Bassa Padovana, ruralità, borghi e ville da scoprire

La campagna della Bassa Padovana è punteggiata di ville, risalenti al periodo tra Cinquecento e Settecento. Un periodo che segna l’interesse della Serenissima per la terraferma ed è caratterizzato dalle “smanie per la villeggiatura” così ben rappresentate nell’omonima commedia di Carlo Goldoni.

Proprio Carlo Goldoni è l’ospite illustre che ancora oggi si ricorda in una delle belle ville della Bassa Padovana: Villa Widmann Borletti. Ma la storia della villa inizia ben prima. Dominio longobardo, il possedimento venne donato al vescovo di Padova e affidato ai monaci benedettini ai quali si deve l’opera di bonifica di queste zone.

I Widmann, conti provenienti dalla Carinzia, a metà Seicento acquistarono la proprietà e fecero
costruire la villa su progetto di Baldassarre Longhena. Il complesso sarà, come la maggior parte
delle ville della terraferma veneta e della Bassa Padovana, abitazione per la villeggiatura della famiglia ma anche struttura per la gestione dell’attività agricola.

L’entrata odierna è a nord, dalla lunga facciata che domina la piazza del paese di Bagnoli di Sopra, nella
Bassa Padovana. Ma un tempo si arrivava da sud, via fiume da Venezia e poi percorrendo il lungo viale di pioppi cipressini. Si arrivava così alla scenografica vista del palazzo, anticipata dai giardini.

Tre alte finestre del palazzo rivelano la presenza di un teatro, quello in cui Carlo Goldoni mise in scena alcune opere, ospite del conte Ludovico Widmann. Ma la scena qui ritorna anche in giardino, nel teatro di verzura per il quale il conte commissionò al celebre scultore Antonio Bonazza alcune statue
ispirate alla commedia dell’arte da posizionare tra le siepi. Così il cacciatore, la contadina, il vecchio, il gentiluomo e altri personaggi ingaggiano un perenne dialogo, attorniando gli spettatori che stanno al centro della scena.

Proseguendo verso la villa ci si trova in un ampio giardino settecentesco con alte siepi e statue. Nel 1917 arriva un’altra famiglia: sono i Borletti che acquistano l’intera proprietà con villa, cantine, terreni. L’attività agricola continua ancora oggi: chi volesse rivivere le atmosfere rurali di un tempo può soggiornare nelle case di mattoni a ridosso del palazzo, un tempo destinate ai contadini.

Una passeggiata nella tenuta porta a rilassarsi tra i vigneti, ammirando anche antichi sistemi di coltivazione delle viti un tempo “maritate” ad alberi come aceri e pioppi. Il silenzio è rotto solo dal canto del gallo o dallo starnazzare delle oche. Si possono ammirare galline di razze di tutto il mondo, tra le quali non può mancare la Padovana dal famoso ciuffo.

La civiltà rurale della Bassa Padovana si respira negli enormi granai dove l’arancio delle antiche pietre dei pavimenti dialoga con il legno delle lunghissime travi dei soffitti. E ancora si possono visitare le cantine, le cui arcate in ferro sono uscite direttamente dalle fonderie Eiffel.

Da qui, in bicicletta si può andare all’esplorazione dei dintorni della Bassa Padovana e spingersi lungo l’Adige fino a Chioggia e al mare Adriatico. Oppure ci si può immergere nella campagna tra borghi che riservano sempre sorprese.

Come Due Carrare, comune legato alla signoria dei Carraresi, luogo in cui dialogano ruralità e storia. Tre sono i borghi che appartengono al comune di Due Carrare dove la sosta vale il viaggio.

Il borgo di Carrara Santo Stefano è il luogo dove la storia è un intreccio di nomi e vicende. Qui l’anima della signoria che dominò Padova si percepisce ancora. Un vero gioiello è la chiesa, ciò che rimane del monastero fondato dai Carraresi nel 1027. All’interno un’urna di epoca romana è la tomba di Marsilio da Carrara, secondo Signore di Padova e colui che fece iniziare l’attività dei mulini di Pontemanco.

Il pavimento della chiesa conserva bei mosaici risalenti all’XI secolo, realizzati con le tessere provenienti dalle terme di epoca romana di Abano e Montegrotto. Un ultimo sguardo va riservato alla suggestiva terracotta dipinta, quattrocentesca opera di Andrea Briosco, che raffigura la deposizione.

All’esterno la vera da pozzo al centro dello spazio un tempo occupato dal chiostro conserva lo stemma dei Carraresi. Ma qui passarono anche altre grandi famiglie. Sul muro occidentale dell’attuale canonica si vede uno stemma che si può definire non locale. Si tratta dello stemma dei Medici, signori di Firenze, che ebbero la titolarità dei benefici dell’abbazia per cinque secoli.

All’ombra del campanile medievale e con lo sguardo verso i Colli Euganei bisogna ringraziare l’abate Ceoldo che alla fine del Settecento riuscì, dopo la distruzione di gran parte del monastero, a comprare e salvare la chiesa.

Il mulino voluto da Marsilio da Carrara nel Trecento è il cuore del piccolo borgo di Pontemanco, dove, grazie anche agli eventi organizzati dagli abitanti, si respira il senso della storia. Pontemanco non è stato travolto e stravolto dall’edilizia intrusiva degli anni Sessanta della Bassa Padovana.

Le ruote lungo il canale Biancolino raccontano di un borgo di mulini, divenuto sotto la Serenissima un centro proto-industriale, con ben 12 ruote attive. Qui c’erano carpentieri, fabbri e maniscalchi e le basse case colorate lungo il fiume raccontano ancora oggi di maestranze che si stabilirono qui. Le piazze silenziose sembrano riecheggiare delle chiacchiere di un tempo.

Il cuore del borgo della Bassa Padovana è il cinquecentesco Palazzo Grimani Fortini, villa veneta di proprietà privata, aperta in occasione di eventi. L’attuale proprietaria apre le porte della sua dimora e racconta con passione storia e vicende di un vero e proprio monumento, mostrando con eguale disinvoltura ed entusiasmo i resti degli affreschi e la cucina.

È un monumento, questo palazzo, ma vive, con il vaso di fiori all’entrata, i libri sulla scrivania dello studio rivolta al giardino e la passione di chi crede che la bellezza debba essere a disposizione di tutti.

A fianco del palazzo, sempre aperto a fedeli e visitatori, c’è il piccolo Oratorio della Beata Vergine Maria Annunciata. Mirabile la decorazione del soffitto ligneo con dipinta una balaustra coi fiori. Ma alzate lo sguardo a sinistra, tra le decorazioni: qualcuno vi sta osservando da una finestra.

La Chiesa di Cornegliana, altra piccola frazione di Due Carrare, immersa nella campagna, conserva mirabili opere. Dedicata a San Biagio, protettore della gola, vede ancora oggi il 5 febbraio i fedeli arrivare in chiesa con le arance da benedire. L’attuale costruzione, risalente al 1930, custodisce ciò che rimane della chiesa del 1490 ossia l’abside, divenuta in seguito la cappella laterale sinistra dell’attuale edificio. Il soffitto e le pareti sono ricoperti da affreschi risalenti al 1752. Si tratta dell’Ultima Cena e di Mosè che fa scaturire l’acqua dalla roccia. L’attenzione agli aspetti della vita quotidiana, la descrizione minuziosa di particolari rimandando ampiamente alla pittura cinquecentesca di Veronese.

Fermatevi ad osservare la tovaglia o le stoviglie ai piedi del tavolo. Prima di uscire osservate infine le quattordici formelle scolpite su marmo e raffiguranti la Via Crucis: intense ed evocative. Sono opera di Antonio Bonazza. Sì, proprio lo stesso scultore di Villa Widmann Borletti. Segno che arte e bellezza si trovano anche negli angoli più inaspettati della campagna della Bassa Padovana.

Info:
www.vividuecarrare.it/
www.ildominiodibagnoli.it/

#daiColliall’Adige: un ricco calendario di visite guidate gratuite accompagnano i visitatori alla scoperta del territorio. Tutti gli appuntamenti su:  https://visitgal.collieuganei.it/
https://www.facebook.com/galpatavino

Foto: Vittorio Galuppo, Eva Vallarin

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