Arriva a fine pasto croccante e scrocchiante, avvolto nella carta dorata. Basta aprirlo e
cela una frase promettente o un motto divinatorio. Il biscotto della fortuna è una consuetudine
dei ristoranti cinesi e automaticamente viene da pensare che sia nato lì. E invece no.
Anzi, in Cina non lo conoscono neppure. Soltanto recentemente, i locali, per seguire
i turisti che lo chiedevano, hanno cominciato a servirlo.
Il biscotto della fortuna è americano. O meglio si è sviluppato e ha avuto successo nella più
grande Chinatown del mondo, quella di San Francisco. Ma sarebbe originario del Giappone.
Un lungo viaggio di idee, creatività, intuito, successo che lo ha portato sulle nostre tavole.
Realizzato con farina, zucchero, olio, vaniglia e in qualche caso burro, il biscotto discende
da uno più nobile, che veniva preparato a Kyoto nel XIX secolo in un tempio dedicato alla fortuna chiamato omikuji. Nello stesso periodo, un dolcetto simile veniva descritto in un libro di storie giapponesi.
A Kyoto le cialde, anticipatrici dell’odierno biscotto della fortuna, venivano grigliate sulla brace, poi sigillate e con un biglietto inserito nella fessura con una frase divinatoria da interpretare. Anche la ricetta era diversa: questi dolci erano fatti con miso e sesamo, che davano loro il colore scuro, oltre alla forma, più grande e triangolare.
Ancora oggi, in alcuni quartieri di Kyoto, come quello del tempio Fushimi Inari Taisha, vengono
venduti nelle pasticcerie: spesso hanno il biglietto accanto, in modo che non venga ingerito accidentalmente, e le frasi sono per lo più poetiche, anche se alcune danno consigli o fanno previsioni.
Furono i giapponesi immigrati negli Stati Uniti a portare il biscotto della fortuna in America, che ovviamente si è evoluto da quello originario.
Anche grazie ai cinesi, che arrivarono a San Francisco nella metà dell’Ottocento come manodopera per la ferrovia Central Pacific, per le miniere e nelle fattorie e aiutarono lo sviluppo degli Stati Uniti verso Ovest.
In poco tempo San Francisco divenne un centro focale per i lavoratori asiatici che cominciarono
a stabilirsi intorno a Grant Street.
Con il famoso terremoto del 1906, molti di essi persero la vita e il sobborgo venne distrutto.
Poco dopo Chinatown venne ricostruita e si ingrandì sempre di più, accogliendo persone da regioni
diverse della Cina, che hanno mantenuto le loro tradizioni.
Dalla famosa porta d’ingresso, tra Grant street e Bush street, il distretto è pieno di ristoranti, bar, negozi di specialità tipiche ed è una delle attrazioni turistiche più visitate di San Francisco.
Proprio in uno di questi ristoranti, il Japanese Tea Garden, venne presentato ai commensali per la prima volta il biscotto della fortuna.
Veniva prodotto da una pasticceria locale, Benkyodo, che nel 1911 inventò una macchina per realizzare in quantità i dolcetti, aromatizzati alla vaniglia e al burro.
Da lì è partito il successo internazionale del biscotto della fortuna, che ha creato persino
dispute tra pasticceri e inventori, ognuno che avrebbe voluto rivendicarne l’ideazione.
I dolcetti diventarono ufficialmente cino-americani da giapponesi con la Seconda Guerra Mondiale.
Secondo una diffusa teoria, il motivo sarebbe nel fatto che i giapponesi furono internati con la
forza nei campi di isolamento, lasciando un vuoto nella produzione che i cinesi colmarono subito.
Da allora furono i panifici cinesi a preparare il biscotto della fortuna, che all’inizio era sempre lavorato a mano. Con la diffusione dei macchinari divenne facile ed economico crearne tanti, al punto che furono introdotti sulle tavole come un dessert di cortesia a fine pasto, un’offerta gratuita molto apprezzata dagli abitanti di San Francisco che assaggiavano la cucina cinese.
Da allora il biscotto della fortuna si trasformò quasi in un’icona della cultura americana e
ogni anno sono prodotti circa 3 miliardi, quasi tutti consumati nei soli Stati Uniti. Inoltre,
il fatto di dover inventare nuove frasi profetiche o poetiche da inserire nel biglietto ha
creato persino un nuovo tipo di lavoro.
Così, dalla tradizione giapponese all’inventiva manageriale cinese, passando per San Francisco, il biscotto della fortuna è arrivato sulle tavole dei ristoranti di tutto il mondo.
Info: www.history.com/news/fortune-cookies-invented-chinese-japanese
Foto Pixabay e dreamstime.com
Articoli correlati:
https://www.latitudinex.com/asia/suzhou-lantica-citta-giardino-della-cina.html
https://www.latitudinex.com/europa/americhe/philadelphia-nel-cinema-location-ideale-per-tutti-i-generi.html