Lo scalone d’onore maestoso, i giardini lussureggianti, le fontane scenografiche, la facciata grande ed elegante. La Reggia di Caserta è entrata nell’immaginario collettivo grazie al suo creatore, Luigi Vanvitelli.
L’architetto settecentesco ha reso immortale il palazzo, voluto dal re Carlo III Borbone di Spagna. Anzi, qui Vanvitelli ha messo a disposizione del sovrano e dei posteri un capolavoro, sospeso tra barocco e neo classicismo, tra marmo e decori dorati, tra meraviglia e bellezza.
Il genio e l’abilità sono ancora più evidenti oggi che sono previsti una serie di appuntamenti ed eventi che coinvolgono la Reggia per commemorare i 250 anni dalla morte del suo creatore.
“Luigi Vanvitelli, il Maestro e la sua eredità 1773-2023″ è il vasto programma per l’anniversario, che dura un anno e tocca non solo Caserta, ma anche le altre città della Campania. Tra le iniziative l’apertura serale degli appartamenti reali del museo e la realizzazione di due monete in oro e argento raffiguranti l’architetto e una micro-moneta in oro della Fontana di Diana e Atteone, che orna il parco della Reggia di Caserta.
Luigi Vanvitelli, nato a Napoli nel 1700, figlio del pittore olandese naturalizzato italiano Gaspar van Wittel, morì proprio a Casera il 1 marzo del 1773, dopo una vita passata a realizzare progetti in tutto il centro Italia, da Ancona a Roma, lasciando il segno nella sua Napoli, dove amava assistere agli spettacoli al teatro San Carlo, e lavorando al servizio di Carlo di Borbone, il re costruttore. Entrambi, l’architetto e il suo sovrano, cambiarono il volto di Napoli e non solo: il progetto più grande era, appunto, la costruzione della Reggia di Caserta, voluta per dare un nuovo centro reale nell’entroterra, non troppo lontano da Napoli.
Con l’acquisto del feudo di Caserta, la visione di re Carlo divenne realtà: affidò la costruzione di una residenza reale che avrebbe dovuto rivaleggiare con le altre di Europa a Vanvitelli e incluse nel progetto anche lo sviluppo del territorio circostante, come con l’Acquedotto Carolino, per approvvigionare di acqua il Parco con le sue fontane e anche la città.
Il 20 gennaio del 1752, Carlo di Borbone posò la prima pietra del cantiere: prima della conclusione passarono parecchi anni, Luigi Vanvitelli morì e lasciò in eredità al figlio Carlo e ai suoi assistenti la fine dei lavori.
Da allora la Reggia di Caserta non smette di stupire e ammaliare i visitatori, inserita dall’Unesco nel World Heritage Journeys, un circuito sostenibile di 34 siti europei tematici, e nel Royal Europe, 10 dimore storiche reali sparse nel continente.
Oggi è un Museo autonomo del Ministero della Cultura e la visita comprende il Palazzo Reale, il Parco Reale, il Bosco di San Silvestro e l’Acquedotto Carolino.
Cinque piani, mille e duecento stanze, 1742 finestre, più di mille camini, 56 scale, un parco di 120 ettari per una lunghezza totale di più di tre chilometri: una monumentale scenografia che si apre dietro l’entrata del palazzo.
Il primo impatto all’interno della Reggia di Caserta è con lo Scalone d’onore e i suoi
leoni di marmo, un gioiello architettonico, usato come set per molti film e fiction, primo di tutti Star Wars.
Lo scalone collega il vestibolo inferiore a quello superiore, dove si accede alla Cappella Palatina e agli appartamenti reali. Qui la sala del trono è lo spazio più maestoso, un tempo adibita al ricevimento delle personalità di spicco. Si prosegue il tour ammirando la Sala delle Stagioni, il Boudoir di Maria Carolina, con la Biblioteca Palatina, la Pinacoteca e il Presepe di Corte, grande passione della nobile famiglia reale.
Le altre stanze ricordano l’inizio dell’Ottocento, sotto il dominio francese, con le trasformazioni, soprattutto negli arredi, volute da Gioacchino Murat, come nella sua camera da letto.
Da ammirare anche il Teatro, altro capolavoro di Vanvitelli, a forma di ferro di cavallo con colonne e il palco predisposto in modo da aprirsi sul parco della Reggia a seconda delle scenografie necessarie alle rappresentazioni.
Uscendo nel parco, la Reggia di Caserta appare ancora di più suggestiva con la via dell’acqua, il lungo asse centrale che parte della rotonda fontana Margherita per poi continuare in un susseguirsi di vasche digradanti, cascate e fontane, arricchite da gruppi di sculture ispirati alla mitologia classica e giochi d’acqua, tra siepi, aiuole e prati.
Nella fontana dei delfini l’acqua dell’acquedotto Carolino sgorga dalla bocca di tre mostri marini, seguono l’imponente fontana di Eolo, con balaustre, statue e bassorilievi, e quella di Cerere, dedicata all’abbondanza del regno borbonico e che un tempo nascondeva insidiosi zampilli azionati meccanicamente.
Dopo dodici vasche, simboleggianti i dodici mesi, si arriva alla fontana di Venere e Adone, tra allusioni alla caccia e il racconto di un amore tragico, tra putti e cinghiali. Infine la spettacolare fontana di Diana e Atteone: bacino ellittico, delimitato da finti scogli, raccoglie l’acqua della cascata del Monte Briano, percorrendo un dislivello di 82 metri.
Da qui sette rampe per lato permettono di raggiungere un belvedere, confinante con il Bosco di San Silvestro. Qui, Luigi Vanvitelli aveva previsto la costruzione di un luogo di ristoro che non fu mai realizzato e fu trasformato in un rustico padiglione a grotta, il Torrione.
Nel Parco della Reggia di Caserta, all’interno del Bosco vecchio, si trovano poi la Peschiera grande, costruita e voluta da Ferdinando IV per dilettarsi con piccole battaglie navali con modellini appositamente costruiti, e la Castelluccia, luogo di giochi e svago dei piccoli principi. Infine, il giardino inglese, voluto da Maria Carolina d’Asburgo, moglie di Ferdinando IV, figlia
di Maria Teresa d’Austria e sorella di Maria Antonietta, inserendo tra la ricca vegetazione con piante esotiche, finti ruderi, corsi d’acqua, statue provenienti dagli scavi di Pompei e dalla famose collezione Farnese.
Il parco e le fontane sono la perfetta cornice per la Reggia di Caserta, già scenografica e suggestiva da sola, così come la concepì Vanvitelli.
Info
https://reggiadicaserta.cultura.gov.it/
Foto: dreamstime.com Pixabay
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