I mille aspetti di Padova

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Si può iniziare dalle Porte Contarine: da Corso del Popolo (asse che collega la Stazione Ferroviaria al centro città), all’altezza del ponte, un tranquillo  angolo tra il verde e l’acqua, è dominato da uno dei pochi monumenti contemporanei in città, un grande libro in vetro che guarda nella direzione della Statua  della Libertà di New York.  É  il “Memoria e Luce” di Daniel Libeskind, dal quale emerge una trave proveniente dalla Torre sud del Word Trade Center  distrutto l’11 settembre del 2001. Dall’altro lato del Corso, la storia cambia registro. Gli antichi resti dell’Arena Romana sembrano proteggere i capolavori di Giotto nella Cappella degli Scrovegni. Uno scrigno, dove un cielo blu punteggiato da miriadi di stelle è il soffitto di un piccolo ambiente interamente ricoperto da 137 riquadri affrescati che raccontano le Storie di Maria e di Cristo. I vicini Musei Civici agli Eremitani espongono la storia di Padova, dai reperti archeologici all’arte moderna. Qui  i trecenteschi Angeli del Guariento varrebbero da soli la visita. Nell’adiacente Chiesa degli Eremitani ci si può improvvisare solutori di puzzle, ammirando i resti degli affreschi di Mantegna nella Cappella Ovetari: colpiti  durante la Seconda Guerra Mondiale, gli affreschi sono stati oggetto di un lungo e minuzioso lavoro di ricostruzione che ha restituito la forza delle scene. Il cuore vibrante della vita cittadina è nella parte più antica, dove dodici chilometri di portici proteggono dalla pioggia e dal troppo sole e disegnano la città,  con il loro andamento irregolare e con ritmi e colori sempre diversi, a seconda dell’edificio a cui appartengono. In un’area relativamente piccola si trovano i testimoni del carattere di Padova.  Il Bo, dal medioevo sede di una delle più antiche Università del mondo, è palazzo storico sorto sui resti di un antico “Albergo al Bove”: custodisce la storia accademica della città, dalla cattedra di Galileo (la tolleranza di Venezia gli permise di insegnare nonostante i giudizi della Chiesa), al Teatro Anatomico luogo di importanti studi scientifici, fino al monumento a Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, prima donna al mondo a laurearsi, proprio qui, nel 1678. Se si vedono ragazzi vestiti in modo bizzarro, presi a schiaffi o bersagliati di uova e farina da amici e parenti vestiti elegantissimi, ebbene, si sta assistendo ai riti goliardici cui tutti i neolaureati di Padova vengono sottoposti.
Di fronte al Bo, alcune guglie neogotiche annunciano la presenza dello storico Caffè Pedrocchi: elegante locale con tre sale dedicate ai colori  della bandiera italiana, testimone delle lotte risorgimentali, con la facciata principale in grandioso stile neoclassico e con statue di leoni su cui si  arrampicano i bambini. Il Caffè è stato “senza porte”, ossia sempre aperto giorno e notte, fino all’incombere della Prima Guerra Mondiale.
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La Padova commerciale è nata qui, dove la Padova romana aveva il suo foro, dove la Padova medievale ha eretto le sue torri di mattoni. Nelle piazze brulicanti di merci, allora come oggi, si manifesta l’anima mercantile e insieme gaudente della città.  Sopra tutto sembra quasi prendere il volo una lucente nave spaziale pronta a decollare: è il tetto a carena di nave di quello che i padovani chiamano semplicemente “il Salone” . Il grande edificio abbraccia al piano terra un mercato coperto con botteghe di specialità alimentari e domina le piazze delle Erbe e della Frutta con i banchi del quotidiano mercato. Al primo piano è un’enorme sala ad unico ambiente, affrescata con soggetti religiosi e astrologici che facevano da sfondo al luogo in cui si decidevano il torto e la ragione delle persone. Le piazze, insieme agli stretti vicoli del vicino ghetto, sono i luoghi dove i padovani si dedicano al rito dell’aperitivo: seduti ai tavolini  si degustano tramezzini e lo spritz, l’aperitivo padovano tanto classico quanto declinato in tante versioni quanti sono i baristi che lo preparano.
Se camminando sotto i portici o lungo i vicoli, capita di notare, dipinti sui muri, omini dal cilindro nero che salutano gatti neri o liberano coloratissime farfalle: è  una delle opere dei più famosi street artist moderni, Kenny Random, nome d’arte del patavino Andrea Coppo. Graffitaro degli anni Ottanta, artista seguitissimo oggi (con tanto di caccia al tesoro alle sue opere che scatena i suoi seguaci ogni anno tra le vie di Padova), esce di notte e  protetto dall’oscurità abbellisce alcuni angoli cittadini. Qualche indizio per scovare le sue opere: via Nazario Sauro, via Vescovado, via Roma, via Dante.
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Se lo spritz non ha ancora fatto effetto, un senso di ebbrezza e smarrimento si prova sicuramente nel Battistero del Duomo: cerchi concentrici abitati  da centinaia di Santi formano il Paradiso che Giusto de’ Menabuoi ha dipinto sulla cupola.
Percorrendo via Soncin e via San Canziano si arriva a Piazza Antenore dove ci si può fermare davanti alla presunta tomba
 dell’eroe troiano Antenore, leggendario fondatore della città. Scendendo per via del Santo, come antichi pellegrini, dopo strette vie e portici, si apre la piazza dove dominano tonde cupole e alti campanili simili a minareti, un angelo dorato veglia sulla folla e un condottiero a cavallo difende uomini, piccioni e bancarelle di ceri e corone di rosari.  È il “Santo”, la Basilica dedicata a Sant’Antonio, il Santo per eccellenza dei padovani, tanto da essere “senza nome”. Padova dimostra qui con orgoglio il suo carattere di ospite nei confronti dell’arte con le sculture di Donatello sull’altare della Basilica e gli affreschi di Tiziano nella Scoletta. A poca distanza si trova l’altro dei “tre senza” di Padova: Prato della Valle, un prato senza erba, o quasi. Una delle più grandi piazze d’Europa, con un’isola  centrale circondata da un canaletto e da statue di padovani illustri. Un lato della piazza è dominato dall’imponenza di Santa Giustina, grandiosa Basilica sormontata da otto cupole e dall’interno solenne e austero. Le tante cupole fanno da sfondo ad un luogo dall’atmosfera sospesa tra storia e futuro: l’Orto Botanico, dichiarato Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’Unesco, punto d’incontro tra la Padova umanistica
 e quella dell’innovazione. Fondato nel 1545, è il più antico orto botanico universitario d’Europa che abbia mantenuto la sua sede originaria.  Istituito per lo studio delle piante medicinali, oggi è un grande centro che sta puntando sulla tutela della biodiversità. Sono state realizzate cinque nuove serre, inserite in un’avveniristica galleria di vetro e acciaio, che riproducono zone della Terra ma anche la vita vegetale nello spazio.  Ultimo segno con cui Padova mostra con orgoglio il suo legame con la storia, il rispetto del suo glorioso passato e il suo perenne slancio verso il futuro.
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Foto di www.padovanet.it

Info: www.discoverpadova.com, www.turismopadova.it, www.welcomepadova.it

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