Natura selvaggia e antiche tradizioni, con un fascino esotico. Le isole Cook in Polinesia sono la culla della cultura maori: forzatamente distaccate dal resto del mondo, lontano da tutto e tutti, a metà strada tra la Nuova Zelanda e le Hawaii, in mezzo all’Oceano Pacifico sono riuscite a mantenere riti, leggende e miti. Si sono anche impegnate a tutelare questo patrimonio storico e culturale unico, anche attrezzandosi in modo moderno.
Come con Hira Kia Orana, l’applicazione che permette ai visitatori di tradurre in Maori istantaneamente dalla propria lingua vocaboli di viaggio, frasi utili, ma anche canzoni e preghiere locali. Non solo, già 15 anni fa si è riportato nelle scuole l’insegnamento della lingua Maori, insieme all’inglese, proprio per tutelare l’identità e preservare per le
le generazioni future la cultura ed il patrimonio ambientale del piccolo paradiso.
In questo quadro di conservazione, rimangono vivi i tratti culturali maori che il popolo delle isole Cook si tramanda con successo da secoli.
Gli abitanti delle Isole Cook sono discendenti dei veri polinesiani, i migliori navigatori del Pacifico. Circa l’87% dei cookiani è rappresentato, infatti, da autentici Maori che nel IX secolo partirono da Hawaiki, la loro terra d’origine, verso Aotearoa, la “terra della lunga nuvola bianca”, l’attuale Nuova Zelanda. Una conoscenza sofisticata della navigazione li ha portati, senza paura, alla ricerca di nuove terre. Dal 1500 a.C, quando hanno colonizzato le isole a bordo delle loro vakas, le canoe a doppio scafo, ad oggi hanno mantenuto intatte le loro credenze. Per fortuna, nonostante i divieti posti dai missionari cattolici nell’Ottocento di cantare e ballare, gli isolani sono riusciti a trasformare le loro canzoni in inni e a coniugarle con la fede cattolica.
Tra queste credenze ci sono le leggende maori, come quella che riguarda lo squalo. Si dice che
molto tempo fa c’era una bellissima fanciulla di nome Ina che chiese a uno squalo di portarla su un’altra isola per andare a far visita al suo innamorato. Durante il viaggio Ina aveva fame e decise di aprire una delle noci di cocco che aveva portato con sé: ne spaccò una sulla testa dello squalo, il quale se la scrollò di dosso e se la mangiò, ma da quel giorno gli squali hanno la testa leggermente “ammaccata”. Oggi le isole Cook sono il santuario marino dedicato agli squali più importante al mondo.
Un’altra tradizione maori è quella dei tatuaggi. Testimonianza di una civiltà millenaria e simbolo dai profondi significati, a volte reconditi, ha origine più di 2000 anni fa. Storicamente non vi era scrittura nella cultura polinesiana e i segni per esprimere le proprie identità e personalità
erano i disegni sulla pelle.
Così i tatuaggi indicavano la genealogia così come la maturità sessuale ed il rango all’interno della società. Quasi tutti nell’antica società polinesiana erano tatuati. Con l’arrivo dei missionari cristiani la pratica del tatuaggio fu messa fuorilegge, ma a partire dagli anni ’90 del Novecento questa sta vivendo una vera e propria rinascita.
Molte famiglie polinesiane sono rappresentate da disegni specifici che tramandano ai giovani durante un vero e proprio “rito di passaggio” all’età adulta. Ma oggi sono tantissimi anche i visitatori da tutto il mondo che scelgono di tornare a casa con un souvenir tatuato sulla pelle.
Gli artisti di quest’arte millenaria amano, infatti, affermare: “finché le persone continueranno a venire qui sugli aerei, non rimarremo mai senza tela”.
La vera particolarità di questi tatuaggi è che siano “senza fine”. Non si tratta, infatti, di tanti piccoli decori sconnessi tra loro, ma piuttosto di un’unica scena che si evolve, si distende e si prolunga con l’allungarsi della vita delle persone, che cresce con loro, come a raccontare una storia ricca di emozioni.
I soggetti più tatuati dai Maori sono diversi. Come la lancia, anche utilizzata per rappresentare simbolicamente il pungiglione di alcuni animali. Un altro simbolo classico utilizzato per rappresentare la natura guerriera è lo squalo, simbolo di protezione, guida e forza, così come di adattabilità.
L’oceano è una seconda casa per i polinesiani, principale fonte di cibo e il luogo di riposo quando partono per il loro ultimo viaggio. Per questo sono diversi gli animali ad esso legato spesso scelti per i tatoo.
Come la tartaruga, che si dice guidi i defunti verso le loro destinazioni, ma che rappresenta anche salute, fertilità, longevità, pace e riposo. Poi c’è la razza che vista la capacità di nascondersi nelle sabbie sottomarine, è classificata come simbolo di protezione, oltre che di adattamento, grazia, tranquillità, agilità e velocità.
Sul lato “terrestre” vengono spesso rappresentati lucertole e gechi, anche loro dal ruolo importante nel mito polinesiano. Gli dei e gli spiriti minori apparivano spesso agli uomini sotto forma di lucertole e questo potrebbe spiegare perché l’elemento stilizzato usato per rappresentare la lucertola sia molto simile al simbolo stilizzato usato per rappresentare l’uomo.
Le lucertole sono creature molto potenti che portano fortuna, permettono la comunicazione tra umani e dei e che possono accedere al mondo invisibile. Ma possono anche portare cattivi presagi a chi manchi loro di rispetto.
La cultura Maori ha poi tante altre sfaccettature, riti e leggende da scoprire direttamente alle Isole Cook, dove si possono fare tour ed escursioni ad hoc per capire i miti e la storia di questo popolo.
Come arrivare:
Air New Zealand è la principale compagnia aerea e vola verso le Isole Cook da Los Angeles, Sydney e Auckland. Per maggiori informazioni www.airnewzealand.eu
Air Tahiti ed Air Raotonga collegano Tahiti con le Isole Cook (Papeete/Rarotonga)
www.airraro.com
Info: www.cookislands.travel
www.facebook.com/isolecook – twitter.com/isolecook – https://instagram.com/isolecook
Foto www.cookislands.travel e Pixabay
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