Segreti di Bologna, curiosità e leggende per il lato nascosto della città

Gaudente e solare, come si vede dall’alto della Torre degli Asinelli, con i tetti rossi, i portici e le strade che si incrociano. Eppure esistono anche i segreti di Bologna: curiosità, leggende e misteri, un lato nascosto non per forza oscuro, ma celato ai visitatori più disattenti.

I segreti di Bologna iniziano proprio nella piazza Maggiore, cantata da uno dei suoi figli più amati, Lucio Dalla, il duecentesco cuore della città, con gli importanti edifici, la basilica di San Petronio, il palazzo dei Notai, il palazzo d’ Accursio, il palazzo dei Banchi e il palazzo del Podestà.

Proprio quest’ultimo, sotto il voltone, rivela il telefono senza fili. Passando da quelle parti è facile incontrare persone di spalle intente a parlare al muro, sotto la torre dell’Arengo: i suoni vengono trasmessi da un angolo all’altro. Il telefono senza fili è un ingegnoso canale di comunicazione ideato durante il Medioevo per dare la possibilità ai lebbrosi di confessarsi lontano dal prete. Oggi è un divertente effetto acustico.

Poco più in là, un altro dei segreti di Bologna, celato da uno dei simboli della città: la fontana del Nettuno. Il dito della statua crea un curioso effetto ottico, da osservare nei pressi della scalinata della biblioteca, su una mattonella più scura che indica il punto giusto: da lì, gli occhi vedono non più l’indice di Nettuno, ma il fallo in erezione dello stesso Dio del mare. Un scherzo che ben si addice alla goliardia tipica della città.

Ancora, un altro simbolo di Bologna, la Torre degli Asinelli, conserva una leggenda: gli universitari più scaramantici non ci salgono, perché chi va sulla torre non si laurea, secondo un mito popolare. Inoltre, appena arrivati sulla cima si trova un vaso rotto: nessuno sa perché sia lì e chi l’abbia messo, si pensa che possa ricordare le buone doti di Bologna nella risoluzione dei problemi.

Scesi di nuovo in basso, una passeggiata in Strada Maggiore è d’obbligo per scoprire uno dei segreti di Bologna. All’ingresso di di Corte Isolani, è facile incontrare gente che fotografa all’insù: sull’antico portico, sono conficcate nel legno tre frecce. Si racconta che tre briganti intenzionati ad un uccidere un facoltoso signorotto locale, furono distratti da una fanciulla che si sporgeva nuda da una finestra: sbagliarono mira e invece di colpire il poveretto, finirono sul
soffitto del portico.


  
In via Indipendenza, all’angolo con via Rizzoli, sotto la Torre Scappi, sulla volta del Canton
de’ Fiori, si trova un altro segreto di Bologna: una scritta alquanto particolare.
“Panis vita, canabis protectio, vinum laetitia”, “Il pane è vita, il vino è allegria,
la cannabis è protezione”. Fa riferimento alla ricchezza che ha portato alla città la coltivazione
della canapa.

Sempre in centro, una figura inquietante si trova all’angolo sotto il porticato dell’ex ospedale degli Innocenti, antico orfanotrofio della città: è la diavolessa, un essere strano dalle fattezze femminili e la testa di cane, di via d’Azeglio. Si dice che fu messa lì per indurre i genitori che volevano abbandonare i figli a riflettere sul loro gesto, aiutati anche dalla Madonna dipinta accanto nella gioia della maternità. C’è però una leggenda duecentesca sulla scultura, voluta per ricordare il diavolo fuoriuscito da un cavallo imbizzarrito, ma c’è anche chi vuole che sia la protettrice dei viandanti e altri ritengono sia un monito per rammentare una strega, Caterina, vissuta nel quartiere nel XV secolo. Comunque sia, resta uno dei segreti di Bologna più affascinanti.

Un’altra curiosità è la finestrella che dà sulla Little Venice, la piccola Venezia, a via Piella, una traversa di via Augusto Righi. Si affaccia sul canale delle Moline, uno dei pochi non
asfaltati nel Novecento e rimasti di quelli che nel XII secolo venivano usati dai mercanti, e questo scorcio con i palazzi colorati che si specchiano nell’acqua, è diventato una meta romantica di tutti gli innamorati, che hanno riempito i muri intorno alla finestra dei soliti lucchetti, frasi e cuori disegnati.

Un mondo sotterraneo, invece, si apre da una piccola porta al numero 10 di via Bagni di Mario:
qui si trovano le conserve di Valverde, conosciute come Bagni di Mario. In realtà, è una cisterna
rinascimentale, usata per alimentare la fontana del Nettuno e l’Orto dei Semplici. Uno dei segreti
di Bologna più suggestivi.

Invece, uno dei più curiosi è sicuramente il teatro anatomico dell’Archiginnasio: questa sala,
in abete rosso, con l’imponente tavolo in marmo, fu progettata nel 1637 per le lezioni anatomiche
nella più antica università del mondo.

Infine, proprio da piazza Maggiore ha inizio il percorso per arrivare al Colle della Guardia
e al Santuario della Madonna di San Luca: si tratta del portico più lungo al mondo, 3.796 metri, 666 arcate e 489 scalini, costruito nel Seicento per proteggere dalle intemperie i pellegrini.

Prima di arrivare al Santuario, ai piedi del Colle della Guardia, una deviazione permette
di visitare un luogo che detiene molti segreti di Bologna, tra leggende, misteri e fantasmi. E’ la Certosa con il cimitero monumentale ottocentesco, che custodisce tombe e lapidi ricche di simboli esoterici, arcaici e massonici.

La Certosa, appena fuori il cerchio delle mura cittadine, fu una delle tappe imperdibili
del Grand Tour che facevano i ricchi stranieri in Italia nell’Ottocento, tra cui Lord Byron
e Stendhal, ed è una sorta di museo a cielo aperto: la zona era già una necropoli etrusca, nel Trecento ci si trovava un convento certosino, soppresso a fine Settecento. Ospita il sonno eterno di personaggi illustri come Giosuè Carducci, il pittore Giorgio Morandi e Lucio Dalla. Ma soprattutto la Certosa protegge molti dei segreti di Bologna più misteriosi.

Info www.bolognawelcome.com
https://emiliaromagnaturismo.it/it

Foto di Marco e Valentina Castelli

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