Le immagini del Festival saranno poi trasmesse il 24 e il 25 aprile in esclusiva su Fantasy, canale 132 di Sky, che ha organizzato la manifestazione insieme al Comune di Orvieto, la Provincia di Terni e l’APT dell’Umbria. Tra gli ospiti più attesi, ovviamente il re incontrastato del cinema horror italiano, Dario Argento. E poi Federico Zampaglione, neo regista di “Shadow”, e la sua musa Claudia Gerini, il mitico Freddy Kruger di “Nightmare” Robert Englund, l’attrice di “Halloween” Kristina Klebe, il musicista Claudio Simonetti, l’autore di “Lost” e “Heores” Jeph Loeb, le nuove leve registiche Milan Todorivic e Nicolas Winding Refn. Non mancano le sezioni dedicate alla narrativa e al fumetto, mentre il premio alla carriera sarà consegnato a Brian Yuzna. Un Festival non tradizionale, che si può seguire anche su http://www.fantasyhorroraward.com/, ma che vivendolo ad Orvieto mette un filo di terrore in più. Non a caso questa città millenaria, già famosa all’epoca degli etruschi, è sospesa quasi per magia tra cielo e terra, ancorata su una rupe di tufo. Uno degli aspetti che la rendono mistica è proprio il dedalo di grotte nascoste nell’oscurità silenziosa della Rupe.
Scavate pazientemente nel corso dei secoli dagli antichi abitanti, sono un immenso patrimonio archeologico e storico. Attraverso di loro si passa dalla Orvieto estrusca a quella medievale e rinascimentale, tra echi misteriosi e viaggi nel tempo. Del resto, Orvieto sembra essere un labirinto nella storia, tra pozzi e cunicoli, gallerie e grotte usate nei secoli per la produzione e la conservazione del tipico vino della zona. Un mondo sotterraneo che sembra essere uno spaccato di un film fantasy o horror come quelli proiettati al festival. A cominciare dal pozzo più famoso, quello che accoglie i visitatori all’entrata della città alta. E’ il Pozzo di San Patrizio: a sezione circolare, profondo quasi 62 metri e largo circa 13 e mezzo. Il suo nome è legato al santo irlandese Patrizio, abituato a pregare nella profondità di un pozzo. La costruzione iniziò dopo il 1527, anno in cui il Papa Clemente VII Medici scappò dal Sacco di Roma e si rifugiò proprio a Orvieto. Il Pontefice, scottato dalle imprese drammatiche compiute dai lanzichenecchi, ordinò che venissero costruiti pozzi e cisterne per assicurare alla città un’autonomia idrica in caso di assedio.
Il progetto del pozzo che avrebbe dovuto servire la Rocca, la parte alta della città, fu affidato ad Antonio da Sangallo il Giovane che creò una struttura a doppia elica raggiungendo le sorgenti a oltre 50 metri di profondità e permettendo il facile trasporto dell’acqua in superficie per uomini e animali. I lavori finirono solamente una decina d’anni dopo, nel 1537, quando il Papa Paolo III Farnese ordinò un cilindro esterno al pozzo ornato di gigli, suo stemma di famiglia, per testimoniare la sua presenza a Orvieto. Tuttora due portoni diamentralmente opposti danno l’accesso alle due scale a chiocciola, una per la discesa e l’altra per la risalita, indipendenti tra loro e composte da 248 scalini. Sul fondo è collocato un ponte di legno sopra il livello dell’acqua. Il pozzo è illuminato da settanta finestroni, ma nonostante questo ha un’aurea di sovrannaturale. Altrettanto legato al mondo dei misteri è il Duomo, la principale attrazione di Orvieto, un gioiello dell’architettura gotica. La sua costruzione, avviata nel 1290, fu voluta da papa Niccolò IV per dare una collocazione al Corporale del Miracolo di Bolsena: nel 1263 il sangue sgorgò dal Pane Benedetto mentre un prete boemo celebrava la messa nella Basilica di Santa Cristina a Bolsena.
Il prezioso reliquario del miracolo, che riproduce la sagoma tripartita della facciata del Duomo, è conservato all’interno della chiesa, di una semplicità severa e toccante. Tra gli splendori imperdibili, il portale centrale rivestito di lastre bronzee, il rosone e la Cappella Nuova o di San Brizio affrescata dal Beato Angelico e da Luca Signorelli, con grandiose scene apocalittiche dedicate al “Giudizio Universale”. Ma ad Orvieto non mancano le opere legate al passato pagano della città. Come la chiesa di San Giovenale, nata sulle fondamenta di un tempio etrusco dedicato a Giove: è una delle più antiche, risale al 1004 ed è situata sul bordo occidentale della Rupe. Oppure la chiesa di Sant’Andrea e Bartolomeo, costruita sulle rovine di un tempio pagano e di una chiesa paleocristiana. O ancora la Necropoli del Crocifisso del Tufo, con le tombe etrusche. Tra misteri, stradine affascinanti e panorami spettacolari sulla valle sottostante, Orvieto è degna sede del Fantasy Horror Award. Senza contare che i numerosi prodotti locali, dal vino al tartufo, dall’olio alla norcineria, dal pecorino al miele e alla frutta ‘antica’ come visiciole e sorbe, possono consolare gli spettatori atterriti dalle scene delle pellicole di paura.