Piazza del Popolo a Roma, tra storia, arte e mistero

La luce dell’autunno a Roma ha qualcosa di speciale. Accarezza le chiese gemelle di Piazza del Popolo come un manto rosa morbido, rende meno duro nei tratti il leone della fontana al centro, mentre l’obelisco si perde nell’azzurro pastello.

Piazza del Popolo così è ancora più bella, sembra ripescare nella memoria dei secoli, a ritroso tra storia e mitologia, architettura e mistero.

Oggi appare così ottocentesca, nell’ultima sistemazione realizzata da Giuseppe Valadier, ma
quello che è l’odierno ritrovo delle manifestazioni e delle celebrazioni di eventi è sempre stato un angolo un po’ particolare di Campo Marzio, il cuore di Roma, con un’anima un po’ esoterica, nascosta.

A forma ellittica, protesa verso il tridente, le vie dello shopping, via del Babuino, via del Corso e via di Ripetta, che si aprono dietro alle chiese gemelle di Santa Maria in Montesanto e Santa Maria dei Miracoli, piazza del Popolo ha radici molto antiche, è piena di opere d’arte ed è si dirama alle pendici del Pincio, dove c’è la famosa terrazza panoramica di villa Borghese.

Passando sotto l’arco della Porta del Popolo, collegamento tra piazzale Flaminio e la piazza, sembra proprio di entrare in altro mondo: di là il traffico di Roma, del Muro Torto, degli autobus, di qua un respiro ampio dato dalla vastità dello spazio pedonale, tra piccoli dettagli da scoprire, vedute e sorprese, le fontane, le chiese e i tesori che custodiscono, l’obelisco monumentale al centro. Un passaggio tra quotidianità e arte, con un tocco di mistero.

La porta di piazza del Popolo è una sentinella del trascorrere dei secoli, silenziosa testimone
della Storia. Sotto di essa hanno transitato re, come Carlo VIII di Francia, e regina come Cristina di Svezia, Papi, veri padroni della città per decadi, intellettuali e scrittori, come Gothe, artisti come Bernini.

Esistente nel V secolo come porta d’ingresso e torretta di difesa, trasformata nei vari stili architettonici anche per lo smottamento del terreno tra detriti portati dal vicino Tevere e dalla collina del Pincio, era l’entrata d’accesso a Roma dalla via Flaminia, consolare importante per i commerci e i pellegrinaggi.

L’aspetto attuale è del Cinquecento, voluto da papa Pio IV con le quattro colonne provenienti dall’originaria basilica di San Pietro, mentre nel Seicento fu sistemata la facciata interna da Gian Lorenzo Bernini e nell’Ottocento furono eliminate le torrette laterali.

Qui parte anche un viaggio nella Roma esoterica. Infatti, proprio tra l’odierna piazza del Popolo e piazzale Flaminio esisteva un cimitero dove venivano sepolti ladri, assassini, prostitute e stranieri sconosciuti, in uso fino al 1825 quando vennero interrati i corpi dei due carbonari, Angelo Targhini e Leonida Montanari, ghigliottinati in piazza del Popolo.

Ancora oggi si dice che sul Muro Torto appaiono i fantasmi: sono soprattutto le vittime dal famoso boia Mastro Titta che nell’Ottocento operava sul patibolo sistemato nella piazza e altri derelitti ospiti del cimitero che non troverebbero pace.

Non solo, all’angolo dove sorge la basilica di Santa Maria del Popolo la leggenda vuole che esistesse il mausoleo dei Domizi Enobarbi, risalente alla prima età imperiale, e la tomba di Nerone, seppellito sotto un noce. Questo albero era diventato il ritrovo di streghe e maghi per i loro sabba maligni, mentre pare che molti corvi vi avessero preso dimora e il fantasma dell’Imperatore si palesasse spesso.

Nel 1099 papa Pasquale II, molto superstizioso, volle mettere fine a questa vicenda e fece costruire una cappella, abbattendo il mausoleo e il noce. Sotto l’albero fu trovata un’urna e le ceneri che conteneva furono sparse nel Tevere. Ancora oggi, l’altare maggiore sorge proprio sulle radici del noce, ma dal Medioevo lo spettro di Nerone non si è più visto.

La basilica di Santa Maria del Popolo (chiamata così perché fu fatta una colletta dal popolo per costruirla, dando poi nome a tutta la piazza) è stata poi rifatta nel Quattrocento e al suo interno sono costuditi enormi tesori, tra interventi architettonici nelle varie cappelle di Bramante, Bernini, Maderno, e opere di Pinturicchio, Raffaello, Caravaggio, Carracci.

Le luci morbide del tramonto d’autunno dissipano anche le ombre di fantasmi e leggende antiche
risaltando la bellezza architettonica di piazza del Popolo. Come nelle altre due chiese, le gemelle barocche che sembrano indicare la strada verso il Tridente dello shopping.

Realizzate nello stesso periodo, a metà Seicento per volontà del papa Alessandro VI, completate da Gian Lorenzo Bernini, con la collaborazione di Carlo Fontana, le due chiese sono simili ma hanno alcune differenze sostanziali, a cominciare dalla pianta, ma per un gioco di ottica sulla piazza del Popolo appaiono identiche.

Santa Maria in Montesanto, all’angolo con via del Babuino, prende il nome da una precedente
costruzione che era gestita dai frati Carmelitani di Monte Santo in Sicilia: è detta degli artisti, perché dal 1941 si celebra una messa ogni domenica per esponenti del mondo della cultura e dello spettacolo, oggi è anche usata per le esequie di personaggi della tv e del cinema.

Dall’altro lato, quasi speculare, all’angolo con via di Ripetta, c’è Santa Maria dei Miracoli che fu costruita per custodire una copia di un’immagine miracolosa: si racconta che nel 1325 una donna in riva al Tevere invocò, per salvare il figlio caduto in acqua, un’immagine della Madonna che era dipinta sulle mura lungo il fiume, il bimbo venne salvato e per onorare la Santa Vergine fu costruita una piccola cappella sulla sponda.

Un’altra curiosità che alimenta la fama di mistero di piazza del Popolo è la presenza proprio sotto le due chiese di resti di due monumenti funerari a piramide dell’età augustea, che un tempo erano posti come ingresso monumentale al Campo Marzio, un po’ come oggi lo sono i due edifici gemelli.

A piazza del Popolo ci sono altri legami con le sepolture e il mistero. Come i due sarcofaghi, risalenti al III secolo, trasformati in fontane e che nel Settecento venivano usati come abbeveratoio e lavatoio: uno si trova vicino alla caserma dei Carabinieri, un tempo usata dalle guardie papali, e ha come decoro un personaggio maschile togato, mentre il secondo, con il
ritratto di due coniugi, è posto vicino alla chiesa Santa Maria del Popolo.

Dietro di essa, curiosità nella curiosità, per far posto alla salita che porta alla terrazza del Pincio venne abbattuto il vecchio convento, dove aveva soggiornato Martin Lutero durante la sua visita romana.

Comunque sia, questo aspetto di piazza del Popolo con il mistero si evidenzia anche nell’obelisco egizio, posto al centro. Alto 24 metri, costruito ai tempi dei faraoni Seti e del figlio Ramesse II, intorno al 1300 a.C., è uno dei più antichi presenti a Roma, dove fu portato per volere di Augusto, che mantenne la dedica originaria al Sole, per i romani e i greci Apollo, divinità tutelare dell’imperatore.

All’arrivo venne sistemato al Circo Massimo, ma sicuramente venne distrutto durante le invasioni barbariche e ritrovato, troncato in tre pezzi, a fine del Cinquecento: fu papa Sisto V a farlo collocare nella piazza del Popolo dell’epoca.

Nell’Ottocento, poi, un altro papa, Leone XII, fece realizzare la grande fontana alla base da Valadier, che mantenne, con i leoni in pietra e le vasche circolari, un stile egizio che ben si adattano all’obelisco.

Infine, le altre fontane della piazza, nelle pareti curve, sono imponenti gruppi scultorei: quella dedicata a Nettuno, con il tridente in mano e i delfini, nel lato che dà verso il fiume, mentre l’altra, sotto il Pincio, raffigura la Dea Roma, affiancata dal Tevere e dall’Aniene e dalla lupa capitolina che allatta i gemelli.

Sopra il Pincio, con la passeggiata sulla terrazza tanto cara ai romani di ogni epoca, dove ammirare tutta la città e dominare tutta piazza del Popolo, con la luce delicata del tramonto ottobrino sembra nascondere l’anima dark tra vecchie sepolture, fantasmi di imperatori,
dei pagani e antichi obelischi esoterici.

Info www.turismoroma.it

Foto Sonia Anselmo, Dreamstime.com, Pixabay

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