L’alba di Mosè sul Monte Sinai

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Sulla punta meridionale della penisola si trova la consumata Sharm El-Sheikh, ma tutta la costa è zona balneare con località come Taba, Nuweiba e Dahab, in continuo sviluppo e soprattutto amate da visitatori specializzati in immersioni e in una vita più a contatto con la natura, rispetto a chi sceglie il divertimento ad ogni costo di un villaggio turistico. Anche da tutte queste cittadine è possibile effettuare un’escursione di un giorno al Monastero di Santa Caterina e salire sul Monte Sinai dove vedere l’impareggiabile spettacolo dell’alba. È proprio questo “show” a tentare i frequentatori della penisola. Proprio lì dove i faraoni cercavano a tutti costi di accumulare le grandi ricchezze del luogo fatte di turchese, rame e oro, dove si allarga il deserto “grande e spaventoso” attraversato da Mosè e il suo popolo nel viaggio di 40 anni dall’Egitto alla Terra Promessa. Qui, dove oggi sorgono hotel di charme e alberghi piccoli ma corredati di piscina e comfort, giusti giusti a ristorare chi affronta la salita impervia del monte, si svolsero alcuni episodi  fontamentali della Bibbia. Dio parlò per la prima volta a Mosè attraverso un roveto in fiamme, e poi, proprio in cima al monte, gli affidò le Tavole della Legge. Ora i visitatori possono ripercorrere le orme del Profeta, a “caccia” dell’alba. Si parte dal Wadi El Deir, la valle del monastero, e proprio alle spalle del centro relgioso inizia la scarpinata, normalmente durante le prime ore del giorno, per arrivare in tempo per le cinque, quando inizia lo spettacolo. Due sentieri risalgono i 2.286 metri fino alla vetta: la strada percorsa da Mosè è più faticosa, l’altra, percorsa dai monaci che nei secoli hanno vissuto qui, è meno impervia, anche se più lunga. Comunque sia, nessuna delle due è una passeggiata: richiedono forza e forma fisica, è obbligatorio essere assistiti dai beduini che abitano nella zona e conoscono tutti i percorsi, e c’è la possibilità di “affittare” un dromedario per farsi trasportare. 

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Ma gli ultimi 700 gradini devono essere assolutamente fatti a piedi. La fatica però viene ricompensata alla grande quando il sole sorge ed illumina la vastità del deserto circostante e le cime dei monti. Qualcosa di magico e meraviglioso, avvolto dal silenzio più completo, che diventa un’esperienza spirituale e di vicinanza all’immenso. Poi, una volta assistito allo spettacolo della natura, ci si può concedere uno sguardo alla Cappella della Santissima Trinità, spesso chiusa, ma la cui presenza offre riparo ai pellegrini al freddo durante l’attesa notturna dell’alba. Fu costruita sulle rovine di una chiesa del IV Secolo sul luogo dove Mosè passò quaranta giorni e ricevette le Tavole della Legge. Alla fine, dopo l’escursione al monte, si fa tappa al Monastero di Santa Caterina, dove nella notte si è partiti per la salita. Alla luce del giorno si capisce meglio la grande struttura circondata da mura, con gli ulivi e i cipressi che svettano verso il cielo. Il monastero fu fondato dall’imperatore bizantino Giustiniano nel 527 sostituendo una cappella costruita nel 337 da Sant’Elena, la madre dell’imperatore Costantino, sul luogo dove Mosè vide il roveto ardente. Tuttora, in un angolo di uno dei tanti cortili della struttura, stretto tra varie costruzioni, si può vedere un arbusto ritenuto parte di quel roveto, dal quale Mosè ebbe l’ordine da Dio di condurre il suo popolo fuori dall’Egitto fino alla Terra Promessa. Ma non è l’unica “attrazione” del monastero, un’oasi di pace e spiritualità nel centro della penisola del Sinai. Già gli antichi egizi avevano consacrato la zona a Sin, il dio della luna, poi la Bibbia l’ha trasformata in una meta religiosa fondamentale. Sin dalla sua fondazione, ci abita una comunità di monaci greco-ortodossi e il monastero fu dedicato a Santa Caterina dopo che i monaci dissero di aver trovato il suo corpo sul monte vicino. 

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Santa Caterina è una delle sante più importanti del primo cristianesimo, vergine di nobili origini, martirizzata ad Alessandria agli inizi del IV Secolo. Dopo essere stata torturata su una ruota chiodata, fu decapitata e il suo corpo fu trasportato dagli angeli e deposto nel Sinai, dove fu trovato sei secoli dopo dai monaci locali. All’interno del monastero c’è una pregevole icona che mostra gli angeli con la Santa morta. Non è l’unica opera d’arte conservata nel Monastero. C’è anche una collezione di 2.000 icone, esposte al pubblico, oltre a una biblioteca con un’inestimabile raccolta di manoscritti del primo cristianesimo, seconda per importanza solo a quella del Vaticano. Anche la Basilica della Trasfigurazione è splendidamente decorata: ha tre navate in tipico stile bizantino, porte scolpite nel legno di cedro e 12 colonne con capitelli di granito grigio, il pavimento in marmo e il soffitto a cassettoni. Ma è l’iconostasi, risalente al 1612, che lascia senza fiato per il luccichio dell’oro usato per le figure di Cristo, della Vergine Maria, e dei santi Michele, Nicola, Caterina e Giovanni Battista. All’interno delle mura del monastero risalenti all’imperatore Giustiniano, ci sono altri luoghi interessanti come il Pozzo di Mosè, la fonte dove il profeta conobbe la sua futura moglie, il campanile, costruito nel 1871 con le nove campane dono dello zar Alessandro II di Russia e che suonano solo per le feste religiose più importanti. Del resto, il Monastero del Sinai è uno dei luoghi sacri per la religione ortodossa e continua meta di pellegrinaggio di fedeli. I quali possono rassenerarsi l’anima anche nei giardini della struttura: uliveti e frutteti, intorno al cimitero dei monaci e alla cisterna scavata per raccogliere le acque della sorgente che sbuca lì vicino. Da qui si gode una veduta sui monti circostanti, senza pari quando è illuminata dalla luce dell’alba, e la sensazione di essere in un posto lontano da tutto e tutti. Anche se, poi, a qualche centinaio di chilometri ci sono le mete vacanziere del Mar Rosso, Sharm El Sheik da una parte e Eliat e Aqaba dall’altra.

Come arrivare
Per raggiungere questa parte di Egitto si può approfittare di uno dei numerosi voli per Sharm El-Sheikh e poi affidarsi ai tour operator locali che organizzano escursioni fino alla vetta del monte o nell’interno della penisola in generale. Da Sharm alla base del Monte Sinai ci sono circa tre ore di strada.

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