Cinque Terre, i borghi del vino

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Il tipico clima mediterraneo con valori minimi invernali sugli 8° e i 25° in estate permette la coltivazione dell’ulivo, degli agrumi e della vite dalla quale si ottengono  soprattutto ottimi vini bianchi. In particolare ” quel fiero sciacchetrà che si pigia nelle cinque pampinose terre” : così scriveva D’Annunzio del famoso vino delle Cinque Terre. Perchè nei secoli, il nettare ambrato di queigrappoli appesi per due mesi affinchè diventassero sempre più dolci, aveva entusiasmato re, papi e personaggi come Dante. Petrarca, Boccaccio, Carducci, Pascoli. Secondo Eugenio Montale “il tipo rosso superava di gran lunga quello di Porto”. Per alcuni il nome proviene da una dubbia voce dialettale “schiaccia e tira”, secondo altri forse dal biblico shekar il vino dell’offerta a Dio, portato in Liguria dai greci. Si dice che proprio i greci lasciassero le uve migliori a passire, e lo sciacchetrà potrebbe raccontare una storia molto lontana, che lungo la via dei grandi passiti da Cipro a Creta continua verso il Peloponneso, raggiunge Pantelleria e l’isola di  Lipari, quindi la Corsica per poi  approdare in questo lembo di costa ligure. A differenza di altri passiti, lo sciacchetrà non è un vino surmaturato, l’uva, 85-90 per cento di Bosco, il rimanente di Albarola e Vermentino, va raccolta una settimana prima della vendemmia. Si prendono i grappoli che maturano prima e si lasciano appassire per due mesi all’aria aperta, su graticci al riparo dal sole. Dopo la spremitura, lo sciacchetrà matura nel mosto in fermentazione, il risultato è un vino dorato che profuma di cacao ed albicocca, difficile da dimenticare, come il suo prezzo che può arrivare a cifre da capogiro. Assaggiarlo può essere un’occasione per visitare i cinque borghi dal carattere tipicamente ligure aggrappati alla roccia. Come Riomaggiore con le case alte, una vicino all’altra, in pietra locale con tetti in ardesia, tinteggiate di rosso, rosa e giallo, le classiche  tonalità liguri che oltre a dare un tocco di colore, servivano, nel passato, ad indicare ai marinai la vicinanza della terraferma soprattutto in condizioni di mare avverso. Sono tutte gradinate, con due ingressi, uno sulla facciata principale ed uno sul retro, all’altezza dei piani superiori. E tutte hanno un nome. Un tempo le viuzze di Riomaggiore non avevano un nome e le case erano sprovviste di numero civico, quindi per distinguerle, si prese l’abitudine di indicarle con il nome del proprietario.
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Poco distante la frazione di Manarola, costruita su uno scoglio alto 70 metri sopra il livello del mare, il più suggestivo e romantico dei borghi dele Cinque Terre, alla fine del 1200,fu già sede di vignaioli, non più marinai nelle galee, ma bensì osti, mediatori e commercianti di vino prodotto nelle loro terre. La ricchezza monumentale delle Cinque Terre si esprime soprattutto nelle chiese tardo romaniche e Manarola custodisce la chiesa di S. Lorenzo costruita nella prima metà del 1300. Per raggiungere Manarola da Riomaggiore, il modo migliore è percorrere il sentiero più famoso delle Cinque Terre la ” Via dell’ Amore “. Il mattino presto ed il tramonto sono le ore ideali per godere appieno di quella che viene definita ” la più bella passeggiata del mondo”. Fu un podestà intraprendente che, oltre un secolo fa, fece aprire con mine e piccone un sentiero nella scogliera a picco sul mare e lo chiamò la Via dell’Amore, da allora centinaia di migliaia di coppie ( e di single ) hanno percorso quel chilometro tra i due borghi. Corniglia ci appare tutta circondata da vigneti e ulliveti a circa 100 metri di altezza, simile ai paesi dell’entroterra  con case basse e larghe, e con una delle più belle spiagge di tutte le Cinque Terre, lo Spiaggione, una lunga striscia sassosa che si estende sotto la ferrovia. Anche qui la chiesa di San Pietro, in stile gotico genovese, è il principale edificio del paese. Poco dopo sui ripidi pendii della stretta valle sono allineate le case dell’abitato di Vernazza, di origne romana, dotata dai genovesi di un sistema difensivo, un tempo famosa per il suo porto, perchè qui veniva imbarcato il vino locale, lo sciacchetrà, e sempre qui esisteva un cantiere di riparazione per le galee della flotta in lotta con Pisa. Vernazza custodisce quella che è considerata la più bella chiesa delle Cinque Terre, la Parrocchiale di Santa Margherita di Antiochia, una chiesa come una nave, completata nel 1318 e più volte rimaneggiata, in stile gotico ligure, sugli scogli del porticciolo, per secoli, prima che fosse costruita la diga, la fiancata della chiesa è stata esposta alla violenza delle onde. Monterosso è il più vasto paese delle  Cinque Terre, con origini che risalgono alle colonie romane, il piccolo centro storico con le tipiche case colorate, i ” caruggi ” vicoli liguri, la Parrocchiale di San Giovanni Battista con la sua facciata gotica a righe bianche e nere. Il poeta Eugenio Montale, premio Nobel per la Letteratura nel 1975,  esplorò Monterosso nelle caldi estati della sua gioventù tra i 10 e 30 anni, dimorando nella villa delle due Palme, l’universo solare delle Cinque Terre era quello degli ” Ossi di Seppia “, diventato emblema della franosa condizione umana. Le Cinque Terre sono raggiungibili via autostrada A12 Genova/Livorno, uscita Carrodano-Levanto, via ferrovia da La Spezia e Levanto, ma il modo migliore per ammirarle è sicuramente dal mare, usufruendo dei battelli che effettuano numerosi collegamenti giornalieri.
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