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Proprio ricordando il severo predicatore domenicano, Firenze può essere raccontata anche attraverso i delitti e i misteri legati a doppio filo alla sua fortuna. Il più noto dramma è forse la Congiura de’ Pazzi, nata per questioni di eredità, economiche e di invidia. Nella buia piazza della Signoria, davanti a Palazzo Vecchio (lo immaginiamo rischiarato dai fasci di luce delle torce infuocate), di chiara concezione medievale, con le sue finestre ad arco, i merli simili a fuochi fatui e la torre campanaria che svetta al cielo, si svolse l’esito tragico della famigerata congiura. La famiglia Medici ha sempre avuto numerosi nemici in ogni generazione, in particolare per via della sua supremazia economica e politica che disturbava spesso altre famiglie, proprio come i Pazzi, banchieri concorrenti. Il complotto armato da essi fu però l’unico che portò gravi conseguenze, come la morte di Giuliano de Medici in una tiepida mattina della Pasqua del 1478. L’ideatore della cospirazione viene indicato come Francesco de’ Pazzi, tesoriere Pontificio di Papa Sisto IV, che segretamente approvò la congiura. Durante la messa nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore, Francesco Pazzi (così preso dalla foga omicida da ferirsi ad una gamba) colpì il giovane Giuliano de’ Medici mentre il fratello, Lorenzo il Magnifico, si salvò per miracolo. I risultati furono terribili e la vendetta arrivò immediata. Anche a causa del notevole sostegno popolare del quale godevano i Medici a Firenze, gran parte della famiglia Pazzi fu trucidata e Francesco fu impiccato con un cappio al collo e lanciato dalla finestra della Sala dei Gigli, contorcendosi e roteando contro il freddo muro di pietra. All’episodio assistette anche il giovane Leonardo da Vinci, che ritrasse il cadavere impiccato di uno dei congiurati, l’assassino di Giuliano, Bernardo di Bandino Baroncelli, mentre penzolava da una finestra dell’allora Palazzo del Capitano di Giustizia, oggi Palazzo del Bargello. Fu comunque un bagno di sangue che segnò la storia della Signoria e diede più forza a Lorenzo.
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Ovunque a Firenze, ogni strada, ogni piazza, i vicoli, le fontane, tutto rimanda ad eventi politici o artistici e la possente mole del Duomo, la cui cupola costituisce un punto di riferimento per rintracciare il centro cittadino, è la perenne dimostrazione della volontà di affermare il primato fiorentino. Il visitatore che volesse rievocare l’epoca della inarrestabile competizione tra famiglie nobili potrà ripercorrere le tappe attraverso un itinerario che tocca i principali palazzi e monumenti della città: Santa Maria Novella, Ponte Vecchio, San Lorenzo sono solo alcune delle molteplici ed affascinanti tracce dal gusto rinascimentale. Il periodo della Signoria e poi del Granducato dei Medici può essere letto anche oggi nel patrimonio artistico cittadino. Qui passaro tutti i geni del Quattrocento e Cinquecento: Brunelleschi, Masaccio e Donatello vissero nel seguito del mecenatismo mediceo e contribuirono alla costruzione dell’egemonia culturale della città, così come Botticelli, Leonardo, Michelangelo e Raffaello, artisti che successivamente furono “esportati” dal Magnifico presso le altre corti italiane e francese. Il successivo periodo di tranquillità nella vita artistica e culturale, con una parentesi nel periodo di Firenze capitale, ha contribuito a preservare i preziosi assetti e le armonie della città rinascimentale, garantendo per sempre al visitatore uno scenario senza rivali. Ma per chi volesse scoprire enigmi e misteri, la città non si fa certo pregare. Dal Maestro del “Tondo Miller” conservato nella Camera di Ercole, a Palazzo Vecchio, che raffigura la Madonna col bambino e San Giovannino si ha un chiaro riferimento ufologico in un dipinto: alle spalle della Beata Vergine, in alto sulla destra, è visibile un oggetto volante all’epoca definito come la “nube luminosa” descritta nell’apocrifo Protovangelo di Giacomo che avrebbe illuminato la natività, ma nell’interpretazione attuale un avvistamento. Gli studiosi indicano nel dipinto, a favore della ipotesi aliena, l’area dove un uomo con la mano sulla fronte guarda l’oggetto con aria di stupore, ed un cane che abbaia verso il cielo. Celebre anche la finestra del Palazzo Grifoni, oggi noto come Palazzo Budini Gattai: l’ultima delle finestre del secondo piano rimane sempre con le portelle aperte. Narra la leggenda che una bellissima fanciulla sposò un Grifoni, il quale partì in guerra a cavallo e proprio da quella finestra la giovane sposa lo salutò per l’ultima volta. Negli anni la donna attese invano il ritorno del cavaliere trascorrendo ore ed ore seduta su una panca guardando la piazza. Quando ella morì ormai anziana, portarono via il corpo e nell’attimo esatto in cui chiusero la finestra, molti giurarono che i mobili della stanza cominciarono a muoversi, le luci a spegnersi ed i quadri a cadere. Da allora la finestra non è stata più chiusa, per permettere alla sposa fantasma di vedere la piazza. Restando in tema di luoghi ammantati di mistero, si passa da Forte Belvedere per accedere al Giardino di Boboli: parco storico della città, nato come giardino granducale di Palazzo Pitti, è uno dei più importanti esempi di giardino all’italiana e luogo carico di ermetismo. Ci sono laghetti, fontane, ninfei e grotte ed è esattamente all’interno del giardino che possono trovare alcune opere arcane cariche si simbolismo ermetico quali la grotta delle capre, il giardino di Madama, ed anche un obelisco egizio del XVI secolo a.C., unico in tutta la Toscana. Le ordinate geometrie, i colori delle rose, il profumo delle piante esotiche, ovunque figure mitologiche ed allegoriche stordiscono i sensi sino a perdersi in un labirinto verde. Tra la fine del Settecento ed il Novecento la città, divenuta perpetuamente tappa irrinunciabile per talentuosi, ispira l’opera di scrittori ed artisti italiani e stranieri. Le tracce di questo passaggio, che ha popolato le strade e le piazze ma anche le abitazioni ed i caffè fiorentini, rimangono nelle targhe-ricordo poste sulle facciate dei palazzi e soprattutto nelle opere, nelle immagini e nelle parole di grandi maestri come Goethe, Stendhal, Turner, Degas, solo per citarne alcuni. In tal modo, alla naturale eleganza e bellezza della città, si sovrappone il fascino dovuto alle interpretazioni degli artisti dei più celebri luoghi di Firenze. Unitamente agli eventi storici e misteriosi ne contribuiscono ad alimentarne perennemente il mito.
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Foto di www.firenzeturismo.it, Daniela Conti e Paolo Lampariello