Non solo Festival. Una settimana l’anno a inizio febbraio Sanremo è l’ombelico d’Italia, tramite la musica. Nel resto dei mesi, rimane una graziosa cittadina sul mare, dotata di un clima mite, amata dai turisti, vicina al confine con la Francia, famosa anche per la Milano-Sanremo di bici e per il Corso dei fiori, una parata con carri fioriti che si svolge a inizio primavera.
In fondo questa è la Riviera dei fiori e, già scendendo dalla strada in discesa che collega la città all’autostrada, si sente il profumo inebriante delle mimose, mentre il mare luccica sotto il sole.
Tutto questo sembra sparire, però, appena si accendono i riflettori del Festival della Canzone Italiana e il teatro Ariston vibra di musica, parole e dirette televisive. Intorno è il caos, con giornalisti e fotografi alla frenetica ricerca dei cantanti, i discografici a cercare di far immortalare il più possibile i loro protetti, la gente in fila fuori ad aspettare e a tentare di captare lo sguardo fugace di un vip o un selfie. Un carrozzone mediatico che mette in moto Sanremo, fino a renderla trafficata e affollata, anche se le edizioni più recenti sembrano più dimesse rispetto ai deliri di fine anni Ottanta e anni Novanta, quando si chiamavano gli ospiti internazionali più prestigiosi.
Quando la domenica mattina si spengono le telecamere, la vita e la città si trasformano, tornano al loro abituale e rilassato tran tran. L’Ariston torna ad essere un normale teatro e cinema: appare quasi soffocato dai negozi del Corso Matteotti, la principale arteria sanremese, mentre la sala stampa, quasi un bunker costruito all’attico del palazzo, ritorna deserta, i bodyguard che controllano severamente l’entrata spariscono.
Il Festival della canzone italiana si volle qua per lanciare la produzione dei fiori, per far promozione al Casinò e attirare giocatori e turisti: le prime rassegne musicali andavano in onda dai saloni della bianca palazzina con le palme, riconoscibile ovunque nel mondo, così come è noto il nome di Sanremo.
Con il passar del tempo, la città ha subito cambiamenti, degrado con gli hotel abbandonati, scandali politici e non, e infine una sorta di rinascita, con la costruzione del Porto Sole e della pista ciclabile, orgoglio degli ultimi anni.
Il lungomare offre una splendida passeggiata, con l’azzurro accecante del mare, e se si viene durante la settimana
festivaliera, si viene subito colpiti dai cartelloni pubblicitari degli artisti che sventolano nella brezza qui, sotto le palme. Quasi fossero l’ unica e principale attrazione.
Questa però è sempre la Riviera dei fiori e le primule, le viole del pensiero e i ciclamini colorano le strade della città, compreso Corso Matteotti. Alla via dello shopping dove c’è l’Ariston si arriva facilmente: da una parte a Piazza Colombo, centro nevralgico e capolinea di bus, dall’altra a Corso Imperatrice, dove si sporgono i grandi alberghi, il Casinò, le terrazze sul mare.
Quella che colpisce subito è una strana costruzione con le cupole a cipolla: è la chiesa ortodossa russa. Bellissima con lo stile bizantino, è dedicata al Cristo Salvatore ed è stata edificata per volere della zarina Maria Aleksandrovna, nata principessa D’Assia D’Armastadt e poi moglie dello zar Alessandro II Romanov. La nobildonna cominciò nel 1874 a venire a Sanremo per motivi di salute e poi per il piacere del clima ligure: grata per l’ospitalità donò al Comune di Sanremo le prime palme che ancora oggi adornano la Passeggiata Imperatrice
a lei poi dedicata in segno di riconoscenza.
Poco distante dalla chiesa russa, c’è il famigerato Casinò, dove il tintinnare delle slot machine si rincorre incessantemente, mentre nelle sale superiori i tavoli verdi sono sistemati in un’atmosfera raffinata. È la più antica casa da gioco in Italia, aperta nel 1905, con un’architettura liberty, e nel 1951 ospitò la prima edizione del Festival della Canzone.
A distanza di decadi, Sanremo è la principale sede per la musica italiana, non solo con la manifestazione televisiva, ma anche con il prestigioso Premio Tenco, dedicato al cantautore che finì la sua vita proprio in un albergo della città.
In questo angolo di Liguria baciato dal sole, proseguendo lungo la Passeggiata Imperatrice si trova uno dei simboli della città: la statua della Primavera, opera dello scultore Vincenzo Pasquali. E’ facile lanciare uno sguardo verso il mare, che luccica vicino. Per fortuna è stato demolito un ecomostro che fu costruito proprio qui, ad oscurare il panorama. Al suo posto il vasto parcheggio in quella che era la vecchia stazione, con i binari a due passi dalle onde, dove sbarcò anche la zarina.
Sanremo è stata visitata da importanti intellettuali e scienziati, anche se viene sempre associata alle canzoni. Quello che ha lasciato una grande eredità alla città è stato Alfred Nobel, che morì proprio qui nel 1896. Il chimico svedese abitò in una casa-laboratorio, quella che è oggi Villa Nobel, un museo storico sul lavoro dell’inventore e un giardino molto amato dagli locali. Quasi di fronte ai Giardini Nobel e a Villa Ormond, un’altra residenza ottocentesca con il prezioso parco, si trova il moderno Porto Sole, ideato per ospitare gli yatch.
Sanremo non è però tutta qui. C’è la parte antica, con i budelli in stile ligure, le viuzze di botteghe che offrono i prodotti del territorio, olio e olive soprattutto, le pasticcerie che propongono i “baci”, una sorta di macaron al cioccolato, gli archi, i panni stesi ad asciugare.
Essendo una cittadina marinara, il porto vecchio, ora pieno di bar e ristoranti, come Due Palme (corso Nazario Sauro 31, 18038 Sanremo) che offre pesce freschissimo e piatti della tradizione ligure, con i tavoli all’aperto durante tutto l’anno è una delle soste obbligate. Il cuore della zona è però Piazza Bresca, a due passi dal porto vecchio: una sorta di salotto buono con una fontana ottocentesca, gli alberi di aranci e la piccola chiesa della Marina, costruita dove prima c’era una tipica osteria. La piazza non ha perso la sua vocazione al cibo, tutto intorno ci sono ristoranti che servono pesce fresco ogni giorno.
Il nome della piazza è legato ad una storia locale: il capitano Benedetto Bresca strappò al Papa Sisto V nel 1586, quando riuscì ad evitare un disastro a Piazza San Pietro a Roma, mentre si innalzava il grande obelisco egizio, la promessa di far diventare Sanremo fornitrice ufficiale di palme per il Vaticano per la Domenica delle Palme, un privilegio conteso alla vicina città di Bordighera. E proprio nell’accogliente piazza Bresca si concludono, magari a tavola, le lunghe e spossanti serate festivaliere.
Info: www.comunedisanremo.it www.lamialuguria.it
Foto di Maurizio D’Avanzo, Sonia Anselmo, www.sanremopromotion.com, www.lamialiguria.it