Monastero di Kladruby, originalità barocca della Repubblica Ceca

La maestosità barocca dell’interno è l’opposto dell’esterno semplice e consumato dal tempo. Solo la cupola, da fuori, fa intuire la preziosità di quello che nasconde. Il monastero benedettino di Kladruby, un borgo
a una trentina di chilometri da Pilsen, nella Boemia dell’Ovest, ha attraversato secoli di storia della Repubblica
Ceca e ne porta i segni.

I muri delle costruzioni che danno sulla strada sono scrostati, con la vernice gialla scalfita dal sole: i restauri vanno avanti da molto tempo e sono previsti ancora per diversi anni, richiedendo somme ingenti di denaro. Piano piano però il monastero svela le antiche bellezze. Basta varcare la soglia ed entrare nel grande cortile, dove si affacciano i vari edifici.

Poi la simpatica e preparata guida apre un enorme portone in legno e subito è come entrare nell’antro delle meraviglie, tra quadri, statue, ornamenti. Ma è la chiesa vera e propria quella che lascia senza fiato. Una sontuosità barocca senza pari, a ricordare che qui nel passato esisteva una comunità di monaci facoltosi e che queste sale sono legate re, imperatori e santi, come Giovanni Nepomuceno, patrono della Boemia.

Kladruby fu fondato nel 1155 dal principe boemo Ladislao I, che volle essere seppellito qui e la sua tomba, con le insegne nobili, si trova tuttora nella chiesa. Il principe ci insediò i benedettini, che subito lo trasformarono in un polo di attrazione per pellegrini e fedeli. Nel corso dei secoli il monastero ha visto alti e bassi, ha subito razzie e sviluppo artistico, si è arricchito e impoverito, ed ha accolto ospiti di grande ragno come l’imperatore Carlo IV.

Nel XIV secolo raggiunse l’apice della popolarità e ricchezza, anche perché i monaci iniziarono ad utilizzare
metodi moderni per le coltivazioni intorno all’abbazia, che comprendeva ben 128 paesi di campagna. Nel Quattrocento, il primo monastero in stile romanico fu danneggiato e quindi subì una ristrutturazione secondo i canoni stilistici dell’epoca. Poi arrivarono un incendio e infine la guerra dei trent’anni che obbligarono a ricostruire tutto: il restauro fu affidato nel 1712 a Jan Blažej Santini, proveniente da una famiglia di architetti e mastri italiana trasferitasi a Praga.

La meraviglia barocca, i giochi, le intuizioni e le idee originali della Cattedrale dell’Assunzione della Vergine Maria, al centro del monastero di Kladruby, si devono al geniale architetto, che ha creato lo stile ben riconoscibile della Boemia e della Repubblica Ceca, un mix unico di barocco e gotico.

Santini, messo al lavoro nell’abbazia benedettina, derubata e devastata dai militari durante la guerra dei trent’anni, ne cambiò decisamente il volto e lasciò uno stravagante capolavoro. A cominciare dalla grande cupola,
voluta al centro della chiesa, con la luce che arriva dall’alto e inonda tutto il tempio religioso di un rosa pallido. Proprio sotto la cupola, un’enorme stella a otto punte è inserita sul pavimento: simbolo della Vergine Maria, qui diventa quasi esoterica e se ci si mette in piedi nel suo centro si sentono energie positive.

Almeno così voleva Santini, che ha progettato all’interno della struttura innumerevoli giochi di stili, di luce, di materiali, di consistenze, di emblemi. Come l’acqua all’interno delle acquasantiere che se vista da un certo punto riflette l’altare in fondo. Oppure nel maestoso pulpito in legno, a forma di prua di nave a sottolineare come la chiesa sia un porto sicuro nelle tempeste della vita, sovrastato da una gigantesca corona, con i numeri dei dieci comandamenti e una croce decorati alla base e arricchiti da angioletti.

O lo stesso altare, un’altra ardita e originale idea di Santini: le grandi statue di santi, create dallo scultore Matthias Braun, lo stesso del monastero di Kuks, altro spettacolare esempio di barocco ad un’oretta d’auto da Kladruby, sono un trucco scenografico. Sembrano di marmo, ma in effetti sono di legno, poi dipinto di bianco per dare l’effetto più prezioso. L’altare, poi, è sovrastato da un triangolo con la scritta “Yahweh”, Dio in ebraico, dai simboli del Vecchio Testamento e degli Evangelisti. Sotto Gesù in croce è ancora più particolare: il braccio sinistro è inchiodato, ma il destro è libero e si tocca il costato facendo uscire sangue che va a finire in una coppa.

In chiesa, bisogna stare attenti ai dettagli per capire il genio di Santini: come nell’espressione quasi maliziosa delle Sante ritratte nelle statue sparse per la navata. Altre opere impreziosiscono la cattedrale: le postazioni per i monaci in legno con un piccolo foro nella panca davanti, usato per mettere una pietra rovente per scaldarsi d’inverno, la reliquia, un teschio, del giovanissimo San Giocondo, la tomba di Ladislao I, due altari dedicati ai martiri San Aurelio e San Vittoriano, che sembrano vivi.

Se si pensa alle traversie subite dal monastero, stupisce che tutte queste opere originali siano arrivate
fino a noi. Kladruby venne dismesso nel 1785, quando l’Imperatore Giuseppe II d’Asburgo ordinò la soppressione di alcuni monasteri, un po’ perché era ateo e illuminista, un po’ per togliere ricchezze e potere ai religiosi.

Da allora, il luogo si è trasformato in armeria e ospedale per i militari e in magazzino per i contadini, fino al 1825 quando fu dato alla famiglia austriaca Windischgraetz, che trasformò tutto il complesso in residenza
di vacanza, fattoria e birreria, di cui si può ancora vedere qualche resto e che rimase attiva fino al 1945.

Kladruby passò sotto il controllo dello Stato negli anni Sessanta del Novecento e venne usato ancora una
volta come deposito per balle di fieno e per i trattori sistemati proprio sotto l’altare. Soltanto nel 1967 fu
dichiarato museo e così va avanti da allora, con la celebrazione di un paio di messe l’anno e di matrimoni
all’interno della cattedrale, che peraltro è la terza più grande della Repubblica Ceca.

Oggi si può visitare sia il complesso religioso che il chiostro con le statue di Braun, portate qui dal giardino del castello di Valec proprio per essere mostrate e stare lontane dalle intemperie, che rappresentano Dei antichi, vizi e virtù, e la splendida biblioteca dei Windischgraetz, con tremila libri in svariate lingue, di cui cento in
ceco, i souvenir acquisiti in giro per il mondo, soprattutto in Africa e in Asia, e qualche ritratto di famiglia. Esposizioni che arricchiscono il già originale e ricco ex monastero di Kladruby.

Info: www.czechtourism.com
In collaborazione con www.czechtourism.com e www.visitpilsen.eu
Foto di Sonia Anselmo

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