Il rumore della pioggia del Costa Rica

 

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Tre settimane a Puntarenas, sulla spiaggia scura bagnata dall’oceano Pacifico, a documentare come i blocchi di pietra vengano trasformati dal lavoro e dalla passione degli artisti: una prospettiva interessante tra l’osservatore curioso e chi deve confrontarsi con la quotidianità del vivere. Gli artisti nazionali si sono rivelati ottimi appassionati conoscitori del loro territorio e disponibili, perfette guide per scoprire la Tierra Tica (tico è l’aggettivo familiarmente usato per indicare costaricense). Puntarenas, cresciuta su una lingua di sabbia stretta tanto da poter veder il mare su entrambi lati, non offre attrazioni turistiche straordinarie. Vivere qui è piacevole, per il suo clima, nonostante il periodo delle piogge le giornate sono state godibili, per la cortesia della sua popolazione e per la bontà del suo pesce.  Nel fine settimana gli autobus, provenienti soprattutto da San José, portano a Puntarenas i pendolari del mare e con loro appaiono ogni sorta di venditori di cibo, ottimo, e mercanzia marine. La maggior offerta turistica si trova lungomare El Paseo de Los Turistas, mentre sull’altro lato della piccola penisola si incontra la città quotidiana con il mercato e le sue case colorate. Il 30 settembre, in ricordo del presidente Juan Rafael Mora Porras che venne ucciso a Puntarenas nel 1860, si tiene il Gran Desfile, la grande parata  delle bande musicali delle scuole del Costa Rica, è difficile non venire contaminati dal ritmo della musica dei giovani ed esperti suonatori. Da Puntarenas siamo partiti in direzione sud alla volta di Jaco, la baia dei surfisti. Sosta inevitabile al fiume Tárcoles per vedere, dal ponte, i coccodrilli.
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Jaco è una località turistica, cucina internazionale e souvenir internazionale, qualcosa di locale si riesce a trovarlo, per chi ama aspettare l’onda è un metà  obbligata. A volte è meglio tacere, ascoltare: la foresta va ascoltata. L’escursione a Monteverde e al suo parco delle nubi ha lasciato sui i volti di  tutti un’espressione di attonita gratitudine per la bellezza del luogo. Oltre la passeggiata nella foresta tra farfalle colibrì e col lo sguardo all’insù per scrutare il verde tetto, il gruppo degli scultori si è  buttato nel canopy tour. Vale la pena di sfidare la paura delle vertigini per scivolare sulla foresta e se arriva una nube, la magia sarà perfetta. Nel passare da una costa all’altra, c’è spazio per un’escursione gastronomica alla scoperte di due prodotti che ben conosciamo come il caffè e lo zucchero. San Ramón (provincia di Alajuela) che si trova a un’ora di macchina dalla capitale San José, accoglie il visitatore con il verde vivo dei suo cafetal, cioè le piantagioni di caffè. A metà ottobre i semi raggiungono un colore rosso fuoco e i cafetal si affollano di raccoglitori e delle loro ceste, per il resto  dell’anno è possibile vedere le fasi della lavorazione presso un beneficio. Per le persone che iniziano la giornata solo dopo l’opportuna quantità di caffè quotidiano, non c’è nome migliore per indicare il luogo dove i chicchi vengano raccolti essiccati e lavorati prima di essere spediti oltre mare. Nella zona di San Ramón è possibile trovare piccole aziende che lavorano la canna da zucchero ancora in maniera tradizionale. Entrando nel trapiche si ha  la sensazione avvolgente e calda del succo della canna che bolle. Sembra di essere caduti in un’ottima bottiglia di rum, niente alcol, l’odore è comunque inebriante. Il territorio del Costa Rica è caratterizzato dalla presenza di vulcani, il più famoso è il vulcano Arenal anche per la presenza di acque termali. Nelle vicinanze  della capitale si trova il vulcano Irazú che appartiene alla Cordigliera Centrale Vulcanica e dista circa 40 km di San Josè.  Raggiunta Cartago la strada per Irazú offre continui cambi di luci e squarci fiabeschi. Questa zona è famosa per la sua produzione agricola, un orto sterminato che inerpica per le montagne. Certo arrivare sulla vetta di un vulcano, anche se comodamente seduti in macchina, è emozionante, considerato che le visioni paesaggistiche non sono state da meno, godersi l’andirivieni delle nubi è rilassante.
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Infine alcuni giorni nella capitale che avevamo solo sbirciato all’arrivo di questo viaggio: San José si distende su un altipiano al centro del Costa Rica, città vivace, conoscerla permette di per capire meglio questo Paese. Nel passeggiare per le vie del centro si incontrano due scrigni di storia tica. Il Museo dell’Oro, proprio vicino al Teatro Nazionale, raccoglie ciò che rimane dell’oro precolombiano,  una visita aurea per apprendere come fosse la vita prima dell’arrivo degli Spagnoli. Qualche centinaio di metri avanti un edificio dall’aspetto militare e che porta ancora i segni della guerra civile del 1948 ospita il Museo Nazionale. L’accoglienza è data dallo svolazzio delle farfalle, per accedere alla parte museale è necessario attraversare il  mariposario, una ghiotta occasione  per fare tante foto agli sfuggenti insetti. Le sale del museo aprono al visitatore la storia del Costa Rica, dalla sua cultura precolombina ai padri dell’attuale Repubblica. Dalla visita ai musei quello che maggiormente fa riflettere è come la Natura in questa terra abbia avuto nel corso del tempo un ruolo forte. In fondo lo sforzo di procedere sulla strada di uno sviluppo sostenibile ambientale è l’impegno di attualizzare una tradizione ben radicata. E poi c’è la pioggia, da ottobre a dicembre, che impone il suo tempo. Un tempo sospeso dove puoi decidere di sentirti oppresso dalla forza dal rumore invadente,  un ritmo ostinato oppure godere di quel tempo: se. avrete la fortuna di condividere quel tempo di attesa con qualcuno che conosca le storie  del Costa Rica, ascoltatele, il rumore della pioggia è la parte che le accoglie tutte.
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