Miyajima che vendono oggetti di artigianato, come le lacche e le ceramiche insieme ai normali souvenir, o i ristoranti che propongono le ostriche, la specialità dell’isola e della zona costiera di Sanyo.
A febbraio qui si svolgono importanti degustazioni dei prelibati frutti di mare, mentre a metà giugno, a seconda del calendario lunare, va in scena l’avvenimento più importante del santuario di Itsukushima. Al suono dell’antica musica gagaku, tre barche decorate che trasportano santuari portatili attraversano la baia, seguite da barche più piccole, anch’esse decorate, formando una processione colorata.
Una suggestione nella suggestione che regala l’isola. E quando è il momento di riprendere il traghetto e tornare
sulla terraferma e nella vicina Hiroshima, spesso è la tristezza di lasciare questo incantevole posto a tormentare il visitatore. Inevitabilmente ci si augura di poter tornare a Miyajima, dopo un’ultima occhiata al torii rosso immerso nell’acqua.
Info: www.turismo-giappone.it
Foto di Sonia Anselmo e Fiorella Corini