Valmarecchia, dal mare agli Appennini e ritorno

Verrucchio dalla Rocca

Dopo Sant’Arcangelo e Verucchio è difficile scegliere la prossima sosta per conoscere cosa celi la Valmarecchia, quella di Terra tra l’Appennino e Rimini. Ho deciso per Pennabilli (Rn), mi attraggono I luoghi dell’Anima, installazioni progettate da Tonino Guerra e realizzata in collaborazione con vari artisti, dalle parole che leggo devono essere insoliti.

Essendo quasi di strada mi fermo a Talamello (Rn) uno dei santuari del formaggio di fossa. Tornerò a novembre in occasione della sfossatura dell’Ambra di Talamello, quando le forme a completamento della stagionatura vengono tolte dalle fosse, dove per mesi hanno riposato per esaltare i loro gusto, l’uso di infossare il formaggio erano nato per una questione molto semplice, nasconderlo ai soldati nemici. Il risultato gastronomico fu tale che divenne pratica anche in tempi di pace.

Il Museo diffuso del pane mi stuzzica la curiosità, salgo fino a Maiolo (Rn), anche se già  mi hanno detto che dovrò tornare per la festa del pane, ultimo fine settimana di giugno. Durante l’evento i fornitori presenti nel paese e frazioni vicine entrano in funzione, nel passeggiare tra le case e il vento, incontro due signore, una che mi racconta di come si faceva il pane ai suoi tempi e l’altro di si svolge la Festa del Pane, le loro parole si intrecciano e mi offrono un’immagine fragrante di questo piccolo borgo, e poi si parla delle nevicata del 2012 e delle gallerie scavate per raggiungere le case. Ho deciso di andare a Pennabilli, quindi saluto la compagnia e riparto.

Due cocuzzoli, quello di Penna e quello di Billi, con relativi castelli, che per un bel po’ si son fatti la guerra. Nel 1340 fu posta la pietra che sancì la fine degli scontri e la nascita di Pennabilli.

Calvino nel “La città  invisibile” parla di Sofronia, composta da due mezze città, dove quella permanente è la sognante, così Pennabilli, dove vicoli, salite e palazzi se pur di pietra e mattoni sembrano emergere con forza onirica, sensazione che I Luoghi dell’Anima raccolgono e amplificano. I Luoghi dell’anima è un museo diffuso, una caccia al tesoro con sé stessi: L’Orto dei frutti dimenticati, il Rifugio delle Madonne abbandonate, La Strada delle Meridiane, L’Angelo con i baffi, Il Santuario dei pensieri, Il giardino pietrificato (Molin di Bascio), La Madonna del rettangolo di neve (Ca’ Romano).

Nell’Orto dei frutti dimenticati, dove crescono il biricoccolo, l’azzeruolo, il corniolo con i loro frutti per noi insoliti, si nascondono angoli di osservazione, come Il Rifugio delle Madonne abbandonate, quelle povere Madonne lasciate in edicole polverose e solitarie a sorvegliare viandanti frettolosi, sono raccolte e messe in compagnia tra di loro, poi L’Arco delle favole per gli occhi dell’ infanzia, un omaggio a Tarkovskjj, un villaggio per gli uccellini, un lavatoio dei mesi, insomma un piccolo parco dei divertimenti per sognatori. Riprendo la mappa dei pensieri, seguendo La Strada delle Meridiane, salgo a incontrare L’Angelo con i baffi e poi sulla vetta del colle Penna, di fronte a Billi, dove una campana di Lhasa con tre mulini per la preghiera ricordano il particolare legame tra Tibet e Pennabilli, che risale al 1700, rinnovato nel 1994, quando il Dalai Lama ha regalato il Gelso della Pace. La Strada delle Meridiane si compone di sette appuntamenti con il tempo, sette orologi solari, sette opere realizzate da vari artisti per indicare l’ora seguendo misurazioni diverse, ad ore canoniche, europee o italiche.

Un posticino tranquillo per riflettere o fermarsi a riposarsi? Il Santuario dei pensieri è una tana accogliente, sette sculture in pietra per sciogliere i girigogoli mentali.

Al momento di partire, mi domando “Come sarà  il mondo visto da Billi?”. Adesso la parte alta è occupata dal convento delle Suore Agostiniane, un brevissimo sentiero porta alla vetta con una croce e scarsi ruderi, da dove si domina Penna e la Valmarecchia.

Sono soddisfatta delle emozioni e del camminare tra Penna e Billi, tralascio il Museo del calcolo e, molto a malincuore Il mondo di Tonino Guerra, dove sono raccolte opere e testimonianze del Maestro; la lista del tornerà si allunga.

Riparto punto verso la Toscana, il paesaggio cambia profondamente ormai mi addentro nella boscosità dell’Appennino per arrivare a Badia Tedalda, il piccolo paese, provincia di Arezzo, è l’incastro perfetto tra Emilia Romagna, Marche e Toscana, tra mare e montagna, tra Adriatico e Tirreno, da qui tramite il passo di Viamaggio si scende a Sansepolcro, in Val Tiberina in direzione sud. Il transito sembra impresso nel destino di Badia Tedalda, da qui si partiva lungo le vie della transumanza fino alla Maremma. Non si hanno notizie certe di quando la modalità di pastorizia pendolare sia iniziata, sicuramente era già diffusa nel XV secolo, alcuni documenti illustrano le tasse che pastori dovevano versare alla Repubblica senese per i capi di bestiame, è proseguita fino al 1950. Oggi l’itinerario cicloturistico (Le vie dei Biozzi) ripercorre le vie di un sistema economico e sociale nomade. Per gli amanti della pedalata una lunga pista ciclabile attraversa la valle da Rimini a Badia Tedalda.

La Chiesa di Sant’Arcangelo nella parte alta del paese è un gioiello di semplice maestosità. Le ceramiche invetriata di Della Robbia vibrano l’aria con la loro lucentezza che risuona all’interno della navata. Tra arrivarci in auto o a piedi, ho preferito salire per la scalinata che parte dalla piazza comunale, non farti impressionare dalle Stazioni della Via Crucis poste durante il percorso, non è affatto un martirio, ma una piacevole passeggiata.

Il Centro Visita della Proloco è ben allestito, istiga a buttarsi nella ricchezza più evidente: la Natura, tutelata grazie alla Riserva naturale dell’Alpe della Luna, nome evocativo che rende giustizia ai luoghi.

Per un viaggio in Valmarecchia non c’è da aspettare una giornata balneare sbagliata, anzi meglio un punto in meno di abbronzatura e godersi questo sorprendente territorio. Tornerò.

Curiosità

Bottega D’arte Pezzi Francesco, Strada Marecchiese, 156, San Leo – Pietracuta (Rn) Tecnicamente è un robivecchi, un punto di raccolta di ogni tutto, in effetti lo è, ma come gli oggetti sono accumunati tra loro, il non-sense del disuso che riesce a creare un percorso di memorie e probabili futuri.

Francesco, come già  suo padre, rimette in funzione, magari una vecchia porta funzionerà come una nuova tavola, arte del riciclo? Il paradiso degli oggetti? Se siete in cerca di nuovi visioni per arredo una sosta qui è una grande idea.

Info: www.prolocobadiatedalda.it
www.pennabilliturismo.it

Foto di Maria Luisa Bruschetini

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One Response

  1. ProLoco BadiaTedalda 20 Settembre 2016

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