Il legno antico e lucido ha ancora il profumo del mare. Gli alti alberi sembrano pronti a mettere le vele e a salpare e invece sono immobili da secoli. Ammirando da sotto l’imponente vascello Vasa, nel suo museo moderno a Stoccolma, si prova un timore referenziale davanti a quest’esempio tangibile della Storia.
Il veliero Vasa risale al Seicento ed è ancora così, intatto, come fosse alla vigilia di imbarco. Merito, o colpa, del fatto che affondò durante il suo viaggio inaugurale, un po’ come il Titanic, con cui ha molti tratti in comune, come la stupidità e la spavalderia umana che lo portarono a naufragare.
Solo che il transatlantico lo fece lontano dalle coste e a causa di iceberg, mentre il Vasa collassò appena uscito dal porto di Stoccolma e fu sepolto dal fango e dalla sabbia del fondale.
Per questo, e per le condizioni ideali di temperatura e salinità del mar Baltico, fu conservato perfettamente ed è arrivato a noi come solenne testimone di un’epoca che fu importante per la Svezia.
Nel Seicento, il piccolo Paese governato da re Gustavo II Adolfo Vasa voleva assicurarsi il proprio spazio nelle rotte commerciali dominate da Spagna, Inghilterra e Olanda. Il monarca, uomo d’azione e d’ambizione, soprannominato il leone del Nord, voleva tutelare la posizione del suo regno, imporsi come forza predominante nel mar Baltico e stabilire la sovranità svedese nei territori nordici degli stati tedeschi.
Per questo Gustavo II fece mettere in cantiere una nave come non se ne erano mai viste prima: più grande,
più bella, più veloce, capace di lanciare un segnale chiaro agli altri Paesi affacciati sul Baltico, Russia
e Polonia soprattutto.
L’imbarcazione si sarebbe chiamata Vasa, come la casa regnante. Lo stesso re si rese protagonista della costruzione con continue, assillanti, richieste che fecero impazzire i progettisti.
Ad esempio Gustavo II volle modificare la chiglia rispetto al progetto originario, allungandola. Il mastro carpentiere, purtroppo, morì lasciando l’impresa ai suoi inesperti apprendisti, che proseguirono l’opera sotto l’imperterrita interferenza del sovrano, nonostante fosse digiuno di conoscenze tecniche specifiche.
Il risultato fu sicuramente imponente: una vascello con una murata altissima e un doppio ponte imbottito di 64 cannoni. Ma questa imponenza nascondeva la debolezza che fu all’origine del disastro.
Il Vasa era troppo alto per le sue dimensioni e di conseguenza aveva un baricentro instabile. Nonostante i dubbi dei mastri carpentieri e per rispettare il volere del re sulla data di messa in acqua del Vasa, si sarebbe tragicamente scoperto il giorno del battesimo.
Il 10 agosto 1628 il Vasa issò le vele per il viaggio inaugurale poco al largo del porto di Stoccolma, al cospetto di numerosi invitati ad assistere al varo.
Il vascello, come era normale per il varo delle navi dell’epoca, aveva le fiancate coperte di statue in legno dorate e colorate, sui ponti erano issati stendardi e su richiesta del re, i cannoni erano pronti con palle e barili di polveri da sparo, mentre le cabine interne furono riempite di argenteria, cristalli, arredi, vasellame. Altro peso da aggiungere al povero Vasa.
Dopo alcune miglia una folata di vento lo fece inclinare da un lato. Anche se i timonieri riuscirono a raddrizzare il vascello, una seconda raffica lo inclinò nuovamente e l’acqua iniziò a entrare nello scafo attraverso i portelli dei cannoni.
Il Vasa affondò molto rapidamente, adagiandosi su un fondale fangoso poco profondo, a soli 120 metri
dalla costa e lì rimase, dopo aver recuperato i materiali più preziosi, per secoli dimenticato.
Almeno fino al 1956, quando l’archeologo navale Anders Franzén pensò alla possibilità di recuperarlo e di far rivivere questa sfortunata e poco nota pagina della Storia svedese.
Con le tecnologie moderne a disposizione e il fondamentale aiuto della marina militare, Franzén riuscì a localizzare il Vasa, di cui era stato dimenticato persino il luogo esatto dove affondò, e a studiare un piano per riportarlo in superficie.
La sorpresa fu che il relitto, costruito in ottimo legno di rovere, grazie alle condizioni ottimali per temperatura, salinità e concentrazione di ossigeno del mar Baltico, era più o meno intatto, deposto verticalmente
sotto il fondale, si era preservato perfettamente per più di trecento anni.
Tutt’intorno i sub trovarono moltissimi materiali caduti fuori bordo e anche essi affondanti nel fango: oltre 700 statue e polene che erano state fissate alle fiancate, scivolate sul fondo dopo la completa corrosione dei chiodi di fissaggio in ferro.
Non solo, gli archeologi recuperano all’interno del relitto circa 26 mila oggetti di origine marinaresca, di arredo mai usato, vasellame da cucina e da sala, cristallerie, attrezzature militari e persino accessori di abbigliamento.
Un vero e proprio tesoro in termini di importanza storica per studiare a fondo il Seicento, i suoi costumi e i metodi di costruzione per la Marina. Furono trovati anche alcuni scheletri di persone per sempre catturate dal Vasa.
Il vascello fu sollevato scavando alcuni tunnel sotto lo scafo, facendo passare cavi d’acciaio collegati a un paio di chiatte: fu immediatamente creata una piattaforma subacquea per un cantiere laboratorio per la riparazione e ricostruzione del relitto.
L’opera di restauro del Vasa è stata lunga e fortunatamente si è potuto usare molto materiale originale: circa il 98% è stato ben conservato dall’acqua del Baltico.
Alla fine, l’imponente Vasa venne alloggiato nella sua nuova casa: il museo progettato da Göran Månsson e Marianne Dahlbäck, inaugurato nel 1990, e una delle maggiori attrazioni di Stoccolma per i visitatori.
All’interno del museo sono in mostra tutti i materiali e gli oggetti sottratti al mare, è raccontata la tragica avventura con modellini e quella del recupero: la temperatura del luogo è tenuta costantemente sui 18/20 gradi per riuscire a mantenere al meglio il legno della nave.
Al centro dell’enorme sala, il regale, maestoso, splendido Vasa tirato a lucido come doveva apparire quel tragico giorno del 1628. Si può ammirarlo nei particolari con un camminamento che corre a vari livelli e arrivare sotto al cospetto della poppa finemente intagliata.
Qui si viene presi da un sentimento di riverenza e di rispetto per la Storia nel muto testimone, il vascello del XVII secolo in miglior stato di conservazione al mondo.
Fuori dal tetto del museo si possono scorgere le estremità degli alberi che segnalano la struttura da lontano nel panorama di Stoccolma.
Anche la collocazione è suggestiva: il museo si trova infatti nei giardini di Djurgården, di fronte a quel mare che lo sfortunato Vasa, una sorta di Titanic del Seicento, vittima delle circostanze e della vanagloria umana, per poco aveva solcato.
Info: www.vasamuseet.se/it
www.visitstockholm.com
Foto: www.visitstockholm.com/it/ , www.visitsweden.com Pixabay
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