Con l’ombrellino davanti al kimono, con il fiocco in testa, stilizzate o più cicciotte. Le Kokeshi sono più che bambole di legno,sono un simbolo del Giappone, inevitabile souvenir per chi visita il Paese.
Oggi ce ne sono di molti generi, piccolissime da collezione, con tanto di piedistallo, oppure
adatte a essere portachiavi, o con la loro forma si adeguano a magneti o a elementi di bigiotteria. Comunque sia le bamboline di legno fanno sorridere e si fanno amare da tutti.
Le Kokeshi sono un oggetto di antica tradizione artigianale giapponese. La prima venne realizzata
nel XIX secolo nel nord dell’arcipelago, nella regione di Tohoku, dominata da paesaggi rurali,
tra foreste primordiali e vaste risaie, frequentata meta invernale per gli sport sulla neve.
Proprio qui, in questa terra legata alle usanze, sono nate le Kokeshi. Realizzate a mano dagli artigiani più abili, i Kiji-shi, le prime bamboline vennero create come souvenir per i
visitatori delle terme della prefettura di Miyagi, e siccome ebbero subito un grande successo
si diffusero in tutta la regione di Tohoku.
Da qui partirono per la conquista del Giappone e poi del mondo: si dice, infatti, che le Kokeshi
furono anche d’ispirazione per le bambole di legno russe, le matrioske.
Comunque sia, ancora oggi mantengono inalterate la loro vocazione di souvenir. A cui si è aggiunta
un’altra credenza: come diversi oggetti della tradizione giapponese, sono considerate un talismano, un portafortuna, ornano le case e vengono regalate alle persone speciali.
Le Kokeshi sono caratterizzate da un busto cilindrico e da una grande testa sferica, non hanno braccia né gambe. Spesso indossano il kimono, oppure tengono davanti un caratteristico ombrellino.
La loro lavorazione artigianale è lunga e complessa. Il legno scelto per le Kokeshi è quello
dell’acero giapponese: viene levigato e formato attraverso un tornio, nella forma classica
cilindrica, a volte sottile come un giunco, altre volte più corposa, con una sfera alla sommità.
Poi il corpo viene dipinto a mano con decori floreali che ricordano i kimono, mentre la testa
viene tratteggiata con un volto femminile. Infine, la bambola viene coperta con uno strato
di cera per proteggere i colori e allo stesso tempo dare lucentezza.
Essendo prodotte a mano, le Kokeshi sono diverse una dall’altra, anche se il modello può
sembrare lo stesso. Dall’espressione serena, le bamboline sono espressione del talento e della
creatività degli artigiani anche nei decori e nelle tinte scelte.
Esistono due tipi di Kokeshi, quelle tradizionali e quelle più moderne. Le prime hanno di solito
il corpo più lungo e la testa piccola, si trovano soprattutto nel luogo dove sono nate, nella prefettura di Miyagi e rappresentano nella forma e nella decorazione proprio l’usanza di questa regione, rimasta invariata sin dalle loro origini.
A Naruko, città principale della regione, c’è anche la Kokeshi Street, una via così chiamata proprio per le botteghe artigianali specializzate nella produzione delle bamboline. La versione
locale è caratterizzata dai disegni a crisantemo e dal suono stridulo che si sente se si prova a girare il collo. Negli atelier e laboratori si può provare anche a dipingere la propria Kokeshi.
Le Kokeshi moderne, invece, sono più fantasiose, se ne trovano di molte fogge e colori,
da quelle con l’ombrellino o il ventaglio a quelle con un fiocco alla sommità o fiori disegnati sui capelli.
Arancioni, rosse, gialle, si trovano in mille sfumature sulle bancarelle fuori ai templi come il Senso-ji a Asakusa a Tokyo o nei negozi di tutte le città giapponesi.
Questo tipo di Kokeshi è diventa molto famosa dopo la Seconda Guerra Mondiale e spesso, tornando in anni diversi in Giappone, si scopre che i modelli cambiano nel tempo, anche se la forma tipica resta sempre la stessa. Ad esempio, si trovano persino minuscole bamboline, perfette per fare una collezione. Anche queste delle bancarelle sono tutte in legno e prodotte nel Paese.
Perfette per continuare la missione per cui sono nate le Kokeshi, quelle di diventare un souvenir raffinato e divertente.
Info: www.japan.travel
Foto photo-ac.com, Pixabay, Sonia Anselmo
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