Firenze, nell’inferno di Dante e Dan Brown

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Firenze raccolta nella sua valle tracciata dall’Arno. Il suo centro storico arrotolato intorno a un edificio con righe e quadretti a colori, affiancato da un pilastro con gli stessi colori e fronteggiato, quasi nascosto da un’altra costruzione a strisce massiccia come una roccia, il tutto buttato in una piazza che sembra gonfiarsi per l’ingombrante presenza.

Ecco eppure Santa Maria del Fiore il campanile di Giotto e il battistero appaiono un equilibrio pressoché perfetto di leggiadria, imponenza ed eleganza, come la sua cupola rossa sintesi dell’essenza fiorentina e punto di riferimento per la Città “un gigante inamovibile in piazza del Duomo”.*

Lorenzo Il Magnifico, il più illustre della dinastia Medici, scrisse un poema dedicato alla caducità della vita ”di doman non v’è certezza”… e proprio grazie al suo mecenatismo possiamo ammirare ancora oggi a distanza di secoli opere d’arte.

Firenze città allegorica? Allora il Sommo Poeta sarà la guida per questo viaggio, o meglio Dan Brown nel suo Inferno, seguendo come file rouge Dante Alighieri, propone un itinerario adrenalinico, l’esimio professor Robert Langdon inseguito da spietati mercenari tra arte e luoghi segreti.

Guardando una mappa tutto si svolge in poche ore e in poco spazio attraversando secoli di storia.
La Badia Fiorentina, varcato il portone, si entra in un’oasi d’intensità inaspettata, il piccolo chiostro dominato dal campanile ci fa sembrare la città appena lasciate alle spalle sia miglia lontane. I vari interventi che si sono stratificati in questa chiesa hanno trovato nell’intimità la chiave della loro fusione.

Di fronte alla Badia Fiorentina c’è il Bargello, palazzo del Capitano di Giustizia fiorentino. Almeno una visita al cortile, per gli appassionati di araldica è uno scrigno, infatti, vi sono raccolti tantissimi stemmi dei podestà, la realizzazione veniva affidata ai designer del tempo, cioè scultori di fama, poi per le consuete questioni economiche in luogo di affermati artisti gli stemmi furono commissionati a scalpellini, comunque sono di notevole pregio.

Neppure il tempo di perdersi tra le strade che si arriva alle spalle del Palazzo Vecchio, austero inconfondibile nel suo profilo. La costruzione dell’edificio iniziò nel 1299 sul progetto di Arnolfo di Cambio. Nel ‘500 fu ristrutturato da Giorgio Vasari, lo stesso che progettò il Palazzo degli Uffizi che ospita la famosa Galleria e da dove si accede al corridoio che porta il suo nome. Pensare che tutto ciò fu concepito come sede di uffici amministrativi. Tra le pregevoli opere ospitate in Palazzo Vecchio, ha sede il Comune di Firenze. Il tema della supremazia fiorentina è celebrato a ogni angolo dell’edificio, raggiunge il suo massimo nel Salone dei Cinquecento.

I primi artisti chiamati ad affrescare le pareti del salone furono Leonardo da Vinci e Michelangelo Buonarroti. Le loro opere sono andate perdute, lasciando in realtà una scia di leggende, poi ampliamento del Vasari e il suo intervento pittorico dedicato ai trionfi di Cosimo I e della dinastia De’ Medici.

Uscendo sulla Piazza Signoria, sulla sinistra, si trova la Loggia dei Lanzi. È curioso notare come la facciata scura e severa del Palazzo sia da sfondo a una considerevole concentrazione di statue in gran parte in marmo, forse è per questo effetto scenografico che è difficile attraversare la piazza tra selfie con il David (copia) di Michelangelo o foto di gruppo di fronte alla fontana dell’Ammanti, senza entrare in qualche obiettivo.

Destinazione Ponte Vecchio per passare l’Arno e raggiungere Palazzo Pitti e i Giardino di Boboli. Ponte Vecchio con le sue botteghe di oreficeria, le sue prospettive sulla Città è il classico che ti sorprende ogni volta. La sorpresa inattesa è il Corridoio Vasariano sospeso sulle teste di chi sospeso sull’Arno lo attraversi su questo ponte. “Il Corridoio era la quintessenza del passaggio segreto. Si estendeva per quasi un chilometro dall’angolo est del giardino di Boboli fino a Palazzo Vecchio e gli Uffizi. Il Corridoio fungeva ancora da riparo sicuro, non per i Medici ma per le opere d’arte”*. Nel Corridoio sono stati posti i quadri recuperati dopo l’ignobile attentato di Via Georgofili del 1993. Raggiunto l’oltrarno, con il ponte alle spalle si arriva in Piazza Pitti schiacciata sotto il peso del palazzo fortezza, l’aspetto non è invitante, incute soggezione, quasi all’improvviso ci si trova ai piedi di Boboli.

Firenze è una città di strade, palazzi, pietra poi entri a Boboli e i ricordi diventano verdi. Passeggiare tra le siepi, su e giù tra il Palazzo Pitti e Forte Belvedere lasciandosi guidare dall’immaginazione delle feste di corte, dal suono delle rime rinascimentali. Basta girare in vialetto e si rimane soli, nel gioco di luce e ombre degli alberi si possono percepire i bisbigli di facezie o intrighi. A quei bei tempi non esisteva la medicina legale e accettare l’invito a cena dalla persona sbagliata, poteva essere non salutare. Le continue visioni sulla Città o sui colli che la circondano, un continuo spot pubblicitario Made in Florence. A fine della discesa si trova l’insolita Grotta del Buontalenti che ci può sembrare un po’ fanciullesca, ogni periodo ha i suoi trastulli.

Palazzo Pitti ospita la Galleria Palatino, una quadreria dei “soliti” nomi Caravaggio, Tiziano, Raffaelo, e giusto per perseverare nel tema dell’eleganza, la Galleria del Costume, museo dedicato all’abito.
Intorno a Pitti c’è San Frediano con i vicoli, con Chiesa del Carmine, concentro sulle tracce del romanzo e punto verso la Cupola, questa volta attraverso Ponte Santa Trinita.

Il duomo cosi ricco nell’esterno, all’interno colpisce lo spazio siderale. La sensazione è come in una calda giornata estiva entrare in locale sotto aria condizionata effetto cella frigorifera, c’è un attimo di estraniamento, poi inizia l’adattamento. La cupola domina tutto lo spazio, le immagini del Giudizio Universale create dal Vasari catturano lo sguardo.

Proprio di fronte alla facciata della cattedrale “Il Battistero di San Giovanni. [ ] rivestito di marmi policromi e con gli stessi pilastri a strisce della cattedrale, il battistero si distingueva dal monumento più grande per la sua forma singolare: un ottagono perfetto. L’edificio a otto lati – che alcuni avevano definito una torta a strati – consisteva in tre distinti piani che si innalzavano fino al tetto bianco leggermente spiovente”*

Il Battistero, lineare e rigido al suo esterno, al suo interno accoglie con un rimbombo di immagini che cadono in testa con la forza di temporale.

Firenze seducente nel suo continuo illudere e mostrare altro, sorprende e negarsi, in questo giochi di specchi anche la Casa di Dante, non è casa di Dante. La documentazione storica testimonia che nei pressi della Torre della Castagna ci fossero delle proprietà degli Alighieri. La creazione del Museo Casa di Dante rispecchia la vita complicata del Sommo, per far pace con la propria coscienza infine Firenze una dimora se pur assai postuma gli ha assegnata.

Quando chiede visitare Firenze? Di buon passo, al netto di musei, una giornata intesa può bastare, per scoprire le sue eleganti contraddizioni, il tempo incessante di una passione.

* Dan Brown “Inferno” – Mondadori 2013

Foto di Maria Luisa Bruschetini
Info: www.firenzeturismo.it

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