Le bandiere sventolanti, il rullo dei tamburi e la folla sono tutti per i cavalli e i fantini. Il Palio di Siena mette in scena un grande spettacolo, basato su una tradizione antichissima, tra contrade, rivalità e amicizie, tra colori e urla per spronare e per gioire, tra stendardi, costumi e cortei storici.
Due volte l’anno, il 2 luglio, per la Madonna di Provenzano, e il 16 agosto in onore della Madonna Assunta, la città si trasforma in una festa a cielo aperto che attrae migliaia di visitatori.
Ma per gli abitanti il Palio di Siena è molto di più, fa parte della vita stessa, da quando si nasce a quando si muore. Un rapporto indelebile, saldo e quasi totalizzante che si capisce bene facendo visita ad un rione e al suo museo.
Ad esempio, quello della Tartuca, una delle contrade più antiche, che si trova all’interno del Terzo di Città, a una decina di minuti a piedi da piazza del Campo, e ha la sede e l’oratorio nella chiesa di Sant’Antonio da Padova in via Tommaso Pendola sin dal tardo Seicento. Il museo
è un chiaro esempio di questo legame ancestrale tra il territorio, la città e le sue tradizioni.
Incontrando qualsiasi appartenente ad una contrada, poi, si ha chiara la passione con cui si vive il Palio di Siena: traspare dalle parole di chi racconta di vittorie e sconfitte, dagli occhi scintillanti alla vista dei drappelloni acquisiti, dall’orgoglio con cui si mostrano tamburi, abiti e foto di cavalli e fantini.
Ma anche dai ricordi dei bambini nati in contrada, dei lutti affrontati insieme, delle tavolate di solidarietà e soccorso. Perché visitando un museo, si capisce che il Palio di Siena va oltre la
festa, è quotidianità, senso di appartenenza, gioia di far parte di una comunità unita contro il mondo, o contro le altre contrade quando si tratta di correre la giostra sulla piazza del Campo.
In questo il museo della Tartuca è molto illuminante. Si trova all’interno dell’oratorio di via Tommaso Pendola, uno spazio moderno a più piani in un palazzo barocco, diviso in tre sezioni: il museo degli arredi sacri, con calici, paramenti e altri oggetti come una prestigiosa croce reliquario del 1624; il museo del costume, con tutti gli abiti, gli stemmi e i bozzetti di secoli
di corse; e il museo del palio di Siena vero e proprio.
In una sala sono conservati tutti i dipinti e le raffigurazioni dell’animale simbolo della contrada, tra opere d’arte importanti e quadretti ironici: la tartaruga fu scelta in epoca remota,
quando un carro con la sua forma partecipò a una festa paesana, con i colori del carapace giallo e nero. Le tinte tipiche, poi, sono mutate inserendo l’azzurro al posto del nero.
Nel museo si passa ad ammirare i pali vinti dalla seconda metà del XVII secolo, oltre ai nerbi utilizzati dai fantini, a un albo delle vittorie, attestati vari, memorie della rivalità con la contrada Chiocciola.
Nella sala con ampia vetrata, poi, sono conservati in originali teche scorrevoli sospese al soffitto i drappelloni vinti dal 1809 ad oggi, molti dei quali vere e proprie opere d’arte tra le quali due dipinti da Fernando Botero, nel 2002, e da Igor Mitoraj nel 2004. Infine, nel museo sono esposte una pittura d’olio su tavola e foglia d’oro di Emma Sergeant, “Trittico Tartuca”, e due sculture in onice di Emily Young.
Le parti più emozionati del museo, però, sono quelle più semplici: la sartoria dove si cuciono e aggiustano gli abiti e le bandiere e il ripostiglio dei tamburi. In questi due luoghi sembra esserci proprio l’anima dei contradaioli e dello stesso Palio di Siena.
La Tartuca correrà il prossimo Palio di Siena: si troverà a scontrarsi con la rivale storica, la Chiocciola, e si sfiderà con Aquila, Giraffa, Selva, Onda, Nicchio, Istrice, Drago, Torre.
Siena è attualmente divisa in 17 contrade, contraddistinte da un proprio stemma e colori unici: a ogni carriera, corsa, ne partecipano dieci, le sette che non hanno gareggiato l’anno precedente più tre estratte a sorte.
Il Palio di Siena ha origini remote, pare fossero corse di caccia al bufalo e ai tori, poi trasformate in feste con cavalli da condurre a piazza del Campo. I primo documenti che citano le contrade sono di inizio Duecento e veniva corso come giostra ludica in onore di Maria
Vergine Assunta, patrona di Siena: il momento culminante era l’offerta di ceri e censi in cattedrale, unendo il lato ludico a quello religioso e politico.
I primi nomi attuali delle contrade appaiono solo alla fine del Quattrocento e per la metà del
Cinquecento tutte e diciassette furono formate. Il vero e proprio primo Palio di Siena è documentato nel 1633: da allora si è sempre svolto, tranne i fermi per le guerre e la recente pandemia.
Nel corso dei secoli, la festa si è arricchita di regole, usanze e pratiche, molte
delle quali note solo ai contradaioli. Sono tanti i riti che aprono i giorni del Palio di Siena, che in realtà sono quattro e proprio l’ultimo è quello dedicato alla corsa vero e propria. Un evento per il quale le contrade vivono tutto l’anno.
Info:
www.visittuscany.com
visitsienaofficial.it
http://museo.tartuca.it/wordpress
www.ilpalio.org/
Foto di Sonia Anselmo, Valerio Tavani, dreamstime.com
In collaborazione con Toscana Promozione Turistica
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