Dante a Firenze: un rapporto d’odio e amore eterno, che oggi a 700 anni dalla scomparsa del Sommo Poeta sembra rivivere in ogni aspetto. Anche grazie ai tanti festeggiamenti previsti per l’anniversario, molti dei quali riguardano ogni città dove visse e scrisse, con una serie di mostre, appuntamenti, convegni, letture, eventi anche virtuali.
Ma ricordare Dante a Firenze, dove tutto ebbe inizio, esattamente nella primavera del 1265, è un
modo di scoprire i luoghi che lo videro protagonista di un’epoca, tra Storia e Letteratura.
Sarà per il suo viaggio surreale nell’oltretomba, sarà per la sua vita intricata, spesso Dante ci sembra un personaggio irreale, invece visse e le vicende del suo viaggio sono molto umane e terrene.
La ricorrenza dei 700 anni dalla morte, avvenuta nel settembre del 1321, è un’avvincente occasione per un percorso interessante tra le vie del centro di Firenze alla scoperta le vicende quotidiane di quei tempi.
Una caccia al tesoro sulle tracce di terzine della Divina Commedia incise sulla pietra, un vero e proprio Facebook, perché le citazioni sono collocate nelle facciate delle case che furono del personaggio della terzina.
Dalla lettura della Divina Commedia e dalla storia sappiamo che Dante a Firenze visse in un periodo complesso, tra guerre cittadine, guelfi, ghibellini, traditori, personaggi di potere dai lati oscuri, un filo logico dei fatti tortuoso.
Per avere idee più chiare, una visita alla Museo la Casa di Dante a Firenze è esplicativa. Il Museo si trova alle spalle del Duomo (Via S. Margherita, 1), è una ricostruzione di una
casa medioevale a torre: nel corso dei secoli la tradizione popolare ha indicato nella Torre
della Castagna, dove è il Museo, come la casa nativa di Dante.
L’allestimento multimediale è piacevole, è raccontato, attraverso gli episodi privati di Dante,
il profilo della Firenze di fine 1200, incluse brevi note bibliografiche sulle vicende delle famiglie che fecero epoca.
Usciti dal Museo la prima tappa è la piccola Chiesa di Santa Margherita dei Cerchi, detta “La Chiesa di Dante”, che qui si sposò con Gemma Donati, qui incontrò Beatrice. Lascia un po’ perplessi questa chiesetta, sembra che Beatrice non sia stata sepolta qui, poco importa, visto la quantità di lettere e biglietti che i romantici di tutto il mondo lasciano alla pseudo-lapide tombale di Beatrice.
Pochi passi e si arriva a Via del Corso, dove ancora sono ben visibili alcune case torre, come quella dei Donati, con relativa terzina di citazione, e quella dei Cerchi.
Per la cronaca le due famiglie di parti politiche opposte erano talmente in dissidio che per evitare irruzioni notturne nelle abitazioni, furono separate con la costruzione di un vicolo
(Vicolo dello Scandalo).
In via del Corso si trova anche il palazzo che fu dei Portinari, riconoscibile per lo stemma raffigurante una porta sorretta da due leoni e la lapide poetica.
L’economia e la politica della Firenze duecentesca erano mosse dalle corporazioni delle arti e mestieri, la toponomastica ne è segnata, via degli Speziali, con ricordo degli antenati del Poeta o Via dei Calzaiuoli che prima era denominata Corso Adimari, perché zona di preminenza della famiglia omonima. In via delle Oche, si possono leggere la terzina dedicata agli Adimari. Via dei Calzaiuoli va da Piazza del Duomo e Piazza Signoria.
Dante per sottolineare la sua appartenenza alla città, scrive nell’Inferno “ Non mi parean [i fori] men ampi né maggiori/ che que’ che son nel mio bel San Giovanni,/ fatti per loco de’ battezzatori”.
Il Battistero fu consacrato nel 1059, le sue origini sono oscure, probabilmente ai tempi dei romani era stato un luogo sacro pagano, di sicuro nel sentimento popolare fiorentino il Battistero c’era da sempre, questo già nel Duecento.
Edificio sorprendente, quasi incoerente, un’architettura massiccia, pesante, trattenuta da una facciata rigorosamente decorativa. La Porta Paradiso, chiamata così per la sua raffinatezza, è la più celebre delle tre porte, due del Ghiberti (est detta del Paradiso e quella nord, sud di Nicola Pisano).
All’interno una luce cupa dorata arriva come una cascata, un vasto mosaico copre la cupola ottagonale. Il mosaico fu realizzato alla fine del 1200, verso il 1270 per concludersi all’inizio del ‘300, la scena è dominata dal Cristo figura centrale del Giudizi Universale, a sinistra è rappresentato l’Inferno, a destra la resurrezione dei giusti. Passato lo stordimento emergono altri ricchi dettagli del Battistero.
Usciti, si può riprendere Corso Adimari (Via dei Calzaiuoli) in direzione Piazza Signoria, sulla destra si trovava la casa dei Cavalcanti, riconoscibile per la terzina affissa sulla facciata, la Chiesa di Orsanmichele, dedicata alle Arti, cioè le professioni esercitate dalle varie corporazioni.
L’aspetto della Chiesa è insolito, perché fu ricavata dalle logge del mercato delle granaglie, la facciata è così caratterizzata dalle arcate tamponate e dai tabernacoli, dove sono collocate le statue dei santi protettori, le Corporazioni commissionarono le opere agli artisti del tempo, Ghiberti, Donatello, Giambologna, Andrea del Verrocchio, le committenze più ricche richiesero che le statue fossero in bronzo.
Ogni lato della Chiesa offre scorci e perle di arte, senza fretta quindi puntare verso Palazzo Vecchio, dove all’interno del primo cortile, entrando dalla piazza si leggono ben due citazioni.
Il filo delle parole di Dante a Firenze porta a zizzagare tra vicoli, strade e piccole piazze ricorrendo stemmi, scrutando dentro ai portoni, tutto con il naso all’insù, una prospettiva verticale amplificata dalla vicinanza dei palazzi e strade strette.
Le citazioni concentrate nelle strade del centro di Firenze, una mappa storica-culturale e soprattutto umana, vedere con gli occhi del Poeta le vicende della sua città che ha immortalato nella Divina Commedia trasformandola in una narrazione universale.
Per respirare in un solo sguardo il senso della città, una foto ricordo da Piazzale Michelangelo è
la cartolina ideale e anche l’occasione di leggere ancora con una terzina, e incontrare un altro
simbolo della Città del Fiore.
A destra del Piazzale si trova Il Giardino degli Iris, con apertura stagionale da aprile e maggio, ingresso gratuito. Dal 1954 il Comune di Firenze in collaborazione con la Società Italiana dell’Iris organizza un concorso internazionale aperto a tutti gli ibridatori che inviano i loro rizomi, solo dopo tre anni di coltivazione nel giardino i rizomi vengono ammessi al concorso.
Il Giardino è un delizioso paesaggio toscano con ulivi, terrazzamenti e una moltitudine di iris. Il motivo per cui il giglio o giaggiolo sia il simbolo della Città non è ben chiaro, ci sono varie ipotesi. I colori dello stemma furono giaggiolo bianco in campo rosso dalla fine dell’XI secolo fino al 1251, quando i Guelfi, che governano, decisero di invertirli per contrapporsi ai Ghibellini che pur esiliati continuavano a usare lo stemma di Firenze. Dato che l’iris rosso non esiste, ovviamente farlo sbocciare è la grande sfida degli ibridatori, la vittoria più ambita.
Tornati nel centro cittadino, un altra tappa fondamentale per seguire il percorso di Dante a Firenze è piazza Santa Croce, dove all’angolo della superba chiesa svetta il Poeta su un alto piedistallo, circondato da leoni in marmo e stemmi delle città italiane. La statua fu inaugurata alla presenza di re Vittorio Emanuele II in conclusione delle celebrazioni dantesche del 1865.
Ma all’interno della basilica, voluta dai francescani tra il Duecento e il Trecento e realizzata con i finanziamenti delle importanti famiglie del quartiere, vicino alle tombe di altri illustri artisti italiani, un cenotafio imponente attende invano le spoglie di Dante a Firenze. Il Sommo Poeta però morì a Ravenna, dove si trova il suo sepolcro e dove sono previste altre celebrazioni per l’anniversario dei 700 anni dalla morte.
Info:
www.feelflorence.it/it/home
www.700dantefirenze.it
Foto Maria Luisa Bruschetini, Sonia Anselmo, Pixabay
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