Totò e Peppino sporgono dalla facciata di un palazzo, i banchi del mercato
luccicano per i colori della frutta e della verdura, i panni stesi
sembrano tracciare un percorso lungo le stradine. Il Rione Sanità è l’anima
verace di Napoli, tra miserie e nobiltà, tra oro e polvere, tra fiction, murales
e pasticcerie celebri. E l’indimenticabile Totò, che qui nacque nel 1898.
Ex quartiere con fama di pericolosità, si è trasformato in pochi anni, secondo la rivista britannica Time Out, in uno dei luoghi più di tendenza e da non perdere
per i turisti, complici il volere degli abitanti, la street art e le fiction e
i film che qui sono stati girati.
In futuro il Rione Sanità sarà sempre più rivalutato, anche grazie al nuovo progetto di Renzo Piano e di un pool di architetti che ridisegnerà e sistemerà uno dei posti più popolari per i napoletani: il cimitero delle Fontanelle, chiuso da un paio di anni.
Noto anche come “delle anime pezzentelle”, accoglie migliaia di resti di vittime della peste e del colera dei vari secoli, spesso anime abbandonate, in una cava
creata nel Cinquecento. L’ossario verrà risistemato, insieme alla trasformazione del sagrato della chiesa di Maria Ss. del Carmine e il giardino adiacente. Il tutto dovrebbe essere pronto a maggio 2023.
Sorto a fine Cinquecento in un vallone di campagna, tra le alture della Stella,
dei Miracoli, di Capodimonte e di Materdei, fuori le mura della città di Napoli, usato come luogo di sepoltura già in epoca greco romana, come si può vedere dalle catacombe di San Gennaro e San Guadioso, il Rione Sanità ha un forte legame con la storia, la religione, l’arte, la vita e la morte, oltre alla grande tradizione napoletana.
Sede nel Seicento di lazzaretti per gli appestati, deve il suo nome, Sanità, dalla salubrità della zona, all’epoca verde e incontaminata, e dalle miracolose guarigioni che avvenivano nelle catacombe.
Nel Settecento era destinato ad ospitare le famiglie nobili, con i loro lussuosi palazzi, nel tempo divenne un quartiere super popolare, avviandosi ad un periodo di degrado e pericolosità, oggi è diventato meta turistica.
Il primo impatto per chi arriva da via Foria, sbucando da Porta San Gennaro e
da via Duomo, o dalla stazione della metro linea 2 a piazza Cavour, è con il mercato che si svolge ogni giorno su via dei Vergini: generi alimentari, ma anche abiti, utensili per la casa e quant’altro sono esposti sulle bancarelle in un trionfo di colori e odori.
Proprio qui, in un angolo su vico Misericordiella, semi nascosto dalle tende degli stand si trova uno dei murales che hanno trasformato il Rione Sanità nel regno della street art di Napoli.
Si tratta di una Madonna dai lineamenti africani che tiene in braccio un bambino alle prese con un demone: chiaramente lancia un messaggio di tolleranza e inclusione, perfetto per il Rione Sanità.
Passeggiando poi per i vicoli e le strade, tantissimi altri sono i murales che catturano lo sguardo. Come “Luce”, opera dell’artista spagnolo Tono Cruz, poco distante dalla basilica di Santa Maria della Sanità, che rappresenta la speranza dei bambini del quartiere nel futuro, e come la scena del film “La banda degli Onesti”, con Peppino De Filippo e Totò, dipinto dallo stesso Cruz su un edificio di via Arena alla Sanità, a ricordo che questo è sempre il rione del principe De Curtis.
Tutto ricorda il grande Totò, che nacque il 15 febbraio 1898, al terzo piano di un edificio a via Santa Maria Antesaecula 107. Oggi c’è un grande cancello e un’immagine dell’attore in una scena di “Totò Peppino e la Malafemmina”. Poco più un là, al civico 109, dove il piccolo Antonio si trasferì con la famiglia a pochi mesi dalla nascita in quella che è considerata la sua abitazione storica, c’è una targa.
Altri luoghi del Rione Sanità parlano di Totò: il bar, il monolite, varie sculture, tutti a lui dedicati. Tra le curiosità, nel quartiere si svolse un terzo funerale, dopo quelli di Roma e Napoli, nel 1967 per il trigesimo dalla morte.
Ancora cinema e fiction nel Rione Sanità, dove sono state girate innumerevoli riprese tra serie tv, tra le più recenti, “I Bastardi di Pizzo Falcone” e “Ripley”, e film come “L’Oro di Napoli” e “Ieri, Oggi e Domani”. Con la fiction “Mina Settembre”, poi, viene immortalato uno dei palazzi più importanti del quartiere: Palazzo dello Spagnolo, per finzione sede del consultorio dove lavora la protagonista interpretata da Serena Rossi.
Il Palazzo venne costruito nel 1738 per il marchese di Poppano, Nicola Moscati, e progettato dall’architetto Ferdinando Sanfelice che ideò la scala monumentale a doppia rampa, definita ad ali di falco, usata come luogo di incontro oltre che per la funzione pratica. Si dice che Carlo III di Borbone era solito fermarsi al palazzo per cambiare i cavalli con alcuni buoi, unici animali capaci di affrontare la ripida salita di via Vergini che portava il sovrano alla reggia di Capodimonte.
Oggi Palazzo dello Spagnolo, chiamato così perché a fine del Settecento venne acquistato da un nobile spagnolo, che nel tardo Ottocento venne frazionato in varie abitazioni private, ha ancora lo scenografico scalone, riconoscibile nelle fiction, e gli stucchi originali: una parte dovrebbe ospitare un ipotetico
museo dedicato a Totò, ma mai completato, e al primo piano si trovava in passato il museo dei burattini locali e internazionali.
Poco lontano, si trova il Palazzo Sanfelice, che l’architetto creò come abitazione per sé e la sua famiglia tra il 1724 e il 1728. Anche questo nel cortile rivela il genio artistico dell’architetto, con imponenti scale e rampe: tra le curiosità, fu usata per la copertina degli scalini pietra di lavagna, in onore della moglie di Sanfelice, originaria proprio del borgo di Lavagna, in
Liguria. Anche questo palazzo è stato usato come location di molti film, tra cui
“Questi fantasmi” e “Il sindaco del rione Sanità” ispirato all’omonima commedia di Eduardo De Filippo, e serie televisive come “Gomorra”.
Oltre al cinema, l’altro filo conduttore nel rione Sanità è la religione, legata
all’arte, tanto che esiste un itinerario, il Miglio Sacro, che partendo dal Duomo di Napoli, attraversa il quartiere. Moltissime sono le chiese da visitare, come la basilica di San Severo, con accanto un murales coloratissimo dipinto da Matu & Sal, come la chiesa sconsacrata di Santa Maria Antesaecula, nella via della casa di Totò, come Santa Maria dei Vergini, creata su un disegno di Vanvitelli per sostituire la precedente trecentesca.
Ma sicuramente il cuore del rione Sanità è la basilica di Santa Maria
della Sanità, detta anche di San Vincenzo alla Sanità. La sua cupola di maioliche
verdi e gialle si nota in ogni stradina del quartiere, mentre la piazza antistante è uno dei luoghi di rinnovamento del quartiere, con murales, come quello dedicato a Maradona e al giovane Genny Cesarano, vittima innocente della camorra, di cui c’è anche una statua.
La chiesa fu costruita nel primo Seicento sopra le catacombe di San Gaudioso e una precedente basilica paleocristiana nel primo Seicento grazie alla devozione dei fedeli alla Madonna, dopo il ritrovamento di un affresco risalente al V-VI secolo, il più antico di Napoli, che oggi orna una delle cappelle.
E’ uno dei migliori esempi di barocco napoletano e all’interno, molto scenografico con lo scalone, gli angioletti, la profusione di marmi policromi e l’altare maggiore rialzato, contiene innumerevoli opere d’arte.
C’è anche una statuetta lignea ottocentesca di San Vincenzo ‘O Munacone (il monacone), Vincenzo Ferrer, molto amato nel Rione Sanità, perché secondo una tradizione la scultura venne portata in processione nel 1836, quando la città venne colpita dall’ennesima epidemia di colera. Grazie all’intercessione del Santo il morbo cessò miracolosamente e da allora il primo martedì di luglio il rito si ripete in ricordo della grazia ricevuta.
Dall’interno della cripta si entra nelle catacombe di San Gaudioso, che insieme a quelle di San Gennaro, rappresentano il mondo sotterraneo del Rione Sanità: una stratificazione senza eguali con importanti ritrovamenti della necropoli ellenistica, tombe monumentali greche degli ipogei risalenti fino a duemila anni fa e testimonianze che segnano il rapporto fra gli abitanti e l’aldilà e i morti, già dal IV secolo a.C.
Oltre a tutto questo, è la vera anima popolare del quartiere, con i panni stesi, i motorini che sfrecciano, i profumi dei dolci appena sfornati e della pizza, il chiacchiericcio degli abitanti all’ingresso dei portoni, a rendere davvero unica l’atmosfera che si vive al Rione Sanità.
Info
www.comune.napoli.it/home
Foto di Sonia Anselmo, Dreamstime.com, Pixaby
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