La Quintana di Foligno, un tuffo nel Seicento

La quintana riportata alla luce da un manipolo di giovani nell’immediato dopoguerra si anima ogni seconda domenica di giugno e ogni seconda domenica di settembre dal 1946.  Quest’anno si svolge dal 31 agosto al 13 settembre 2009. Poco più di una festa paesana negli anni Sessanta e Settanta, ha avuto un’esplosione a livello nazionale solo negli anni Novanta quando in città arrivarono personaggi dello spettacolo per indossare i costumi seicenteschi e impersonare nobili, dame, paggi nella passeggiata storica prima della gara. Da Paolo Rossi, Stefano Tacconi Walter Zenga, fino a Melba Ruffo di Calabria, Eleonora Benfatto, Nina Moric, Gigi Proietti, Pierfrancesco Favino, quasi tutti sono passati per Foligno e sono rimasti affascinati dalla giostra. Alcuni come Francesca Rettondini o Federica Moro sono diventati quintanari di adozione e ogni anno rinnovano la gioia di essere a Foligno condividendo passioni e delusioni insieme ai contradaioli. Quando nel 1989 Philppe Leroy vestì gli abiti di un nobile del Seicento disse semplicemente: “E’ una delle corse più belle e più crudeli che abbia mai visto”. 
La giostra della Quintana di Foligno coinvolge oltre 10mila persone che volontariamente rinunciano a tutto per lavorare e rendere sempre più bella questa manifestazione. Dieci sono le contrade in cui è divisa la città. Tutto comincia 15 giorni prima della gara. Si parte con l’apertura delle taverne che ospitano pubblico solo nei quindici giorni antecedenti la giostra e offrono menù tipici umbri, alcuni della tradizione popolare seicentesca. E’ come fare un tuffo nel passato dove personaggi in costumi da popolano (così si chiamano i contradaioli) accolgono gli avventori che vogliono scoprire un percorso enogastronomico in taverna. La taverna è anche sede del Rione, custodisce i tesori del rione: dai pali vinti appesi ai muri e protetti da vetri antisfondamento, fino ai costumi che serviranno per la passeggiata del corteso storico e che si svolgerà la sera prima della giostra. Ogni rione possiede abiti di alto livello con le sartorie più prestigiose d’Italia che si danno battaglia per cucire vestiti sempre più orginali. Gli abiti possono ispirarsi a un quadro, a un momento storico antecedente il 1613 e sono quasi tutti di foggia spagnola. Hanno un costo esorbitante che varia dalle poche migliaia fino a oltre dieci, o quindicimila euro.

La sera prima della gara, le dieci contrade sfilano per le vie della città attraverso un percorso ben definito. Ad aprire il corteo il Comitato Centrale Ente super partes organizzatore del gioco, che mostra alla città la statua lignea che i cavalierei dovranno sfidare l’indomani e il Palio da donare al cavaliere vincitore. Ogni contrada ostenta (è proprio il caso di dirlo visto che siamo in epoca barocca) circa cento personaggi in costume: dai tamburini agli alfieri, dalle dame agli armati, per un un totale di oltre mille personaggi che si danno appuntamento “nel corruscar della sera”.  E’ un trionfo di colori e di emozioni, qualcosa di unico che unisce la città, che stravolge lo spettatore, che inebria il cuore. Ma la cosa più bella ed emozionante è la gara. La Quintana puà essere vissuta in due modi: o da spettatore o da contraiolo. Entrambi regalano forti emozioni, ma il contradaiolo il popolano la vivrà con uno spirito diverso dal turista. Il contradaiolo vive tutto l’anno per questi momenti e l’unica cosa che conta è vincere il Palio. Molti rionali non parlano, altri si ritirano in preghiera, altri ancora si lanciano in rituali scaramantici. Tutto davvero tutto purchè quel Palio finisca nella loro taverna nella loro sede, per poterlo ammirare ogni giorno dell’anno per poter dire “E Mio!”.

 
Le foto sono di proprietà di ©Claudio Pinchi
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