La cima innevata fa capolino e si specchia nelle acque blu del lago, mentre alcuni pescatori
sono al lavoro. Una scena degna dell’aurea romantica che avvolge il Monte Fuji e quest’angolo
sacro del Giappone.
Non è sempre facile vedere il Fuji limpido in lontananza, circondato com’è spesso da nubi e nuvole. Ma se si è fortunati, il panorama è di quelli che mozzano il fiato, che rimangono nel cuore, uno di quelli che vengono descritti, banalmente, da cartolina.
Sarà un concetto logoro, ma il monte Fuji immortalato tra i ciliegi della primavera, con gli
aceri colorati d’autunno, o semplicemente affacciato sul lago di Hakone, è davvero qualcosa
di magico, fiabesco e racchiude l’essenza stessa del Giappone.
Sarà perché il vulcano è sacro, sarà perché è entrato nell’immaginario collettivo grazie
all’opera di artisti come Hokusai e di Hiroshige, sarà perché è il simbolo stesso di un Paese
dove la modernità e il futuro non cancellano il passato e la tradizione, anzi sembrano esaltarla.
E il Fuji è proprio questo, un faro della natura mischiato a cultura, religione e costume.
Nel corso dei secoli, i giapponesi hanno creato un legame spirituale con la montagna, alta 3.776 metri.
Una leggenda racconta che l’asceta religioso Hasegawa Kokugyo (1541-1646) abbia scalato il monte più di cento volte. Le imprese del religioso portarono alla formazione del Fuji-ko, un gruppo di adoratori del Monte Fuji, che poi è stata vietata per troppo fanatismo, ma la fama di luogo di devozione è rimasta intatta.
Inoltre, il Fuji è sempre stato meta di formazione per i monaci e di pellegrinaggi spirituali ai numerosi santuari sulle sue pendici.
Le eruzioni del vulcano, creatosi circa 100 mila anni fa, hanno trasformato il panorama dei dintorni: hanno dato vita l’Hoeizan, una delle cime secondarie del Fuji, ai cinque laghi alla base della montagna e a numerose grotte vicino alla foresta di Aokigahara. Inoltre, è pieno di sorgenti termali ricche di minerali.
L’ultima eruzione è avvenuta nel 1707, durò 16 giorni e si racconta che la cenere arrivò fino a Tokyo, da dove oggi partono le escursioni di un giorno al Fuji.
Per scalare il monte ci sono quattro sentieri principali che offrono diversi approcci alla vetta e dispongono di aree di riposo, e dieci “stazioni”, tappe, con disponibilità di servizi e alloggio lungo il percorso.
In ogni stagione, gli amanti del trekking devono stare attenti alle condizioni climatiche. Spesso e volentieri, causa neve, le tappe più vicine alla cima sono chiuse e tocca fermarsi alla prima stazione.
Dove, incuranti del nevischio, cuochi preparano succulente proposte per i turisti su una griglia alimentata con il ghiaccio: il loro piatto forte è calamaro arrosto, a ben 1.290 e rotti metri d’altezza.
A luglio e ad agosto, mesi più clementi, molti escursionisti raggiungono i rifugi più alti per godersi l’alba: sette ore di cammino lungo sentieri faticosi e ripidi e dove, dopo l’ottava stazione, l’altitudine può dare qualche fastidio fisico, mentre sulla vetta può fare molto freddo.
Sulla cima del Fuji, i più sportivi troveranno il santuario Sengen, dedicato alla divinità della montagna, una stazione meteorologica e un ufficio postale, accanto alla corona del cratere, percorribile per intero in un’oretta.
Chi è più sfortunato o non se la sente di affrontare l’arrampicata, può trovare sollievo
nei Cinque Laghi ai piedi della montagna. Il Fujiyama è infatti al centro di un parco nazionale che offre panorami mozzafiato, tante attività sportive e relax termale.
Dalla cittadina di Hakone, dove si gode un ottimo profilo del Fuji, tempo permettendo, si può prendere una funivia che in dieci minuti sorvola rocce frastagliate, crateri e pozze fumose.
Porta alla Owakudani, la valle del Gran Bollore. Qui è un vero inferno bollente, dove l’odore di zolfo riempie le narici, il vapore esce dai crepacci e le passarelle in legno sistemate per camminare fanno da ponte tra una zolfatara e l’altra.
La specialità locale è l’uovo sodo, grigio-nero perché cotto sotto il fango a temperatura elevatissima: pare faccia bene alla salute. Non manca un museo dedicato alle scienze naturali e negozio di souvenir.
Ridiscesi a valle, si può sostare sulle rive del lago Kawaguchi, dove nelle giornate limpide è possibile vedere il Fuji riflettersi nelle acque.
Una traversata del lago è d’obbligo per ammirare i vecchi posti di controllo dei viaggiatori lungo l’antica strada Tokaido, tra Kyoto e Tokyo, il cancello del santuario Gogen che si apre con il suo torii rosso sulla riva, i boschi di cedri.
Intorno al lago, poi, tanti punti di partenza per l’interno del parco ricco di sentieri millenari, di santuari, case da tè e località termali dove concedersi una pausa con un bagno caldo. Così il sacro Fuji diventa una meta allettante per tutti, oltre che un simbolo del Giappone.
Info www.japan.travel/it
Foto Sonia Anselmo, Fiorella Corini, Pixabay
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