Sospeso tra l’entroterra e il mare, tra le saline, i fenicotteri e gli uliveti, tra scavi archeologici, attività sportive e specialità gastronomiche, San Giovanni Suergiu rappresenta la Sardegna forse meno conosciuta, ma sicuramente più autentica.
Il borgo è l’ideale per scoprire la zona del Sulcis e di Carbonia ed offre un viaggio nel tempo. Tutto a San Giovanni Suergiu sembra immutato da secoli: i contadini che arano i campi circostanti, gli agricoltori che mungono le pecore, le artigiane che intrecciano i filamenti delle piante per gli oggetti tipici, le casalinghe che preparano il pane come una volta, insieme ai cibi locali, mentre sulla vicina costa i pescatori partono per il loro lavoro.
Tutto a San Giovanni Suergiu parla di una cultura contadina millenaria e di una natura incontaminata. Da scoprire in bici o con le escursioni a cavallo. Per visitare i dintorni, da Carbonia a Iglesias, ma anche la meravigliosa costa della Sardegna del sud ovest: Portoscuso, l’isola di Caloforte, Sant’Antioco, Porto Pino, e Porto Botte, la vera spiaggia di San Giovanni Suergiu.
Qui tra mare e laguna vivono i fenicotteri, i cormorani, gli aironi e gli altri uccelli migratori. Un paradiso naturale perfetto per gli amanti del birdwatching ma anche gli appassionati di kite surf, che vengono accarezzati dal vento tra le onde. Lungo una stretta striscia di terra da fare a piedi, si arriva alla spiaggia mista
a granelli di conchiglie e all’acqua limpidissima.
Anche chi ama il trekking e i percorsi che sposano storia e natura avrà come base ideale il borgo. San Giovanni Suergiu fa parte del Cammino Minerario di Santa Barbara, un anello di 500 chilometri che va a scoprire la regione del Sulcis e la sua attività mineraria.
Il Cammino si sviluppa su sentieri, mulattiere, carrarecce e strade carrabili sterrate e porta a conoscere l’entroterra con molte deviazioni per i siti archeologici, classici e industriali.
Questa infatti è terra millenaria. Le prime testimonianze accertate della presenza umana nel territorio di San Giovanni Suergiu risalgono al Neolitico. Provengono dalla necropoli di Is Loccis Santus a ridosso della piana che si affaccia sull’istmo di Sant’Antioco.
E’ un’area cimiteriale composta da tredici tombe pluricellulari scavate nella tenera trachite e con lo schema classico degli ipogei di quel periodo, con cellette rialzate rispetto al piano pavimentale e con ingressi abbelliti da rincassi a cornice.
Probabilmente era strategica per il culto dei defunti per la sua privilegiata posizione, sovrastava tutto il golfo e l’antica città di Solki.
Anche il periodo nuragico è ben rappresentato grazie al complesso del nuraghe Candelargiu, a pianta trilobata. I recenti scavi hanno portato alla luce un villaggio di capanne, un pozzo sacro e la capanna del capo.
San Giovanni Suergiu, poi, è stato un centro fiorente nel Medioevo, posto sulle vie di commercio. Per questo oggi si possono ammirare tracce significative del periodo, con i resti murari del castello dell’antica villa di Palmas
e la chiesa romanica di Santa Maria delle Grazie, costruita intorno all’anno Mille, la più antica del Sulcis.
Nel 1300 fu costruita anche la chiesa di San Giovanni Battista, di cui ad oggi restano la facciata originaria tardo romanica e i muri laterali, che diede il culto del patrono alla comunità.
Dopo tanta cultura, è il momento di assaporare le bontà gastronomiche di San Giovanni Suergiu che ancora oggi
si producono e si cucinano secondo la tradizione locale, come i “malloreddus” e i “sappueddus”. Non solo,
in molte pietanze preparate si può assaggiare la cipolla tipica di San Giovanni Suergiu, riconosciuta con il marchio PAT dal Ministero delle Politiche Agricole, dal sapore dolce e dalle numerose proprietà organolettiche.
Soddisfatta anche la gola, San Giovanni Suergiu rimarrà nel cuore dei visitatori per il profumo della
terra, il rumore del vento, i colori dell’orizzonte e le tradizioni secolari.
Info: www.sardegnaturismo.it/it
Foto: Comune di San Giovanni Suergiu
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