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Le mura sono quindi un parco cittadino, con aree picnic e giochi per bambini, dove si può andare a cavallo, in bicicletta, sui pattini. Insomma, un esempio di monumento ancora vivo, diventato il polmone verde della città, una volta finita la sua azione difensiva, avendo la città da sempre puntato sulla diplomanzia piuttosto che sugli scontri. Dopo una passeggiata sulle mura, si può andare alla scoperta delle donne famose dell’ex ducato toscano. Nella Cattedrale di San Martino, costruita nel 1060 su un edificio paleocristiano rimaneggiato nel Duecento, con un facciata in stile romanico pisano, oltre al tempietto del Volto Santo, una statua lignea di Gesù crocifisso, tra le più famose e venerate d’Italia, dorme il suo sonno eterno Ilaria del Carretto. La sua è un figura quasi leggendaria, un simbolo di gioventù tramandataci dallo straordinario sarcofago in marmo scolpito nel Quattrocento da Jacopo della Quercia. La sua storia si muove su uno sfondo quasi fiabesco, dal finale triste. Quella di Ilaria, giovanissima sposa del nobile lucchese Paolo Guinigi, è una stagione breve e intensa. Nata nel 1379 in Liguria, figlia dei marchesi del Carretto, signori di Finale e Savona, nel 1403 giunge a Lucca dove è accolta con entusiasmo, è lei la giovane prescelta dal signore di Lucca, rimasto vedovo per la morte di Maria Caterina degli Antelminelli, deceduta all’età di dieci anni subito dopo il contratto matrimoniale. Il 3 febbraio 1403 nella chiesa di San Romano si celebravano le nozze in pompa magna tra Paolo e Ilaria con un banchetto nuziale che durò ben tre giorni e tre notti. Dopo aver messo al mondo Ladislao nel 1404 , il tanto sospirato erede, Ilaria resta incinta una seconda volta. Nel novembre del 1405 la giovane e bellisssima signora di Lucca dà alla luce Ilaria “minor”, ma pochi giorni dopo, l’8 dicembre muore a soli 26 anni. Paolo sconvolto dal dolore e straziato dalla perdita della bella sposa e comunque conscio del prestigio che la sua posizione gli imponeva, commissiona a uno scultore emergente, Iacopo della Quercia, uno splendido sarcofago in marmo, che conservi per sempre l’effige di quel volto tanto amato.
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Da oltre sei secoli questa donna affascinante dorme il suo sonno eterno adagiata su un sarcofago adorno di putti e festoni. Il suo suntuoso abito ha panneggi morbidi, la testa con i capelli avvolti dal cercine a bande fiorite poggia su un soffice cuscino, i piedi su un cagnolino, simbolo di fedeltà, che tiene la testa diritta ad osservarla. Originariamente sistemata nel transetto, attualmente Ilaria è nella sacrestia del Duomo all’interno di un recinto che finalmente la protegge dalle troppe mani che per secoli hanno accarezzato il suo splendido luogo di eterno riposo. Se Ilaria è tuttora molto amata dai Lucchesi, un’altra donna della storia cittadina è invece quasi odiata. Si tratta di Elisa Bonaparte, sorella di Napoleone e moglie del capitano Felice Baciocchi, nobile corso, diventata per volere dell’illustre fratello prima Principessa di Lucca e Piombino e poi Granduchessa di Toscana. Viveva nell’attuale Villa Reale di Marlia, splendida dimora circondata da un parco in stile inglese nei dintorni della città e che fece da sfondo al suo amore con lo scudiero Bartolomeo Cenami. La principessa, però, si occupò anche di ridisegnare Lucca come piaceva a lei: fece radere al suolo un intero grande isolato, che ospitava la chiesa di San Paolo con la venerata immagine della Madonna dei miracoli, per creare una piazza in stile francese, oggi sede della provincia e della prefettura, distruggendo il patrimonio medievale e scatenando una rivolta. Così quando Napoleone cadde, Elisa, incinta di nove mesi, fu “accompagnata fuori dalla città” dai Lucchesi, che se ne sbarazzarono.
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Nel 1815, dopo il Congresso di Vienna, alla Bonaparte subentrò un’altra donna importante per Lucca: Maria Luisa di Borbone-Spagna. Fu una sovrana illuminata, curò le opere pubbliche, l’istruzione e la modernizzazione economica del ducato, che reggeva in nome del figlio Carlo Ludovico, il quale a sua volta sviluppò Lucca. Una presenza in linea con la volontà diplomatica caratteristica della città. Più legata alla leggenda è invece la storia della quarta donna importante di Lucca: Lucinda Mansi. Era una giovane e bellissima dama appartenente a una delle famiglie più influenti della città, amava la vita mondana ed era molto corteggiata. Ma era crudele con i suoi amanti, come una mantide religiosa: una volta che l’avevano soddisfatta se ne sbarazzava facendoli precipitare in un pozzo. Come Dorian Gray, non accettava di invecchiare, così fece un patto con il Diavolo: lui l’avrebbe aiutata a rimanere giovane e bella per trent’anni, ma al decorso del tempo sarebbe tornato a prendersi la sua anima. Quando il Diavolo si ripresentò a riscuotere, trascinò Lucinda sulla carrozza in fiamme, le fece fare il giro della città e poi la fece inabissare nel laghetto dell’orto botanico. Tuttora, la leggenda vuole che se si immerge la testa nelle acque del laghetto si possa vedere il volto di Lucinda nel fango, altri invece sostengono che nelle notti senza luna è possibile vedere la sua carrozza in fiamme girare per la città. Così anche Lucca ha il suo fantasma.
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Foto di LUCCA TOURIST www.luccatourist.it