I rami del ciliegio in fiore si muovono nella brezza all’angolo della casa del samurai. Basta girare un angolo a Kanazawa e lasciare la modernità comune del Giappone per riscoprirne l’anima antica, immergendosi in un’altra epoca.
Kanazawa è detta la piccola Kyoto e condivide con l’altra proprio questa capacità
di far immergere il visitatore nel Giappone di una volta, nella vera essenza, tra tradizioni,
figure e usanze mai dimenticate.
A Kanazawa geishe, samurai e feudatari abitano ancora. Basta un giro nel quartiere Higashi-Chayamachi per riportarli in vita. Una via romantica, costellata da vecchie okiya (le abitazioni che ospitavano le ragazze destinate a diventare geishe) e da nuovi locali in stile Edo, porta alla Casa Shima, visitabile.
Qui è possibile scoprire il mondo segreto delle geishe, come vivono, come intrattengono, come si vestono e truccano, quali strumenti suonano e come sono le loro stanze. Un’esperienza più unica che rara da fare a Kanazawa.
Se le geishe attirano ancora l’immaginario collettivo, i samurai non sono da meno. E Kanazawa offre anche la possibilità di visitare una loro casa, nel distretto Nagamachi, delimitato da stradine e piccoli giardini.
Appena si entra in questa abitazione si viene accolti dall’armatura minacciosa di un guerriero: una visione che fa pensare a quanta paura facessero così bardati ai loro nemici, soprattutto se associata a una delle tante spade collezionate in un’altra stanza della casa.
Per il resto, invece, l’abitazione incute serenità, con il bellissimo giardino con laghetto
con le adorate carpe a nuotare pacifiche, mentre un percorso in legno delimita le acque. Evidentemente anche i samurai aveva bisogno di ritrovare la pace dopo le battaglie.
In questi quartieri antichi di Kanazawa, vivono ancora gli artigiani di un tempo, dediti alla produzione delle ceramiche, delle sete dai raffinati disegni, dalle lacche e dalle foglie d’oro.
Un tocco di originalità in un Giappone votato al futuro ma che non dimentica le tradizioni millenarie.
Ma l’attrazione principale di Kanazawa è il giardino Kenrokuen, tra i tre più belli del Giappone.
Un insieme armonico di pietre, fiori, alberi, cascate, laghetti, stagni e ruscelli, la cui acqua vi arriva ancora oggi da un lontano fiume attraverso un complesso sistema idraulico costruito nel 1632.
Il giardino è una delle meraviglie del Paese del Sol Levante, in particolare durante la fioritura dei ciliegi a fine marzo, degli iris a maggio e durante l’autunno con gli aceri che si colorano di rosso: i giapponesi hanno un culto speciale per questo parco e lo visitano a centinaia in ogni stagione.
Vengono per ammirare le ben 183 specie di piante, i quasi novemila alberi, la fontana più antica del Paese, un pino Karasaki secolare, la pagoda e soprattutto la casa da te Yugao-tei, l’edificio più vecchio del parco, sorto nel 1774 sulle palafitte su un laghetto, dove tuttora si può assistere alla cerimonia del te.
In inverno, le piante più sensibili vengono sorrette da una specie di armatura di legno, una speciale forma conca che aiuta i rami a sopportare il peso della neve, che a Kanazawa, tra il mare e le montagne, cade spesso.
Usciti dal giardino si attraversa la strada e si arriva al Castello. Costruito nel 1583, ha subito modifiche, rovine, guerre, incendi e terremoti. E’ stato sede militare e universitaria.
Quello che rimane è una torretta, restaurata nel 2001 usando i metodi di costruzione tradizionali, oltre ad alcuni spazi e le mura.
Qui vengono i giapponesi appena sposati a fare il rituale servizio fotografico, le ragazze che adorano vestirsi con i kimono e i turisti innamorati della storia del Paese. Un tempo, il castello era chiamato “il palazzo dei mille tatami” ed era famoso per le tegole in piombo, fatte per resistere agli incendi e per poter essere fuse in proiettili nei momenti di assedio e di guerra.
Nonostante le numerose vicissitudini subite nei secoli, il castello mantiene ancora vivo lo stesso spirito feudale di tutta Kanazawa.
Anche questa città, risparmiata dalle bombe della Seconda Guerra mondiale, dall’aspetto così storico ha il suo lato moderno. Come nella stazione, enorme e luccicante, completa di un altrettanto gigantesco centro commerciale. Come nel recente Museo d’arte contemporanea,
che ha le fattezze di un disco volante atterrato su un prato, o come la biblioteca.
Ma l’anima antica è come se scansasse a forza l’avveniristico futuro. Già nel nome: Kanazawa significa palude d’oro e si riferisce al periodo in cui era ricca grazie alla grande produzione di riso nella regione. C’è anche una leggenda legata al suo nome e che si adegua meglio al fascino di Kanazawa: un contadino trovò per caso un po’ di polvere d’oro in una palude mentre lavava le sue patate.
Kanazawa è anche una meta preziosa per la gastronomia giapponese. Un salto al mercato del pesce è doveroso: tra bancarelle che offrono il pescato del giorno, si può fare una pausa a tutto sushi e sashimi. Freschissimo, ovviamente.
Se poi si ha voglia di un po’ di dolce, basta uscire sulla strada principale e ci si ritrova nell’imbarazzo della scelta per le pasticcerie. Espongono tortine, biscotti e ogni altra golosità tutte colorate, tutte imbellettate, tutte confezionate e allineate sui banconi come fossero gioielli.
Attenzione, però, i dolci giapponesi hanno poco zucchero e spesso non sono così gradevoli al palato degli occidentali come lo sono all’occhio. Vale la pena un assaggio, comunque, anche perché qui è accompagnato dall’immancabile te.
In fondo, Kanazawa è sempre una città legata a doppio filo ai rituali e ai miti di un tempo.
Info: www.japan.travel/it/it/
Foto Sonia Anselmo, dreamstime.com, Pixabay
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