Pienza, sogno rinascimentale avverato tra arte e natura

Lungo la passeggiata panoramica la torre della cattedrale si scaglia alta e bianca, mentre dall’altra parte il verde delle colline e dei cipressi della Val d’Orcia regala un’atmosfera rilassante. Pienza incanta con i suoi tanti scorci impareggiabili, dove architettura e natura sembrano rincorrersi in un gioco di prospettive e incastro unico.

Come, appunto, nella camminata romantica, via del Casello, che costeggia le mura, con qualche piccolo bar rifocillante, i ciclisti e gli escursionisti che si riposano, le bici
appoggiate alle antiche pietre, le rose in boccio, i vicoli da i nomi originali (dell’amore,
della fortuna, del bacio) che portano al cuore del borgo toscano, Patrimonio dell’Unesco.

Pienza, nonostante la folla di turisti, dona momenti di relax e meraviglia. Dalla passeggiata basta imboccare uno dei vicoli e ci si ritrova nella strada principale, Corso Rossellino, dove tra palazzi di pietra e negozi di artigianato e di gastronomia, basta cogliere i dettagli, un vaso lì, una decorazione in ferro battuto là, un’insegna particolare lì, un nome curioso per ristoranti là,
per restare affascinati.

Un violoncellista suona melodie eterne sotto le arcate del municipio e accompagna nella visita in un’atmosfera rilassata e accattivante.

Proprio di fronte, la piazza Pio II ricorda che Pienza è un gioiellino rinascimentale voluto da papa Piccolomini.

Amante della bellezza della natura e soprattutto dei luoghi natii, Enea Silvio Piccolomini, Pio II, decise di trasformare Corsignano, il borgo natio di origine romana, nella città simbolo del rinascimento italiano. La “sua città ideale”, che da lui prese il nome, fu quindi generata “da un pensiero d’amore e da un sogno di bellezza”, come disse Giovanni Pascoli.

Pienza fu progettata e realizzata da Bernardo Rossellino, allievo di Leon Battista Alberti, in appena tre anni dal 1459 al 1462, con l’intervento costante e attivo del Pontefice.

La piazza è l’anima del borgo, qui sorgono le principali attrazioni come il palazzo Comunale, costruito nella pietra locale, il travertino, con il loggiato e la torre dell’orologio in cotto, il Palazzo Piccolomini e la cattedrale.

Proprio la chiesa dell’Assunta rappresenta il pensiero del Papa, che qui intervenne molto per farla costruire come desiderava, fece cambiare disposizione alla precedente struttura e arrivò persino a minacciare di scomunica chiunque volesse decorare l’interno, che infatti appare abbastanza spoglio
e luminoso.

Del resto Pio II voleva che Pienza diventasse la città della luce, oltre che ideale, e sembra essere riuscito nei suoi intenti. Oggi è un borgo unico, un chiaro esempio rinascimentale di bellezza architettonica inserita nella natura spettacolare della Val d’Orcia.

Posta su un dirupo, la cattedrale di Pienza fu una sfida per Rossellino: il Papa la volle ispirata sia alle chiese tedesche hallenkirchen che a quelle francescane dalle linee gotiche, in un mix difficile da realizzare anche perché il terreno friabile mise subito a repentaglio la struttura e le sue fondamenta. Ma il progetto riuscì e oggi si può ammirare la facciata semplice con lo stemma papale e l’interno inondato di luce, arricchito da alcuni dipinti preziosi di pittori senesi come
Giovanni di Paolo, Matteo di Giovanni e Lorenzo di Pietro il Vecchietta, e le tre cappelle. Si può anche visitare la cripta di San Giovanni, costituita dalla vecchia chiesa che il Papa volle modificare.

Uscendo dalla cattedrale, basta girare a sinistra e si trova l’ingresso del Palazzo Piccolomini, un’altra meraviglia rinascimentale di Pienza, costruito come residenza estiva papale.

Il grande cortile all’interno offre subito un bel panorama. Salendo le scale si ammirano le stanze
trasformate in museo, come la Sala degli Antenati, con un ritratto del Papa, la sua camera da letto, riccamente arredata e la biblioteca, con libri rari, oltre a camini, soffitti quattrocenteschi, arredi, sculture e arazzi. Il palazzo è rimasto di proprietà dei discendenti della famiglia Piccolomini, fino all’ultimo che lo ha lasciato ad un’istituzione benefica.

I luoghi imperdibili della residenza sono il loggiato, da cui si gode una vista spettacolare sulla Val d’Orcia, e il giardino a forma quadrata circondato da mura con al centro il pozzo: è il primo giardino pensile del Rinascimento e incanta in questo gioco di prospettive tra architettura e
natura che ricorre a Pienza.

Nel borgo poi c’è altro da vedere, come il Museo Diocesano, sempre sul Corso Rossellino, dentro al palazzo Borgia, (chiamato così perché donato da Pio II al suo più fido collaboratore, il cardinale Rodrigo, poi il famigerato Alessandro VI), detto anche Vescovile: qui nelle sale si possono ammirare una collezione di opere di pittori senesi del Trecento e del Quattrocento e preziosi ornamenti sacri, appartenenti alla cattedrale, tra cui un rarissimo Piviale, riccamente decorato e appartenuto, ovviamente, a Piccolomini, il protagonista indiscusso di Pienza.

Infine, impossibile non degustare e non comprare in uno dei tanti negozi sul Corso il pecorino di Pienza, di diversa stagionatura, consistenza e pregio. Già prodotto dagli Etruschi e poi dai Romani, ha una lunga storia ricca di curiosità, proprio come il borgo: è fatto da sempre con il latte di pecore di razza sarda che pascolano nella Val d’Orcia nutrendosi di erbe come la santoreggia, il timo serpillo, l’elicriso e l’assenzio.

Sarebbe questo mix a creare il tipico sapore del formaggio, che ha sempre avuto molti estimatori, come Lorenzo il Magnifico, che pare ne andasse ghiotto . Non poteva mancare come appassionato del pecorino Pio II, di cui si dice che scegliesse le forme per sé sigillandole con l’anello papale. Anche in questo, il pontefice ha lasciato il suo segno a Pienza, borgo incantevole nato da un sogno avverato.

Info:
wwww.visittuscany.com

Foto di Sonia Anselmo
In collaborazione con Toscana Promozione Turistica

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