Sardegna orientale, da Olbia a Orosei

Lunga e stretta, contemporaneamente alta sul mare, con una punta di 565 metri, la monolitica isola presenta una sommità piatta che ne fa un altopiano svettante sulle acque. Una rete di sentieri conduce poi alle spiagge intorno a Capo Coda Cavallo (foto di apertura), tutte accessibili. Qui si passa dall’arenile di sabbia alla spiaggia a ciottoli, agli scogli. E tutti i tratti di mare hanno un unico denominatore: le acque limpidissime con il classico effetto bianco-turchese. Più a sud ancora, oltrepassata la zona di Agrustos e Porto Ottiolu, negli ultimi anni interessata più al turismo ricco e mondano, si entra nella provincia di Nuoro e si ritrova la Sardegna vera nel paesino di Posada (foto a lato). Questo borgo, arroccato su un colle a pochi chilometri dal mare è un vero tuffo nel passato medievale dell’isola. Il nome deriva da un’antica parola sarda, di origine spagnola, che letteralmente vuol dire “sosta”, “luogo di riposo”. Posada deve infatti il suo nome all’antica attività che vi si svolgeva: cioè quella di stazione di posta e cambio cavalli per i viaggiatori che da Olbia si dirigevano verso l’interno e viceversa.

La perla del paese è il Castello della Fava, risalente al XII secolo e fatto costruire dai giudici del Giudicato di Gallura. Il castello deve il suo strano nome a un episodio, accaduto durante un assedio dei saraceni. L’attacco durò molto tempo e gli assediati erano sul punto di arrendersi per fame, quando ebbero l’idea di inviare con un piccione viaggiatore un falso messaggio nel quale si diceva che stavano bene e potevano resistere senza bisogno di rinforzi, certi che l’uccello sarebbe stato individuato e abbattuto. Per rendere più verosimile il messaggio, fecero mangiare al volatile l’ultima fava rimasta. I saraceni abbatterono in effetti il piccione, trovarono la fava nel suo gozzo e, credendo al messaggio, decisero di andarsene. Sul mare, poco lontano, spicca invece una torre pisanica di vedetta (foto a lato).

Ma l’intero litorale, fino a Siniscola è pieno di interessanti costruzioni storiche e archeologiche, come il nuraghe Gorropis, situato ai piedi di Monte Tintiri, con i suoi blocchi squadrati di calcare bianco. Degna di nota è anche la Torre Santa Lucia, di origine aragonese, che aveva anch’essa la funzione di vedetta contro le incursioni dei pirati. Ancora più a sud, doppiato Capo Comino, si entra nel Golfo di Orosei. Ma prima di giungere nella città omonima, bisogna superare le rocce delle Baronie, oppure infilarsi nella valle fra queste e i Monti Remule. A metà del golfo, il nostro itinerario può concludersi degnamente con una visita alle Grotte del bue marino (foto a lato). Alle cavità si può accedere sia via terra sia via mare. Il nome di queste formazioni deriva dall’appellativo che i locali davano alla foca monaca, pinnipede che in passato abitava la zona. Prima di arrivare alle grotte, la zona offre un tris di nuraghe: Muriè, Ordignai e Su Gardu, oltre al dolmen di Motorra, vicino a Dorgali, altra testimonianza di Sardegna preistorica.

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