Sulle rotte della Karakoram Highway

La Highway si può affrontare nei due sensi, ma cominciare da Kashgar (Kashi in cinese) consente di vedere per prima cosa il mercato domenicale della città, il più grande dell’Asia. In questo centro, oasi ai limiti del deserto del Taklamakan, fin dall’antichità si sono dati appuntamento mercanti tagiki, uyguri, kazaki, kirghizi, hunza (solo per citare alcune delle etnie che gravitano nella regione) per un incontro che ancora oggi è suggestivo e richiama alla mente e all’occhio altre epoche.

“Posh, posh” (largo, largo) è il continuo richiamo di carrettieri e mercanti che conducono alla cavezza asini o cammelli (quelli veri, con due gobbe, detti anche “battriani”), mentre su superfici organizzate o improvvisate, estese su un’area impensabile considerata la dimensione della città, fanno mostra di sé merci di ogni tipo: dalle stoffe ai gioielli, dai coltelli agli attrezzi agricoli, dai carretti di legno al bestiame, al cibo. Kashgar offre anche altre perle: una su tutte la moschea Aidkah, che ricorda come la città sia il centro dell’islam in Cina. Da vedere anche la tomba di Abakh Khoja, sovrano locale del XVII Secolo, edificio che ricorda lo stile architettonico di Samarcanda, in Uzbekistan e Isfahan, in Iran.

Proseguendo verso sud, la Karakoram Highway prende decisamente quota fino ad arrivare a 3.600 metri in corrispondenza del lago Karakul. Su questo specchio d’acqua di alta montagna è possibile provare l’esperienza di una notte in una yurta, le tende rotonde dei pastori nomadi. Nelle acque del Karakul si riflettono i profili del Muztagh Ata (7.546 metri) e del dirimpettaio Kongur Shan (7.719 metri).  La strada prosegue poi verso il Pakistan fra paesaggi aridi di alta montagna fino al confine sul passo Khunjerab, dove una stele di cemento e un drappello di soldati indicano il passaggio fra Cina e Pakistan. La discesa verso le pianure pakistane offre scenari decisamente differenti, a partire dal traffico. I camion da trasporto pakistani sono infatti un trionfo di artigianato. Si tratta di pesanti autocarri Bedford modificati da mani esperte e fantasiose con aggiunte di legno, metallo e vernice. Il risultato è una specie di carretto siciliano di alta montagna carico all’inverosimile di merce pesante, che arranca fra colori vivaci, catenelle e pendagli occupando l’intera (strettissima) carreggiata. Inutile dire che gli autisti sono orgogliosissimi delle loro creature.

Da questa parte del confine si entra nella regione pakistana del Kashmir, al momento contesa fra Islamabad e l’India. La situazione, nonostante la recrudescenza della crisi diplomatica fra i due Paesi negli ultimi dieci anni, resta tuttavia tranquilla, ma la presenza dei militari per le strade è ovviamente una costante. I centri abitati sono numerosi e sorgono quasi tutti lungo i fiumi e i torrenti che a sud di Gilgit si gettano nell’Indo. Il paesaggio è spettacolare: quasi l’intero percorso corre a mezza costa lungo valli semidesertiche e profondissime, in fondo alle quali c’è quasi sempre un corso d’acqua. In questa regione non mancano le possibilità di effettuare trekking. Già appena oltre confine, fra Sost e Pasu, i percorsi passano spesso su precari ponti di legno a cavallo di ampi fiumi impetuosi.

Come raggiungere la Karakoram Highway
Per cominciare il percorso dalla parte pakistana si può partire da Islamabad o Peshawar, entrambe raggiungibili con voli della compagnia di bandiera Pia. Kashgar, in Cina, è invece raggiungibile con una delle innumerevoli compagnie interne da Pechino o Shanghai. Un avvicinamento alternativo è offerto dall’Azerbaijan Airlines che vola da Milano a Urumchi, in Cina, via Baku, con tariffe vantaggiose. Da Urumchi si può arrivare a Kashgar per via aerea o con uno spostamento via terra di circa tre giorni.

La nostra scelta:
Dormire
Varie le possibilità sia all’inizio che alla fine del percorso. A Kashgar un pezzo di storia si può respirare dormendo al Chini Bagh, un tempo sede del consolato britannico. Lungo la strada un’opportunità da non perdere è quella di alloggiare nelle yurte del lago Karakul. Nei paesini di montagna pachistani sono numerose le pensioni economiche e pulite. Alcune godono di spettacolari viste panoramiche sulle valli circostanti.

Mangiare
Impossibile segnalare locali o luoghi in particolare. Meglio allora fare un a rapida carrellata sulle specialità. In Cina la cucina anche all’estremo ovest è dominata dal riso, dalla carne e dalle verdure al vapore. In questa zona una variante è costituita dalla carne di montone: una derivazione mediorientale e persiana arrivata fino in queste lande. In Pakistan ovviamente è proibito il maiale e l’alcol si trova con difficoltà, ma le specialità locali possono benissimo fare a meno di tutto ciò. La carne di capra e montone regna anche qui, con i relativi latticini. Un piatto da provare è il burus berikutz, due piadine sottili che racchiudono un cuore di formaggio di capra. Il tutto tagliato in fette di pochi centimetri.

Avvertenza
A causa delle significative altitudini si consiglia di affrontare il percorso secondo una tabella di marcia lenta, che consenta al fisico di abituarsi allo sbalzo. Sarebbe inoltre opportuno non fumare, né assumere tranquillanti o sonniferi che possono rallentare la respirazione e limitare l’afflusso di ossigeno. Il dislivello fra Kashgar e il passo Khunjerab è infatti superiore ai 3.300 metri, su una distanza orizzontale di soli 400 chilometri circa. 

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