Mantova, perla del Rinascimento a corte dei Gozanga

Qui e là ci sono le tracce del Rinascimento, quando era una delle corti più vivaci d’Italia. Mantova è ancora molto legata ai tempi in cui i Gonzaga l’hanno trasformata grazie al loro mecenatismo culturale.

Bellissima, elegante, con il Mincio così fondamentale per l’economia e per la sicurezza, che nei
secoli con le dighe e i laghi creati per circondarla d’acqua la ha resa un’anomala isola inespugnabile, Mantova ha un fascino unico in un mix di epoche, storie, artisti e architetti diversi.

La città ha origini etrusche e ha vissuto l’orda barbara dopo la caduta dell’Impero romano,
ma il suo primo effettivo periodo di gloria lo vide quando entrò a far parte dei possedimenti dei Canossa, in particolare Matilde nel 1046.

Tra i monumenti conservati, c’è la spettacolare Rotonda di San Lorenzo: eretta alla fine del XI secolo in forma rotonda per ricordare quella costruita a Gerusalemme attorno al Santo Sepolcro, contiene ancora rari affreschi di pittura romanica lombarda, è posta ad un livello più basso della piazza delle Erbe.

La piazza è uno dei cuori pulsanti di Mantova: con i suoi caffè e i suoi negozi di gourmet, la Torre dell’Orologio e il Palazzo della Ragione, è ancorata alla tradizione di luogo di mercato, ancora oggi qui il giovedì ci sono i banchi di frutta e verdura.

A pochi passi, la Basilica di Sant’Andrea: progettata da Leon Battista Alberti nel 1472, è uno degli esempi di quanto Mantova sia stata una culla fiorente per l’arte e l’architettura tra il Quattrocento e  il Cinquecento. È l’epoca d’oro della città, che sotto la guida di una delle più longevi e importanti famiglie del Rinascimento, i Gonzaga, diventa un centro nevralgico per gli artisti.

Prima con il marchese Ludovico Gonzaga, che chiamò a sé Alberti e soprattutto Andrea Mantegna, nominato pittore di corte e artefice di innumerevoli capolavori al servizio dei Gonzaga. Sepolto proprio in una cappella di Sant’Andrea, l’artista ha decorato il trecentesco Castello di San Giorgio, residenza di Ludovico e poi diventato un’ala di quel labirinto che è il Palazzo Ducale, che purtroppo ha subito danni, già restaurati, nel terremoto del 2012.

Proprio qui Mantegna dipinse l’eccezionale Camera degli Sposi, o Camera Picta: al primo piano della torre nord-orientale, fungeva sia da sale delle udienze che camera da letto di rappresentanza, il tema principale dell’affresco è la celebrazione dei Gonzaga.

Così i ritratti di Ludovico, della moglie tedesca Barbara, i figli e persino la nana di corte sono tramandati ai posteri mentre una serie di putti osservano dall’alto del soffitto. Mantegna era talmente amato a Mantova che il marchese gli donò un terreno dove costruire la sua casa: oggi Casa Mantegna è uno splendido edificio rinascimentale che ospita mostre ed esibizioni artistiche, quasi in un passaggio di consegne tra passato e futuro.

Se Ludovico Gonzaga ha lasciato il segno sulla sua città, lo sviluppo e la grandezza di Mantova sono dovuti ad una signora dal carattere forte, dall’occhio critico e dalla voglia di collezionare il bello: Isabella d’Este, sposa del condottiero Francesco Gonzaga, spesso via per le battaglie, e quindi di fatto reggente della città. 

Isabella, arrivata giovanissima sposa da Ferrara con un corteo di barche sul fiume, ancora rimasto negli annali della Storia, è la mecenate per eccellenza, la classica figura “illuminata” del Rinascimento: un po’ per sfida con le altre Signorie italiane, tra cui la cognata Lucrezia Borgia, un po’ per amore dell’arte, si circonda di tutto il massimo di un’epoca che ha davvero espresso il meglio.

A Mantova rimane Mantegna, sempre più osannato dai contemporanei, e ci approdano Ludovico Ariosto, Giulio Romano, Raffaello, persino Leonardo e Tiziano, che ritraggono Isabella. Ovviamente la marchesa amplia il Palazzo Ducale con il suo famoso Studiolo con gli arredamenti lignei.

Palazzo Ducale è un altro cuore di questa città: con le innumerevoli e decorate sale, con i cortili interni (uno dei quali si dice contenga la tombe dei cani amati dai Gonzaga), con le tante opere d’arte è da visitare con calma per goderne la bellezza.

L’imponente struttura sorge su una vasta piazza con accanto la basilica palatina di Santa Barbara, collegata al palazzo da un passetto e riconoscibile per il campanile di mattoni, caratteristico nel panorama di Mantova visto dal Mincio. All’interno sono sepolti i maggiori esponenti dei Gonzaga.

L’altro lato di Palazzo Ducale, sulla piazza Sordello, è dominato dal Duomo di San Pietro, di origine paleocristiana, ricostruita più volte, già in epoca medievale, e poi nel 1545 con il progetto di Giulio Romano, mantenendo il campanile romanico. All’interno della cattedrale molte opere d’arte, anche se alcune furono portate via per volere di Napoleone durante l’occupazione francese, e le tombe dei personaggi illustri di Mantova, dal patrono Sant’Anselmo al padre di Matilde di Canossa, Bonifacio, oltre a parecchi membri della famiglia Gonzaga.

Mantova offre altri prestigiosi angoli da ammirare, tante sono le vie, le chiese e i luoghi che la rendono affascinante e così elegante.

Da non perdere, è anche Palazzo Te, un tempo residenza di vacanza e oggi alla periferia della città. Si trova sull’isola detta nel Medioevo “Teietto”, da bosco di tigli, da qui il nome odierno di “Te”. Qui c’erano le scuderie degli adorati cavalli di Francesco, suo figlio Federico II ingaggiò Giulio Romano per ristrutturarle e creare un palazzo di rappresentanza: obiettivo raggiunto, in queste sale,  anche queste splendidamente affrescate e ricche di simbologia, come la monumentale Sala dei Giganti.

Un’altra perla rinascimentale di una città seducente come Mantova.

Info
www.mantova.com/turismo-a-mantova/

Foto: Sonia Anselmo, Pixabay

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