Grado si tinge di giallo

 

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Docenti di tutto rispetto come Franco Forte, che si occuperà della scrittura in senso stretto, il criminologo Simone Montaldo, il commissario Armando Palmegiani e il maresciallo Gamba. Nella sezione ricerche è prevista una conversazione su Giorgio Scerbanenco con la figlia Cecilia e si parlerà di Fantascienza con Giulia Iannuzzi. Ritorneranno il colonello Roberto Riccardi, Roberto Costantini e Veit Heinichen con i nuovi libri in uscita, per il cinema ci sarà Biagio Proietti (fratello di Gigi) che parlerà de “Il mistero nei media, ieri e oggi” mentre il matematico  Paolo Zellini incontrerà i ragazzi per affrontare “Il Giallo dei Numeri”. E poi, cena con delitto, fiabe dark, premi e tante altre sorprese. Insomma, l’isola del Sole si tinge di giallo. Ma l’occasione del Festival è buona anche per scoprire Grado, famosissima per le sue spiagge e come stazione balneare già a fine Ottocento, amata da Freud e Pirandello, che vi soggiornarno, e da Pier Paolo Pasolini che qui girò “Medea” con Maria Callas. La lunga spiaggia di sabbia finissima, il mare da molti anni detentore di Bandiera Blu, la laguna di novanta chilometri quadrati hanno reso la cittadina del Friuli Venezia Giulia una delle mete più ambite per le vacanze.
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Un tempo isola vera e propria, Grado è collegata alla terraferma da un ponte mobile costruito nel 1936 e in verità ha numerose spiagge, come il lido principale che costeggia il viale Regina Elena e che arriva fino alla Punta di Barbacale, con olre tre chilometri di lungomare, mentre un’altra spiaggia, nella parte più a ovest, costeggia una diga e arriva fino al centro storico e al vasto campo da golf, inserito nella laguna. Se il mare è sicuramente una delle attrazioni più ricercate, Grado non delude anche dal punto di vista architettonico e artistico e rivela le tracce di un passato ricco. Romani, Longobardi, Veneziani, Austro-Ungarici: in tanti sono rimasti qui e hanno lasciato le loro impronte. Si gira per i calli e campielli del centro per scoprire  i gioielli paelocristiani: la Basilica di Sant’Eufemia, il Battistero simile alla vicina Aquileia, Santa Maria delle Grazie, con i capitelli tutti diversi provenienti dai templi pagani abbattuti. Invece i palazzi hanno un’atmosfera austro ungarica: qui c’erano le ville dei nobili che amavano passarci le vacanze. Del resto, Grado ha istituito la sua prima azienda di soggiorno già a fine Ottocento, per volere dell’Impero Asburgico, per promuovere la meta come stazione balneare. Tuttora frequentata da turisti austrici e tedeschi, a continuare una tradizione più che centenaria, la città è base anche per una gita in laguna alla ricerca della natura predominante e degli uccelli che la abitano, garzette, aironi cenerini, germani reali e quant’altro. Sugli innumerevoli isolotti, che vengono chiamati mote, vivevano parecchi pescatori che abitavano in stutture particolari, i casoni: di pianta rettangolare, tetto a piramide, edificati con il materiale che si può trovare in laguna, ovvero pali di legno, paglia, canne e vimini, avevano un’unica stanza con il focolare e la porta messa a ponente per riparsi dalla bora, il freddo vento che soffia dall’est. Oggi sono costruzioni tipiche che riportano alla memoria il passato di Grado, da metropoli romana a villaggio di pescatori, negli anni del declino per l’ascesa di Venezia. Una curiosità per verificare che la città non è solamente una famosa meta balneare e il palcoscenico del Festival del giallo.
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Foto di www.gradogiallo.it e www.grado.info

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