Barolo, vino, castelli e streghe

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L’ Ottocento è stato senza dubbio un secolo molto importante per il vino italiano, che ha finalmente riacquistato quel prestigo che aveva perso nei secoli precedenti. Frammentata e divisa, dominata da altre nazioni, confinante con grandi paesi consumatori, ma anche produttori di vino, che avevano molto da offrire in termini ecologici: il Bordeaux e i vini della Borgogna dominavano i gusti delle pricipali corti europee, il Marsala era considerato una semplice alternativa di minor prezzo rispetto ai più quotati Porto e Madera, insomma “Enotria” necessitava di un suo “Risorgimento”! Personaggi del calibro di Carlo Alberto, Cavour, che tanto contribuì a dare fama al Barolo, Garibaldi, Vittorio Emanuele II, Bettino Ricasoli si occuparono di enologia. Personaggi che contribuirono anche alla storia della Nazione: Antonio Carpenè, padre del prosecco veneto spumantizzato, fu uno delle “camicie rosse” che sul Volturno combatterono il Regno delle Due Sicilie, Ferruccio Biondi-Santi prese parte alla Terza Guerra d’Indipendenza e, una volta tornato a Montalcino, iniziò la vinificazione del Brunello. Il paese di Barolo  non deve solo la sua fama alla qualità del suo vino, ma anche al suo passato ricco di arte e storia. Simboli del paese  sono i suoi due castelli: uno si erge nel borgo e venne costruito nel X secolo, quando le Langhe erano invase dalle scorrerie dei Saraceni, verso la metà del 1200 passò ai Falletti, una facoltosa famiglia di banchieri albesi che acquistarono il luogo con tutti i terreni circostanti e vi rimasero fino alla metà del 1800. E fu proprio nei loro possedimenti che venne prodotto il primo Barolo ad opera dell’ultima marchesa Giulia Colbert Falletti. Si racconta che la storia e le leggende sul “re dei vini ” abbiano avuto origine proprio in questo maniero. La tradizione vuole che da qui, nell’Ottocento, siano partiti ben 325 carri (uno al giorno meno i 40 di quaresima) carichi ciascuno di una botte di vino:  meta era la corte torinese dei Savoia, in particolare Carlo Alberto, che aveva rimproverato la marchesa di non avergli mai fatto assaggiare il suo vino. Di proprietà del Comune dal 1970, il castello al suo interno ospita l’Enoteca regionale con oltre 100 tipi di Barolo ed una biblioteca con oltre tremila volumi, dove l’ultima marchesa chiamò a lavorare Silvio Pellico, reduce dal carcere dello Spielberg. Nella piazzetta antistante sorge la Parrocchiale di San Donato, cappella gentilizia dei Marchesi Falletti, che sotto il presbiterio, custodisce il sepolcreto degli antichi feudatari. L’altro maniero sorge a cavallo di una dorsale ed è conosciuto come il Castello della Volta, costruito nel XIII secolo, venne acquistato dai Marchesi Falletti che ne fecero la loro residenza. Ben presto acquisì una fama piuttosto singolare essendo luogo di orge e festini. Un’antica leggenda popolare racconta di un castellano che conduceva vita sregolata; una notte, dopo una cena pantagruelica, il pavimento del salone sprofondò inghiottendo tutti i “peccatori”. Pare che, ancora oggi, durante le notti di luna piena, nelle sale del castello, si riuniscano le masche e le ombre di dame e cavalieri. Questa “magica” natura delle Langhe, terra di vigne, noccioli e robinie, ma anche di roveri, pioppi e castagni, ha ispirato leggende che narrano appunto di  masche  (come qui sono chiamate le streghe) e dei loro incantesimi.
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