La scala di santa Maria del Monte racchiude l’essenza di Caltagirone, magnificenza barocca e colori. Città ricca e operosa per secoli, quindi centro di commercio e scambi, come testimoniano i monumenti e i palazzi. Un destinazione privilegiata per scoprire cosa si nasconda dietro al portone di un’antica dimora aristocratica come Palazzo Gravina Pace.
La facciata è caratterizzata da un lungo balcone sorretto da mensoloni reggi balcone attribuibili ai Gagini, un susseguirsi di mostri, sirene, cavalieri, dame che si alternano a medaglioni con imperatori romani e personaggi della storia greca.
Il rinascimentale decoro ha un doppio pregio: una bellezza senza tempo e una importante testimonianza dello stato dell’arte precedente al terremoto che sconvolse il Val di Noto nel 1693.
Infatti Palazzo Gravina Pace , edificato ai primi del Seicento, come ampliamento di strutture preesistenti – trae origine da una torre medievale -, sopravvisse, insieme ad altri edifici che si affacciano nella stessa piazza, al disastroso terremoto. Una lunga storia di una residenza gentilizia che si è adattata alle nuove esigenze, alle mode, dai saloni seicenteschi ai salotti del Settecento. Il fascino di un museo e il respiro di una casa.
Appartenuto al casato dei principi Gravina il palazzo è pervenuto ai baroni Pace Gravina, che tuttora lo abitano: il barone Biagio e i cavalieri Gianfranco e Giacomo.
All’interno di Palazzo Gravina Pace sale con importanti decorazioni dei fratelli Vaccaro e frammenti di storia, dove i cimeli del famoso archeologo Biagio Pace, nonno degli attuali residenti, aggiungono un tocco di invidiabile avventura.
Prima di varcare il portone bisogna prendere fiato, è uno di quei luoghi che cambia la percezione della Storia.
I Gravina sono tra le famiglie patrizie più blasonate e di alto lignaggio della Sicilia, consanguinei dei sovrani normanni, come dimostra la scacchiera degli Altavilla inserita nello stemma del casato. Numerosi i personaggi illustri nelle armi, come Antonino, che comandò una galea alla battaglia della Goletta, Sancio, cavaliere di Malta, o Federico, ammiraglio della flotta spagnola a Trafalgar. Fu ancora un Gravina che fece edificare la famosa Villa Palagonia a Bagheria, conosciuta come “Villa dei mostri”.
Grazie ad una accorta politica matrimoniale i Gravina mantennero per lungo tempo uniti i loro vasti possedimenti, con una costante presenza nel Parlamento siciliano e negli uffici più prestigiosi del Regno di Sicilia.
Palazzo Gravina Pace oggi racchiude due anime, di nobiltà di spada e di toga: infatti i baroni Pace vantano invece una rilevante eredità intellettuale, tra giuristi, archeologi e donne dal carattere volitivo.
Seduta in delizioso divano da conversazione dorato e rosso, ho scoperto la storia di Palazzo Gravina Pace e dei suoi abitanti, parlando con il Professore Giacomo Pace Gravina.
Ti senti più proprietario o custode?
Hai utilizzato la parola che più rende la nostra realtà, oggi. Cerchiamo di tramandare il senso di storia e di bellezza che questa dimora trasmette, con un impegno continuo nella sua valorizzazione, manutenzione, restauro: siamo anelli d’una catena che ci rende davvero custodi di uno scrigno di memoria.
Vivere a Palazzo Gravina Pace così carico di Storia e storie quanto ha influenzato la vita, aspetti positivi e negativi. Una casa come questa mi ha concesso il privilegio di vivere una quotidianità fatta di bellezza e di memoria.
Da bambino la fantasia correva lungo le vicende narrate dagli affreschi delle volte, ogni oggetto raccontava una storia, i libri di nonno Biagio e di papà hanno precocemente stimolato la mia curiosità intellettuale: archeologia, arte, diritto. Questo retaggio umanistico certo ha contribuito non poco alla mia crescita intellettuale. Allo stesso tempo la casa rappresenta radici profonde che mi hanno fatto sempre ritornare a Caltagirone, una sicurezza nelle tempeste della vita.
Gli oggetti, i libri, le cose tue e della tua famiglia come sono collocate, che spazi hanno come in tutte le case anche nella nostra si vive una normale quotidianità: forse la peculiarità è la presenza di ‘troppi’ libri, che ‘invadono’ ampi spazi. Ma in questa casa è normale, sono volumi che hanno generato e continuano a generare altri libri, a stimolare altre ricerche: non a caso il grande scrittore Vincenzo Consolo ne L’olivo e l’olivastro ci ha ritratti durante il complesso lavoro di sistemazione della biblioteca di nonno Biagio.
Gli oggetti parlano, racchiudono una storia. Quali sono le testimonianze di vicende che vorresti aver vissuto tu in prima persona?
Certamente i cimeli del nonno archeologo ricordano tante delle sue avventure: fu uomo di scienza ma anche soldato, rivestì ruoli di intelligence, condusse scavi non solo in Sicilia e in Italia, ma anche in Asia e in Africa. Avrei voluto conoscere la Grecia romantica che lui visitò da ragazzo, o come lui lasciarmi ammaliare dal mal d’Africa.
Un uomo che vissuto pienamente il suo tempo, anche nella dimensione dell’avventura e dell’esplorazione, di lunghi viaggi che hanno segnato la sua vita, fu un precursore della promozione del turismo in Sicilia: oggi possiamo solo sognare viaggi davvero avventurosi, conosciamo tutto delle nostre mete ancora prima di giungervi.
Fatti, misfatti, curiosità, personaggi che sono transitati, vissuti a Palazzo Gravina Pace che disegnino una linea temporale della dimora e allo stesso tempo siano indice della società.
Anche la figura del nostro nonno materno, don Salvatore Gravina di Palagonia, era affascinante: un uomo moderno e aperto, ufficiale di cavalleria, bon vivant. Amava i cavalli, la caccia, la buona tavola, soprattutto le belle donne.
Fu anche munifico donatore del terreno su cui sorge l’Ospedale di Caltagirone, che da lui ha preso il nome, seguendo un’antica tradizione di casa Gravina, di vicinanza ai poveri e agli ammalati.
È difficile tenere a bada la curiosità passeggiando tra i saloni e affreschi, gli stili, le forme si sovrappongono, mobili liberty, antichi vasi cinesi, un mattone della casa di Maria, che Biagio Pace visitò e riconobbe, o il ricordo della sua rocambolesca fuga dalla Georgia invasa dall’Armata rossa travestito da macchinista.
Una lunga vita che si frantuma in una complessità di singolarità, in un senso di armonia fluida, è la sensazione che rimane. Questa serenità che respirano anche gli abitanti più longevi e meno fisici, nello stato attuale, nella loro benevolenza. Ogni antica dimora ha i suoi ospiti speciali, anche Palazzo Gravina Pace.
Info
www.comune.caltagirone.gov.it/
Foto di Maria Luisa Bruschetini
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