Cannaregio, il Ghetto, curiosità e leggende a Venezia

Le gondole si specchiano negli canali, le calli sono passaggi stretti tra forti mura, gli elaborati palazzi accendono di curiosità con i preziosi dettagli. Ovunque un’atmosfera silenziosa, pacifica.

Cannaregio è diverso dal resto di Venezia, non solo quando i turisti mancano all’appello:
è sempre un’oasi rilassante, dove scappare dalla frenesia, dai luoghi più famosi, dai cliché inevitabili.

Eppure il sestiere, ovvero il quartiere, di Venezia posto a nord, al confine tra la laguna, è tra
quelli più frequentati dalla gente: qui c’è la stazione ferroviaria di Santa Lucia e il ponte della Costituzione ideato da Calatrava, al limite estremo di Cannaregio, è solcato ogni giorno da visitatori e abitanti che si spostano sulla terraferma, a Mestre o all’aeroporto, o vanno verso il ponte di Rialto e piazza San Marco.

Anche la via principale di Cannaregio, Strada Nova, quella dello shopping e delle gustose pasticcerie tradizionali, è relativamente tranquilla, molti girano prima di imboccarla sul ponte degli Scalzi, davanti alla seicentesca chiesa di Santa Maria degli Scalzi, affacciata sul Canal Grande.

Basta, però, continuare dritto la Strada Nova e perdersi nel labirinto di calli e vie all’interno, subito ci si sente immersi nella serenità. E può iniziare un gioco di dettagli e curiosità da scoprire: lì le mura alte nascondono alla vista un giardino, là i palazzi sono divisi da un arco sopra l’acqua, lì i panni stesi creano una macchia di colore sui tetti, là in fondo, verso la punta di Cannaregio, quello che era il mattatoio, l’università Ca Foscari.

Fino alle sponde del canale, il Rio di Cannaregio, tra ristoranti, caffè e fermate dei vaporetti
pubblici sull’acqua.

Al di là del ponte delle Guglie, Cannaregio continua e l’atmosfera rilassata si vive ancora abbandonando la via maestra per Rialto, tra gelaterie, negozi di souvenir, chiese e campi, le piazze veneziane, vivaci.

Se si sceglie di percorrere un breve tratto delle Fondamenta Cannareggio si apprezza di più l’anima insolita e diversa del sestiere. Un piccolo arco occultato dalle insegne dei negozi indica la via per il Ghetto, una parte fondamentale di Cannaregio. Facendo attenzione, si notano ancora i cardini in ferro delle porte che anticamente chiudevano il Ghetto durante la notte.

In epoca medievale, qui c’erano le fonderie con i loro scarichi e odori. Nel 1516 una legge stabilì che gli ebrei avrebbero dovuto vivere in questa zona, non particolarmente salubre, circondata dall’acqua e con solo due accessi. Nacque proprio qui la parola ghetto, che indica i quartieri ebraici, e che deriva dalla parola veneziana getto che indicava gli scarti dei metalli buttati via nelle fonderie, anche se esistono altre ipotesi etimologiche.

Essendo gli ebrei molto numerosi e lo spazio poco, furono costruite case alte, una sorta di grattacieli dell’epoca anche di nove piani, mentre nella piazza principale esistevano ben cento botteghe. I veneziani, popolo pratico di commercianti, concesse alcuni privilegi, come quello di concedere prestiti e studiare medicina all’Università, anche se gli ebrei dovevano potare segni distintivi quando uscivano dal ghetto.

Nel corso dei secoli a Venezia erano approdati nel corso dei secoli ebrei provenienti da molti Paesi, ogni comunità aveva la propria sinagoga, scuola e confraternita: oggi restano due delle cinque sinagoghe originarie e il Museo Ebraico, che si possono ammirare con visite guidate specifiche. La comunità ebraica non vive più qui e questa zona di Cannaregio è diventata
una meta interessante, tra negozi, gallerie d’arte, ristoranti e caffè, per scoprire l’architettura e un lato insolito di Venezia.

Addentrandosi ancora nelle calli e nei campi di Cannaregio e attraversando rii e canali si scoprono altre meraviglie artistiche, tra leggende e storia locale. Come Campo dei Mori, dove troneggiano tre statue di Mori.

Si dice fossero tre fratelli orientali dalla pelle scura, mercanti taccagni e ricchissimi che spacciavano cotone per seta, un’altra tradizione li vorrebbe possessori di una banca: comunque
sia truffarono una signora veneziana molto pia la quale pregò Santa Maria Maddalena di scagliare una maledizione sui tre. Per prodigio, i mercanti mori vennero trasformati in statue di pietra e messi in una nicchia su un edificio di fabbriche presente sul campo, in modo che tutti potessero vederli e imparare la lezione.

A uno di loro, quello proprio sull’angolo della piazza che veniva usato per le Pasquinate del popolo (burla e commenti) contro la Serenissima, nell’Ottocento cadde il naso e fu sostituito da un protesi di ferro: da allora, si dice che toccandolo porti fortuna.

C’è un quarto moro, appena girato l’angolo sulla Fondamenta: si trova proprio accanto alla casa dove il Tintoretto visse e morì nel 1594.

Per ammirare alcune opere del grande pittore si può visitare la vicina chiesa di Santa Maria dell’Orto, che il Tintoretto frequentava anche come fedele, e dove oggi si trova la sua tomba.

La chiesa, con il suo particolare pavimento del sagrato a spina di pesce, è sicuramente una delle più emblematiche dell’architettura gotica a Venezia. Risalente al Trecento, un tempo intitolata a San Cristofaro, protettore dei viaggiatori, perfetto in una zona sospesa tra la laguna e i commerci, è sempre stata in un luogo frequentatissimo di gente.

Venne chiamata Madonna dell’Orto in seguito ad una leggenda: nel 1365 lo scultore Giovanni De Santi realizzò una statua della Vergine Maria che non piacque ai frati che la avevano commissionata, così la mise nel suo giardino, in breve tempo si sparse la voce che fosse miracolosa e l’artista venne obbligato a portarla in chiesa. Da allora si trova in una cappella laterale.

Tornando sulle Fondamenta Maria dell’Orto, si scopre un’altra delle tante bellezze di Cannaregio: il Palazzo Mastelli che si affaccia sull’acqua con le sue decorazioni curiose, come quella di un uomo con turbante alla guida di cammello a testimoniare che fu edificato da commercianti di spezie.

Ancora oltre, fino al limite con la laguna nord, sporgendosi dal ponte sul rio, si ammira in lontananza il casino degli Spiriti, ammantato di mistero, proprio di fronte all’isola di San Michele, il cimitero di Venezia.

Fu costruito dalla famiglia Contarini, proprietaria del Palazzo un tempo Ospedale della Misericordia, per ospitare letterari ed artisti. Proprio ad uno di loro è legata la leggenda: Luzzo era un pittore innamorato di Cecilia, una delle amanti del collega Giorgione. La ragazza lo respinse più volte finché egli le disse che si sarebbe tolto la vita: così fece, gettandosi dal casino. Da allora la sua anima in pena si sente ululare nella notte.

Non solo, ci sarebbero con lui altri fantasmi, coloro che morirono di peste all’Ospedale, oltre alle streghe che qui si danno appuntamento. Tutta quest’atmosfera da brividi è dovuta al rumore del vento e della risacca della laguna che si infrangono sui piloni della costruzione mentre le luci delle barche brillano ad intermittenza nelle tempeste e i cipressi del cimitero sull’isola davanti si lanciano verso il cielo.

Una piccola leggenda che ammanta di curiosità questo angolo di Cannaregio, rendendo il sestiere ancora più interessante e insolito per i visitatori di Venezia.

Info:
www.veneziaunica.it

Foto di Sonia Anselmo

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