Plovdiv, la città delle rose e dei Romani in Bulgaria

Le fontane creano una colonna d’acqua, i bambini si rincorrono tra le rovine romane, al mercatino artigianale è un via vai di curiosi nel centro di Plovdiv.

Il sole d’ottobre, il cielo molto azzurro e le foglie gialle degli alberi rendono Plovdiv ancora più accogliente. Una città vivace che porta il visitatore a sorridere subito, a riempirsi gli occhi di bellezza e gioia, di calore, non solo quello meteorologico.

Immediatamente si capisce perché la seconda città della Bulgaria sia diventata European Best Destination 2022, oltre ad essere stata, insieme a Matera, Capitale Europea della Cultura nel 2019.

Sospesa tra Oriente e Occidente, tra l’antica Roma e le tradizioni ottomane, tra i caffè turchi e la pasticceria greca, tra la grande moschea e le chiese ortodosse, è un curioso miscuglio che la rende unica.

Plovdiv è una delle città più antiche d’Europa, fondata nel 5000 a.C, si reputa contemporanea
a Troia e Micene: nella sua storia ha cambiato aspetto, popolazione e nomi parecchie volte, ad esempio si chiamava Philippopolis in onore di Filippo II di Macedonia, il padre di Alessandro Magno, che scelse di rimanere qui invece di seguire il figlio nelle conquiste. In seguito, divenne Trimontium, l’antica capitale della Tracia romana e un incrocio importante sulle vie dei commerci
con Costantinopoli e la Terra Santa: condottieri, crociati, re e mercanti, tutti sono passati di qui.

Uno dei prodotti principali che hanno reso Plovdiv un centro fiorente è la rosa bulgara, coltivata nella Valle delle Rose, tra i monti a poco più di cento chilometri dalla città: l’essenza estratta dai petali del fiore, piantato qui all’inizio del XVIII secolo, è ricca di proprietà curative e benefiche e ricercata in tutto il mondo.
Un’altra attrattiva economica per Plovdiv è sempre stata la Fiera Internazionale, che si svolge
dal 1892 nei grandi padiglioni in periferia.

Il viale pedonale Ulitsa Knyaz Alexander I, il più lungo d’Europa, nel quartiere Kapana,
nel centro cittadino, sfila tra palazzi dalle tinte pastello con tocchi liberty, si apre in fontane che la notte si illuminano di mille colori, spazi verdi e enormi piazze aerate: qui e là alcune rimembranze della Storia, negli scavi archeologici a cielo aperto e nelle rovine del foro romano dove si può camminare.

Come se fosse un’enorme voragine nel terreno, appare lo stadio romano, ben protetto, da un
lato gli spalti vuoti dove un tempo il pubblico assisteva agli incontri dei gladiatori, dall’altro
una terrazza panoramica con bar. E’ una costante di Plovdiv, questa unione tra passato e presente, tra museo all’aperto e voglia di vivere, capace di rende la storia più remota viva, palpitante, immersa nella quotidianità.

Si percepisce in ogni angolo. Dietro alla grande moschea trecentesca Dzhumaya con il minareto,
affacciata proprio sullo stadio, le strade sono animate da bar con i tavolini colorati, murales
sulle facciate dei palazzi, boutique curiose, negozi specializzati nella vendita
dei prodotti cosmetici alla rosa bulgara, lucine e decorazioni.

Basta poi salire sulla collina di fronte, una delle sette che formano Plovdiv (un’altra città sui sette colli, come Roma) per notare questa comunione unica: i ciottoli scivolosi, da far molta attenzione, portano e si inerpicano nella città vecchia, un labirinto di stradine, vicoli, spiazzi, cortili.

Il primo impatto è proprio con una serie di terrazze in pietra, dove sono sistemati altri bar e locali caratteristici, in un panorama unico. Il protagonista di questa vista è l’anfiteatro romano, uno spettacolo bianco di colonne e gradinate, voluto dall’imperatore Traiano, che poteva ospitare fino a 7 mila spettatori e tuttora, l’estate, ospita concerti e recite.

Continuando sulle sdrucciolevoli salite, sfilano le case tipiche della Plovdiv di una volta,
dell’Ottocento e primo Novecento, nel periodo del Rinascimento bulgaro, appena usciti dal giogo ottomano: colori pastello, decori, legno e pietra.

Tra i vicoli, si aprono archi e ponti, passaggi segreti, una farmacia museo, botteghe artigiane della ceramica tradizionale e dei lavori al telaio dove poter assistere anche a dimostrazioni,
gatti pacifici pronti a farsi coccolare, ristoranti panoramici dove assaggiare la cucina bulgara. Un’atmosfera serena e calorosa, che trasmette gioia.

Anche la chiesa dedicata a Costantino e sua madre Sant’Elena è un’oasi di pace, bassa
e celata alla vista da un grande muro: costruita una prima volta nel 337, su un tempio pagano, ha subito diverse trasformazioni fino a quell’attuale ottocentesca. All’interno un’icona ritenuta
miracolosa e dedicata alla madre dell’Imperatore.

Alcune case sono da visitare all’interno, trasformate in musei delle tradizioni e in esposizioni permanenti di arte contemporanea bulgara. Come casa Balabanov, uno degli esempi architettonici più belli dello stile di Plovdiv, con elaborati dettagli, come il soffitto intagliato, la casa Klianti, la più antica e decorata con motivi floreali, casa Lamartine, dedicata al poeta Alphonse.

Ogni edificio, ogni angolo, ogni ciottolo impervio, sembra raccontare l’unicità di Plovdiv. Una volta tornati nel centro pedonale moderno, qualsiasi cosa si trasforma in una tentazione piacevole: i negozi di creme di rose, le panchine intorno alla fontana, il grande parco, il mercatino artigianale, le antiche pietre bianche del foro, la vasta piazza con i getti di acqua che la sera si illuminano. Tutto è vivace, caldo e accogliente a Plovdiv.

Info:
https://bulgariatravel.org/
www.visitplovdiv.com/en
Foto di Sonia Anselmo, dreamstime.com

Articoli correlati:
https://www.latitudinex.com/europa/koprivstica-il-villaggio-museo-dei-rivoluzionari-in-bulgaria.html
https://www.latitudinex.com/europa/bucarest-tra-maestosita.html
https://www.latitudinex.com/europa/bucovina-i-monasteri-romania.html

0 Condivisioni

Lascia un messaggio