Giganti della Sila, magia e meraviglia della natura nel Parco

Le punte si innalzano verso l’alto, come lance che trafiggono il cielo azzurro. Guardare in su, verso la cima dei Giganti della Sila, è come vedere il sole abbracciato dai rami. Una sensazione unica che si avverte in questo angolo delle meraviglie nella meraviglia del Parco Nazionale della Sila, in Calabria.

Un antico bosco monumentale che emana una suggestione mistica, un legame forte con la spiritualità, dove le energie della Terra e della Natura si uniscono per arrivare dritte all’anima dell’uomo.

E’ un luogo del cuore, la piccola foresta dei Giganti della Sila. Così l’ha definita pure il Fai,
che se ne occupa da qualche anno.

I Giganti della Sila sono più 60 alberi di pino laricio, frammezzati da aceri montani, faggi e altri esemplari della foresta calabrese. In media hanno 350 anni di età, qualcuno arriva ai 400 anni, hanno tronchi enormi, larghi 2 metri al punto che per abbracciarli servirebbero quattro persone come minimo, e sono altissimi, fino a 45 metri.

Questi veterani si scagliano come frecce di fronde verso il cielo. Alla loro base le felci che d’autunno sembrano un soffice tappeto marrone dove si nascondono gli scoiattoli e gli uccelli, soprattutto vari tipi di picchi.

Camminare tra i Giganti della Sila sul facile percorso in legno, tra passerelle e staccionate, è come osservare i giochi che la natura compie nei secoli.

Un tronco abbraccia l’altro in un gesto che sembra commovente, con il faggio dalle foglie autunnali colorate di giallo che sorveglia i vicini pini: non si amano molto le due specie, i secondi hanno sempre cercato di recuperare il terreno che gli hanno portato via i primi, succede in molte zone del Parco della Sila. Ma qui in questo spazio sembrano essere in perfetta combinazione, non più rivali, ma alleati nel sottolineare la bellezza del luogo.

Altri esemplari rivelano nodi, intrecci, tronchi più giovani sviluppatosi sulle stesse basi, radici in evidenza dalla forma curiosa. E poi intagli sulla corteccia dove un tempo remoto veniva
raccolta la resina. Uno dei Giganti della Sila ha una conca scavata che pare un anfratto delle
fate, una grotta magica.

Tutto il bosco monumentale ha qualcosa di mistico e fiabesco, dove il visitatore ha quasi l’aspettativa di trovarsi davanti folletti e altri mitologici esseri della foresta. Ma soprattutto si percepisce fortissimo un legame di energia: non per niente è stato nominato Riserva Naturale di Bioenergetica, per tutelare il grande patrimonio naturale della zona.

Ogni cosa viene lasciata come vuole madre Natura. Se un albero muore, vittima del maltempo o di qualche altro effetto, rimane lì per diventare rifugio per gli animali, sulla sua corteccia si possono depositare semi di altre specie arboree e far crescere e sviluppare nuovi virgulti.

Alcuni dei Giganti della Sila non sopravvissuti giacciono come scheletri di dinosauri o relitti di navi di legno conservati dalla vegetazione, in un gioco delle somiglianze che piace molto ai più piccoli visitatori del bosco.

In località Fallistro, a Croce di Magara, nel Parco Nazionale della Sila, la foresta ha una
storia lunga. Da millenni, questa zona della Calabria è stata sfruttata per il suo legname: i
suoi alti pini laricio erano fondamentali per costruire navi, palazzi e chiese, si dice siano stati usati anche per la Basilica di San Pietro.

Ma soprattutto il bosco veniva sfruttato per la resina che si estraeva dai tronchi: i molteplici usi la rendevano necessaria per la creazione della pece, ma anche per materiali impermeabili, come i rivestimenti per i pastrani e i cappotti dei soldati.

Per questo le foreste rischiavano la sopravvivenza: nel Seicento e Settecento, il regno di Napoli fece numerosi provvedimenti per limitare l’abbattimento, mentre dopo la Seconda Guerra Mondiale,
dopo che gli Alleati ne abusarono per il legname, i terreni furono espropriati e affidati all’ex Azienda di Stato per le Foreste Demaniali. Oggi se ne occupa il Fai.

I Giganti della Sila, in particolare, vennero piantati nel Seicento per proteggere una filanda di proprietà di una famiglia nobiliare, i Baroni Mollo, che qui avevano anche un casino, che si vede all’entrata del sito, e un orto botanico con le piante tipiche di questa zona.

Oltre ai pini larici secolari, si trovano meli selvatici, pioppi tremuli, faggi, castagni e aceri montani, alcuni dei quali sono centenari essi stessi. Inoltre, sono nati alcuni nuovi esemplari di pini larici in maniera spontanea che vanno a ripopolare il bosco da una trentina d’anni. Tutti insieme contribuiscono a rendere la Riserva dei Giganti della Sila un angolo della Calabria ad alto tasso di magia.

Info: www.parcosila.it

Foto di Sonia Anselmo
In collaborazione con il Parco Nazionale della Sila

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