Bronte e penso verde, pistacchio, con sfumature violacee. Sulle pendici dell’Etna doppio appuntamento per il 28° sagra Esopo del Pistacchio. Perché è così maledettamente buono il Pistacchio di Bronte?
Il pistacchio è una pianta pionieristica e ostinata, che è riuscita ad adattarsi alle terre laviche e pietrose dell’Etna. Anzi proprio grazie al territorio ricco di elementi il Pistacchio di Bronte e Adrano (Catania) risulta così gustoso e nutriente. La coltivazione avviene in luoghi impervi, dove è difficile camminare e talvolta anche stare in piedi è scomodo. Più che agricoltura eroica a tratti è da funamboli.
La pianta del pistacchio fu introdotta dagli Arabi intorno al 1000, figura tra le coltivazioni presenti sul territorio brontese nel “Dizionario Topografico della Sicilia” (Vito Amico anno 1855), tuttavia è a partire dagli anni Ottanta che il Pistacchio di Bronte inizia a far parlare di sé. A seguito dell’imbarco USA, l’Iran iniziò a invadere il mercato tedesco con il pistacchio a prezzi stracciati. Per i produttori brontesi fu un duro momento,ma non si persero d’animo, la sagra del Pistacchio fu delle iniziative di risposta.
Il principale utilizzo del verde seme è in pasticceria. Pertanto, qui corre l’obbligo morale di degustare la brioche al gelato di pistacchio. Nei giorni della sagra per la serpeggiante Via Umberto I è il trionfo, dal prodotto fresco a tutte le possibile elaborazioni, croccanti, creme, pesto, arancini, granella. Penso di avere le allucinazioni, invece, è proprio vero, una vetrina espone scarpe e borse decorate con i gusci del pistacchio.
Anche la Filletta, dolce tradizionale del luogo, ha subito una riedizione green. La Filletta è la combinazione tra il Pan di Spagna e la Crepes, l’impasto viene versato e cotto all’interno di un’insalatiera o piccolo paiolo in rame posto sopra uno strato di brace e chiuso da una padella-coperchio colma di altra brace. Il risultato è una focaccina dolce e morbida, che con l’aggiunta di granella e crema di pistacchio diventa molto ricca. Da non perdere gli show coking tematici. Per stimolare la fantasia con l’Expo 2017 è stato istituito il Concorso Nazionale del Pistacchio di Bronte D.O.P. nelle sue varianti, vinto da Vincenzo Lenci Bar della Darsena Fiumicino con il gelato Pistacchio e Pomodori secchi.
La coltivazione e trasformazione del pistacchio, in siciliano Fastuca, ha un considerevole impatto sull’economia del territorio. Giuseppe, brontese 24 anni, afferma che il Pistacchio è un grande salvadanaio. Il raccolto avviene ogni due anni, il 2017 è stato inferiore rispetto alle attese. Il periodo della raccolta richiama molti lavoratori. Dal momento che viene staccato dalla pianta a quando il frutto si presenta sgusciato, ha una perdita di peso di oltre il 70%.
I 3000 ettari della dop brontese, che include anche Adrano, sono suddivisi tra 2000 piccoli proprietari, l’estensione delle singole proprietà è esigua, in media poco più di un ettaro e mezzo, è non assicura un reddito sufficiente per vivere di pistacchiocultura. Ovviamente le piante vanno seguite anche nell’anno infruttifero di scarica.
Quando finalmente l’oro verde viene raccolto e venduto, il prezzo 2017 è tra 40/45€ al kg, l’effetto è quello del salvadanaio. Si stanno facendo tentativi di cambiare metodo di coltivazione per ottenere raccolti annuali, ma i risultati sono stati scarsi.
L’Expo è una golosa occasione per scoprire Bronte e i suoi dintorni. Ragazzi volontari della Proloco illustrano con entusiasmo le chiese e il monumenti. Il Real Collegio Capizzi è un’istituzione simbolo. Il Collegio fu edificato intorno al 1775, al suo interno conserva nella sua biblioteca 21mila libri antichi, soprattutto ha svolto un’importante opera di sviluppo sociale, permettendo a molti brontesi l’accesso all’istruzione.
A pochi chilometri da Bronte, lungo il fiume Simento si trova a Maniaci (Catania) il Castello di Nelson. L’ex abbazia fu donata dal Re Borbone Ferdinando I a Horatio Nelson, quello stesso di Trafalgar, l’ammiraglio eroe della marina inglese. Il dono, che comprendeva un territorio di circa 20.000 ettari e il titolo di Primo Duca di Bronte, fu fatto come ringraziamento per l’intervento dell’Ammiraglio inglese che salvò la vita di re Ferdinando e il suo regno.
La ducea si estendeva su un terreno fertile e vario tra i due versanti del Simento, da un lato terre laviche e dall’altro boschi e coltivi, includeva due cartiere. Il Castello, che conserva in larga parte la struttura di abbazia, dal 1981 appartiene al Comune, attualmente inaccessibile a causa lavori di restauro.
Bronte sembra defilarsi dal resto della Sicilia, su per i fianchi dell’Etna, poi la Grande Storia ha manifestato i suoi contraccolpi, nel bene e nel male. Qualcuno dice che i brontesi abbiano un carattere difficilmente assoggettabile, fieri discendenti del ciclope da cui prende nome. Forse il pistacchio qui è così buono perché nonostante mille anni di coltivazione mantiene una percentuale di rusticità indomita.
Dove Mangiare
Il Podere dell’Etna Segreta – La Casa di Cocò. https://www.poderedelletnasegreta.it/
Recente inaugurazione ha tutte le piacevoli attenzione di chi decidere di fare le cose per bene. Scendendo da Bronte in direzione Catania, nei pressi di Biancavilla (Ct), in un’antica masseria che ancora mantiene il palmeto originale e intatto che lascia godere di un paesaggio potente. Gli ingredienti sono locali, scelti per la loro qualità e quella del produttore. La Signora Concetta persegue la cucina rurale, nel senso della tradizione, rispettare la stagionalità, che può declinazione nel preparare piatti tipici o creare nuovi sapori.
Info:
Associazione Bronte Insieme Onlus
http://www.bronteinsieme.it/
Foto di Maria Luisa Bruschetini