Palloncini sull’ex Muro

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Oggi sono passati venticinque anni di vita comune e di vicende nuove, Berlino si è trasformata in una metropoli tra le più amate e all’avanguardia del continente, visitata da milioni di turisti che come un pellegrinaggio vanno ad ammirare quello che è rimasto. Un simbolo, il Muro, che ha occupato la mente di tanta gente, un incubo da cui ci si è risvegliati, una vergogna da non dimenticare mai: non solo tramite le immagini, i filmati d’epoca, i ricordi di chi c’era il 13 agosto 1961 quando fu innalzato in fretta e furia, ma anche grazie alle opere di artisti, musicisti e scrittori che hanno descritto la separazione e quello che si trovava al di là della Cortina di Ferro magari puntando alle sensazioni di chi ha vissuto sulla propria pelle i drammi. Tra gli ultimi, il recente best seller di Ken Follet, “I giorni dell’eternità”, che chiude una triologia sul secolo passato, che inizia proprio nel 1961 e si chiude nel 1989, un’escursione nelle  emozioni dei personaggi toccati dall’evento. Il libro, pubblicato in Italia a ridosso dell’anniversario, sembra appunto un altro modo, un po’ diverso, di commemorare la caduta del Muro. La festa vera però sarà ovviamente a Berlino, dove sono già stati sistemati e illuminati 8000 palloncini su tutto il perimetro di quella che fu la divisione: più di 156 chilometri,  di cui qausi 44 all’interno della città. Oggi una bellissima ed elegante scenografia del ricordo, ieri una brutta barriera con filo spinato, torrette, soldati di guardia e poi coloratissimi murales di pace.
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Erano proprio i pezzi di questi dipinti ad essere diventati un souvenir per chi visitava Berlino negli anni subito dopo il crollo, mentre nelle orecchie risuonava ovunque, dalle autoradio dei taxisti alle colonne sonore dei grossi shopping center, una canzone inglese che parlava di un Romeo e una Giulietta divisi dalle frontiere e uniti dell’amore: era “Through the Barricades” degli Spandau Ballet, in teoria ispirata ad altre terre divise (Irlanda del Nord e Repubblica di Irlanda), ma presa in prestito per le recenti vicende. In quei giorni inusuali gli abitanti dell’ex Ovest andavano a vedere cosa c’era nell’ex Est, quasi il nulla. Oggi invece ci sono moderni grattacieli, gli antichi palazzi reduci sono stati portati a nuova gloria, lungo la linea di separazione, la cosidetta “terra di nessuno”, si è creato un meraviglioso parco incontaminato dove ammirare la natura in bicicletta o con ponti di legno istallati sopra le cime degli alberi. L’efficienza tedesca ha ritrasformato Berlino e le zone limitrofe. La città si appresta a cambiare ancora una volta, per la ricorrenza: dal 7 al 9 novembre 2014 si accenderanno milioni di luci, voleranno in alto nel cielo i palloncini sistemati lungo  l’ex Muro, una cortina luminosa capace di rievocare il modo in cui in questo luogo venne annunciata la fine della Guerra Fredda. I palloncini saranno liberati ognuno dai rispettivi padrini: associazioni varie, imprese, federazioni ma anche comuni cittadini possono adottare uno dei palloni, per informazioni e lasciare un pensiero da lanciare in volo c’è il sito gestito da facebook, www.fallofthewall25.com.
Nelle sette aree principali allestite per il pubblico, saranno disponibili viiste guidate, punti panoramici e gastronomia, ma soprattutto grandi pareti video che trasmetteranno filmati storici del periodo in cui fu costruito il Muro fino alla sua caduta. La Porta di Brandeburgo, ora come allora, ospiterà una mega festa cittadina.
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Ma c’è un altro luogo che rimane a imperdura memoria: in Bernauer Strasse c’è il memoriale, sull’ex striscia di confine si trova un pezzo del muro e la torre di guardia. La struttura mostra come erano realizzati gli impianti e trasmette un’immagine duratura della costruzione che divideva l’intero Paese. L’esposizione nel Centro di documentazione mostra la storia dell’edificazione del muro e la situazione nella città divista. Sulla riva del fiume Sprea, la sezione del muro ancora in piedi, 1316 metri, è diventata la East Side Galery, la galleria open air più lunga del mondo, dipinta da 118 artisti di 21 Paesi con diverse tecniche. L’auto più diffusa ai tempi, la Trabant, sembra sfondare il cemento: lascia un’emozione nel cuore di chi l’osserva, quasi fosse una metafora per chi quel muro ha cercato di sfondarlo, di superarlo, di abbatterlo e magari ci ha rimesso la vita, con le fughe non riuscite. L’altro luogo storico, il Checkpoint Charlie, ovvero il punto di controllo per l’attraversamento del confine tra Berlino Ovest ed Est, ha fatto da ambientazione a innumerevoli thriller e romanzi di spionaggio e ora ospita il suggestivo “Museo del Muro- Museo Casa al Checkpoint Charlie”, che suella mezzeria della via Friedrichstrasse presenta la ricostruzione del primo posto di guardia. Inoltre, alla Potsdamer Plaz, nel complesso “Topografia del terrore” dove sono rimasti conservati duecento metri originali del muro, mentre il percorso tematico Berliner Mauerweg di 120 chilometri suddiviso in 14 tappe è un ottimo strumento per calarsi nella realtà della separazione e della riunificazione. Infine, al Point Alpha, nei pressi di Eisenach, dove fino al 1989 risiedeva l’esercito americano di pattuglia tra la Germania Federale e il blocco occidentale, è stato ricostruito l’ex frontiera e si può visitare la “Casa sul confine” dedicata alle durissime condizioni di vita dei cittadini dell’ex DDR che abitavano nelle vicinanze. Testamento di lotta tra le due grandi potenze durante la guerra fredda e dei drammi comuni della gente, proprio come tanta parte della metropoli. Perchè in nessun altro luogo il visitatore trova la storia del XX secolo così intensa e può intuire l’essenza di Berlino, anche in questi giorni di festa e gloria.
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Foto di Hans Peter Merten, Daniel Bueche, J.A Fischer, Gianluca Santoni, www.germany.travel
Info www.visitBerlin.com

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