Isola di San Pietro e Carloforte, la Sardegna più selvaggia

La luce del tramonto rende tutto più suggestivo, mentre i fenicotteri rosa si preparano a dormire nelle saline. Al mattino, invece, sull’isola di San Pietro tutto è più nitido, i colori splendono quasi violenti nella loro bellezza. Soprattutto le tante declinazioni di blu dell’acqua trasparente.

Quest’angolo particolare di Sardegna del sud ovest, un’isola nella grande isola, è un paradiso per gli amanti della natura, meta meno frequentata dal via via di vip alla ricerca dell’attenzione mediatica che affollano altri lidi durante l’estate.

Pace, mare e relax in questo luogo apprezzato già dai Fenici e addirittura da San Pietro, che secondo una leggenda ci approdò, dando poi il nome al posto.

Furono i liguri di Pegli a venir a vivere sull’isola di San Pietro, pescando i coralli: tuttora la lingua parlata qui ha radici in Liguria. Non solo, persino la cucina, saporita e genuina, ha influenze liguri, come la pasta con il pesto o la farinata di ceci, a cui si aggiunge il cous cous.

Perché i pescatori erano esuli dall’isola di Tabarka, in Tunisia: nel 1738 ottennero dal re Carlo Emanuele III il permesso di colonizzare l’isola di San Pietro, disabitata e detta ‘degli sparvieri’ sin dai tempi dell’insediamento fenicio nel VIII secolo a.C., cui seguì quello punico, con tempio e necropoli.

La cucina è una delle grandi tradizioni dell’isola di San Pietro. Il re della tavola è il tonno che viene pescato qui e fra maggio e giugno gli viene dedicata una manifestazione, il Girotonno, dove, tra competizioni e live cooking, il pesce viene rivisitato in molte ricette esaltandone il sapore.

Da sempre legati a doppio filo al mare, gli abitanti dell’isola di San Pietro sono stati pescatori, naviganti e maestri d’ascia: elogiati persino dall’ammiraglio Nelson nel suo diario di bordo, dopo una sorta in porto per riparare alcune navi della sua flotta.

Vivono tutti a Carloforte, l’unico centro dell’isola, che prende il nome proprio dal re Carlo Emanuele, a cui è dedicata una scultura sul lungomare. Su un lieve pendio con scorci panoramici sul mare, il borgo, uno dei più belli d’Italia, è ricco di vie e vicoli, antiche fortificazioni difensive come le torri d’avvistamento, palazzi eleganti di inizio Novecento.

Da visitare la chiesa della Madonna del naufrago, che accoglie la statua lignea venerata dagli abitanti, simbolo di fede e unione solidale della comunità. Sono anche devoti a San Pietro, protettore dei corallari e tonnarotti, che si festeggia solennemente il 29 giugno.

Un’altra tappa del borgo è il museo multimediale del Mare, che racconta la storia dell’isola di San Pietro.

Oltre a Carloforte, dove attraccano i traghetti che fanno la spola con l’isola madre, in particolare da Portoscuso e Calasetta, qui la vera protagonista è la natura.

Incontaminata, selvaggia, affascinante, con le coste dell’isola di San Pietro fatte di rocce frastagliate e insenature, acque turchesi e scogliere a strapiombo.

A nord si trova la romantica Cala Vinagra e il profondo fiordo calcareo che si chiuse su una spiaggetta di ciottoli lucidi, Cal Fico, dominata da una ripida scogliera.

A ovest dell’isola di San Pietro si trova il promontorio di Capo Sandalo, con il faro più occidentale d’Italia, risalente all’Ottocento. La spiaggia sottostante è un tripudio di macchia mediterranea ed è un’oasi protetta dalla Lipu: sulle scogliere si rifugiano il raro falco della regina, chiamato così in onore di Eleonora d’Arborea, e il gabbiano corso, che scelgono questa zona per nidificare.

Nel sud dell’isola di San Pietro, poi, c’è uno dei simboli del luogo: Le Colonne, due faraglioni
che spuntano dal mare azzurro, con il loro colore grigio scuro, scagliandosi in uno scenario fatto
di promontori, calette e falesie, perfette da ammirare con piccole imbarcazioni che fanno il giro dell’isola.

I faraglioni prendono il nome dalla forma, modella dal vento e dal mare in migliaia di anni: dopo potenti mareggiate, in particolare nel 2013, resta solo la base di una delle colonne e sono affiancate dai resti appena visibili di altri simili pilastri e dalla bocca di un geyser inattivo.

Rappresentano l’anima selvaggia e indomita della natura all’isola di San Pietro, ma sono anche legate a una leggenda sulla loro origine: San Pietro avrebbe trasformato due mostri marini in grigia roccia vulcanica per proteggere l’isola, mentre un’altra versione vorrebbe una punizione
divina per una coppia di marinai pietrificati.

Comunque sia, tutto ciò aggiunge fascino a questa zona perfetta per lo snorkeling e le immersioni, vicino alla spiaggia La Bobba e le scogliere a strapiombo della Conca, con una piscina naturale.

Intorno a Carloforte, poi, la costa dell’isola di San Pietro si fa sabbiosa e pianeggiante, con le saline praticamente davanti al borgo. Abitate da fenicotteri rosa, cavalieri d’Italia, garzette e da altri uccelli acquatici, come il raro gabbiano corso, sono un paradiso per gli appassionati di birdwatching.

L’interno dell’isola di San Pietro, infine, è un trionfo di profumi della macchia mediterranea, soprattutto del rosmarino, corbezzolo e mirto, così si può far trekking appagando tutti i sensi, dalla vista con gli splendidi panorami all’olfatto.

Non solo, l’isola di San Pietro è perfetta per gli sportivi, con le tante attività da fare immerse nella natura, dalle escursioni in barca a vela alle immersioni, al kayak.

Info
www.sardegnaturismo.it/it

Foto dreamstime.com, Pixabay

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