Alberghi a rischio sciopero il 17 marzo contro la tassa di soggiorno

Il consiglio direttivo di Federalberghi-Confturismo ha deciso alcune forme di protesta contro la paventata introduzione della tassa di soggiorno inserita all’interno del decreto sul federalismo fiscale municipale, dichiarando da subito lo stato di agitazione della categoria. Se dovesse essere confermata nelle prossime ore questa sciagurata ipotesi vessatoria nei confronti dei consumatori italiani e stranieri che pernotteranno negli alberghi italiani – è scritto nella delibera del consiglio direttivo – i 34mila alberghi italiani verranno inviati a non accettare prenotazioni il 17 marzo, giorno della celebrazione dell’Unità d’Italia. Quel giorno, nel quale si prevede che oltre due milioni di turisti tra italiani e stranieri pernotteranno nelle strutture alberghiere di tutta Italia, il mancato introito economico potrebbe portare l’erario a perdere, tra tassazioni dirette e indirette, qualcosa come 100 milioni di euro. Inoltre la Federazione ha anche deciso ulteriori ed estreme forme di protesta e iniziative di piazza se la Commissione bicamerale sul federalismo non batterà un colpo a favore di quelle imprese che quotidianamente sostengono l’economia e l’occupazione di questo Paese.

In precedenza, il presidente di Federalberghi-Confturismo, Bernabò Bocca si era già espresso con toni duri verso l’introduzione della tassa di soggiorno: “Una tassa del genere, richiesta dai Comuni e favorita dal Governo – aveva dichiarato Bocca – rischia di servire solo a ripianare le languenti casse municipali e potrebbe inferire il colpo mortale a quelle migliaia di imprese ricettive che dopo due anni di crisi drammatica, senza alcun piano strategico di rilancio dell’immagine turistica dell’Italia nel mondo e senza alcun intervento di sostegno, dovrebbero subire supinamente un aggravio del tutto privo di logica finalizzata al settore”. “Una tassa del genere – aveva poi aggiunto – colpisce unicamente le imprese ricettive, creando ulteriori danni all’economia del Paese e all’occupazione, che nel solo 2010 ha subito una flessione del 2,4% di lavoratori”.

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